In questo periodo in cui tutta Italia è in una situazione di estremo disagio, che purtroppo ci sta confinando in casa e i decessi aumentano ogni giorno, c’è chi, come me, non risente più di tanto questo isolamento.
Le mie giornate non sono di molto cambiate. Vivo abbastanza isolata, in una piccola frazione di Chivasso, e per ora mi godo le passeggiate con i miei cani per i prati circostanti.
Purtroppo non è altrettanto così per mio marito. Il suo lavoro mi porta sempre più nello sconforto e nella paura. Le notti non passano mai, sapendo che lui è in giro per garantire la sicurezza di tanti.
La delinquenza non si ferma nemmeno difronte ad una simile emergenza, e sempre più attività richiedono i servizi di vigilanza, e ad oggi gli ospedali ed il personale sanitario è preso di mira sempre più.
Dobbiamo a loro tanto,il loro sacrificio porta una speranza nel cuore di tutti noi.
Non mi Resta che augurare a tutti di cercare,nel limite delle vostre possibilità, di rispettare le regole per il bene di tutti,con la speranza che questa brutta situazione finisca al più presto.
Notizie da una paziente del 5° piano: reparto COVID-19
C’è gente che il tempo del corona virus non lo vive in casa, ma di prima persona.
Ti alzi un mattino e ti rendi conto che respiri a fatica. Sguardi veloci, bisogna andare in ospedale.
Nessuno parla. Arrivati davanti alla tenda verde, il gelo. Quella tenda, che sono abituata a vedere al raduno degli alpini vestita a festa, ora mi fa paura! Un infermiere molto gentile mi viene incontro, qualche domanda, mascherina ed arriva il momento più brutto. Siamo grandi, adulti responsabili, ma quando ti dicono “signora saluti suo marito, lui non può entrare”, ecco in quel momento lo stomaco si chiude e ti assale un senso di paura. Butti giù le lacrime e ti incammini. Mai e poi mai avrei potuto immaginare cosa mi sarei trovata davanti.
Un’infinità di camici blu che con il sorriso (ovviamente sotto una maschera che fino a quel momento avevo visto solo nei film), cercano di tranquillizzarti.
Tutto scorre veloce, la febbre, il fiato corto, analisi, raggi ed infine la notizia che bisogna fare il “fatidico tampone”.
Tantissime persone attorno a me, nessuno parla. Cercavo una faccia familiare, ma non c’era.
Poi la decisione di spostarmi al 5° piano. Reparto COVID-19.
Una nonnina di 84 mi aspettava nella camera. Anche lei con lo sguardo perso nel vuoto. Ho cercato un po’ di forza per fare due parole. È scoppiata in un pianto liberatorio, tra le lacrime e in dialetto mi raccontava che era una settimana che non vedeva sua figlia e non ne poteva più. Questa è la parte più brutta della malattia…essere completamente soli!
I giorni passano e arriva l’esito. Il medico fa il giro delle stanze e…positivo!
Sono bravi e professionali, sanno che per il paziente è come una doccia fredda!
“Tranquilla la febbre passerà e tutto tornerà come prima!”
Ora in camera con me c’è una signora, anche lei positiva, siamo in due e ci facciamo forza. I giorni passano e il corpo cerca di reagire. Un giorno completo senza febbre significa la possibilità di andare in quarantena a casa…
Le notti sono lunghissime, tutto tace in un’apparente tranquillità, poi passi veloci nei corridoi, “veloci, veloci non respira bene!” Tu guardi la tua vicina, nessuno parla, ma negli occhi la speranza che tutto vada bene.
Grazie medici, grazie infermieri, grazie tutto il personale sanitario, State facendo un lavoro straordinario e noi non dovremmo mai dimenticarlo, lo stato non dovrebbe mai dimenticarlo!
Comunque io sto bene, 15 giorni in solitudine, in silenzio – quello sconosciuto.
Sono una persona abbastanza attiva, e la cosa che mi pesa più di tutte e il non potere uscire in moto, non poter andare in montagna a sciare, non poter fare un aperitivo o una cena con amici, e soprattutto la palestra che era diventata la mia valvola di sfogo in settimana.
Per fortuna dietro casa ho tanti campi e natura, quindi quella non mi manca.
Ora la vita è solo casa-lavoro, ma è quello che tutti dobbiamo fare, per poter ricominciare il prima possibile ad avere una vita normale, per non intasare gli ospedali in modo che tutti possano essere curati adeguatamente, limitare i danni e le perdite, perché le attività commerciali possano riprendere presto a pieno ritmo, perché sono molto importanti, e credo che in questi giorni ce ne rendiamo conto ancor di più.
Dalle grandi disgrazie nascono grandi cambiamenti, voglia di risollevarsi, più forti di prima, dobbiamo solo rispettare le regole.
Ringrazio tutti coloro che stanno mandando avanti l’Italia per noi, per non farci mancare niente, in questo periodo difficile.
Il tempo è grigio,i balconi si stanno bagnando di pioggia,le piante muovono le foglia, c’è ebrezza…
Tutto è triste,anche il silenzio che ti assale attorno ti chiude in una solitudine irreale…Ecco…l’unico rumore mesto e lontano,un aereo ✈
Anche la natura sembra percepire questa nostra malinconia: oggi gli uccellini non si sentono cinguettare; il mio cane 🐕 dorme sul suo cuscino e i miei gatti 🐈 fanno il pisolino sulle sedie..sono tranquilli.. non percepiscono nulla.
Io…sono qui, in un angolo della mia cucina, seduta in poltrona e penso…Ecco il Coronavirus come ha trasformato la nostra vita, le nostre abitudini….si pensa, si scrive, si prega, si comunica attraverso whatsapp con gli amici 👬…
Amici cari che in questa solitudine 😞 li sentì ancora più vicini, vuoi loro ancora più bene, non vedi l’ora di rincontrarli per abbracciarli…
Se ,da una parte è molta sofferenza, dall’altra è dono 🎁
Dono per pregare di più e intensamente…per trovare conforto dalle nostre famiglie… per trasmettere loro questa Fede più intensa…
Pregare specie per questi nostri fratelli colpiti dal virus 🦠 , per gli operatori sociali…per i medici che mettono a dura prova la loro vita per il bene degl’altri…
A questi tutti…un accorato ringraziamento e un caloroso applauso per tutto l’Amore che mettono…
Amore…la più bella parola! Nell’Amore c’è tutto: c’è ogni bene!
Ciao, cosa dire di questa esperienza…fondamentalmente a me non ha cambiato tanto nel senso che la mia “settimana” è sempre stata anche prima del Coronavirus casa-lavoro casa-lavoro…e nel weekend sinceramente non mi dispiace starmene nella mia casina…quindi fin dal momento che è stato detto state a casa io e mio figlio abbiamo cercato di farlo da subito!
Certo le strade sono deserte…e ti ritrovi in ufficio a lavorare con un certo “clima di ansia…” non lavori bene, non stai bene, vorresti essere a casa come molti possono fare…ma l’agricoltura è un settore che va avanti e quindi mi faccio forza e vado a svolgere il mio lavoro.
Poi è arrivato il mio compleanno, e quest’anno non l’ho tanto sentito… non ho potuto andare a festeggiare con famiglia e amici.. ma se è per la nostra salute…va bene così.
A giorni arriverà quello di mio padre e di mio figlio e, siccome le restrizioni sono aumentate, dovremo proprio festeggiarlo a casa noi tre nella nostra piccola famiglia e quello di mio padre che abita in un altro comune probabilmente non potremo festeggiarlo!
Per quanto riguarda le riflessioni posso dire che con questo virus abbiamo ritrovato lo spirito dello star a casa in famiglia e creare situazioni di gioco, di divertimento, abbiamo riscoperto quanto ci manca andare all’aria aperta e fare giri per la natura; alcune aziende hanno scoperto che si può anche lavorare da casa se magari un dipendente lo richiede, fortunatamente l’inquinamento sta migliorando…
…e poi ci rendiamo conto che ci sono angeli che si prendono cura di noi: sono tutti i medici e gli infermieri che stanno lavorando giorno e notte per tutti gli italiani..e quindi per ringraziamento e anche PER RISPETTO VERSO DI LORO…è GIUSTO STARE A CASA!
Ormai sono agli sgoccioli con la tesi, quasi conclusa, solo più da stampare e far firmare dal relatore, quando un giorno arriva una mail dall’università che ci comunica che la firma del relatore non è più obbligatoria, poiché è stato tutto sospeso fino al 15 marzo per via del coronavirus.
Avevo già mille idee sulla festa che avrei voluto fare con gli amici una volta che mi sarei laureata e ho anche comprato il vestito che avrei dovuto mettermi quel giorno, ma in arrivo un’altra mail dove mi comunicano che la mia discussione di laurea sarà fatta in videoconferenza (sul divano di casa mia).
Sicuramente in queste giornate di “quarantena” (è un po’ come mi sento a restare in casa) riesco a dedicarmi molto alla mia tesi, e continuo a fare videochiamate via Skype (ormai in abbigliamento comfort da giorni) per confrontarmi con la mia relatrice, ogni tanto per distrarmi mi alzo e vado in cucina a preparare qualche dolce, poi torno in camera mia e continuo a scrivere.
Una laurea un po’ insolita ma che ricorderò sicuramente per tutta la vita.
Oggi è la classica giornata dove una persona si alza e pensando a quanto sta accadendo dice tra se e se “può andare peggio di così?”… Poi prendi la macchina e vai a lavorare…un po’ contrariata perchè magari x tutelarti vorresti stare a casa come molti altri ma il lavoro nelle aziende sta andando avanti “regolarmente”….
Per strada nessuno.. .e questo mette tristezza… Nella metà del tempo che impiegheresti normalmente per arrivarci, ti ritrovi già in azienda e miracolo!! c’è anche il parcheggio vicino al ingresso!
Molti uffici sono deserti e nei corridoi poche sono le persone con cui fare due chiacchiere o prendere un caffè… sempre a debita distanza! 1 metro… ormai la nostra unità di misura! Si intravede anche qualche mascherina…l’odore del gel lavamani persistente ovunque…
Arrivano le 12:00, è ora del pranzo: composti e silenziosi rispettiamo distanze e disposizioni e consumiamo il nostro pasto in mensa, quella mensa dove di solito fatichi a trovare un posto vuoto mentre ora di sedie vuote e anche belle distanziate ne vedi ovunque…un silenzio surreale.
Rientro in ufficio giusto in tempo per consumare un caffè al volo ed iniziare un lungo lunghissimo pomeriggio…perché in questi giorni il tempo sembra non passare mai…e aspetti sempre chissà quale notizia con ansia e preoccupazione.
17:30 tutti a casa.. ci salutiamo augurandoci un buon weekend da passare nelle nostre case con chi amiamo.. Qualche macchina in più per strada ed arrivo nella via.. finalmente Home Sweet Home…
Ed è li che la sento… il suono di un bongo che compone una musica allegra che riempie quest’aria in questi giorni cosi pesante: un ragazzo (mio vicino di casa) ha aderito al flashmob musicale e affacciato al suo balcone ci ha regalato una bellissima performance! E finalmente sorrido…dopo giorni un sorriso…respiro e penso che ANDRÀ TUTTO BENE 🌈
Io esco solo per andare al lavoro e quando torno a casa giochiamo e chattiamo con lo smartphone io e la bella AURORA che fa i compiti e studia, mentre mia moglie sbriga faccende di casa😁
Poi guardiamo un po di televisione e alle 20 recitiamo il Rosario che e una nostra abitudine da SEMPRE🙏🏻♥
Siamo una famiglia con 2 bimbi piccoli di 2 e 4 anni. Abbiamo appreso la notizia che il coronavirus era arrivato in Italia, quando ci trovavamo in un altro Paese Europeo da parenti. Per il rientro in Italia col nostro volo non eravamo preoccupati ma abbiamo comunque verificato se ci fosse stata qualche prescrizione sanitaria o qualche impedimento. Nulla!
Fin da subito, dall’inizio dei primi contagi in Cina, abbiamo filtrato molto le notizie provenienti dal web e dai telegiornali anche per la nostra propensione a non fare affidamento a tutte le notizie che passano. Abbiamo smorzato il tono catastrofico fin da subito imposto dai media e abbiamo risposto con estrema calma e cautela. Non abbiamo ritenuto necessario esporre a telegiornali, immagini e notizie i nostri bambini, perché ovviamente troppo piccoli per capire la situazione.
Una volta in Italia ci è parso immediatamente contradditorio e confuso l’operato del Governo. Le difficoltà che avrebbero avuto molte famiglie e molti lavoratori. Ci hanno fatto molto riflettere alcune notizie e abbiamo la certezza che molte cose vengano omesse o strumentalizzate per scopi che non possiamo sapere.
Detto ciò, appurata la non pericolosità del virus per i nostri bambini grazie ad alcuni medici e pediatri che lo hanno dichiarato, abbiamo osservato, come tutti, i provvedimenti imposti e via via diramati dal Ministero a partire dai primi di Marzo e abbiamo continuato a vivere e comportarci in famiglia in modo normale coerente e tranquillo cercando di organizzarci al meglio.
Abbiamo una nonna anziana ultraotrantenne ma autonoma e arzilla che abbiamo ritenuto opportuno non andare a trovare ma con la quale siamo costantemente in contatto telefonico. Oltre queste accortezze la vita prosegue anche se senza asilo e con qualche sacrificio. Si gioca, si fa il pane in casa, i biscotti, si esce in giardino. Non penso ci peserà non frequentare alcuni luoghi per un mesetto. Forse alla nostra famiglia basta la nostra presenza.
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