Corsi e ricorsi della storia, cose viste e che purtroppo si continuano a rivedere.

Le guerre e le espansioni colonialistiche delle super-potenze mondiali con l’avvento dei civili “tempi moderni” non sono cessate, come ben sappiamo, ma semplicemente vengono combattute a distanza per “interposte fazioni”, e giustificate con la necessità di dover esportare la democrazia, solitamente in aree ricche di materie prime o geograficamente strategiche. Sia chiaro, condanno fortemente tutte le dittature, tutte le privazioni dei diritti umani, tutte le atrocità ed i soprusi commessi da ideologie barbare e troglodite, ed ovviamente non condivido per nulla l’idea di società (se così si può definire) che intendono i Taleban, così come quelle di tutte le realtà integraliste ed estremiste.

Sono altrettanto consapevole però che l’esportazione della democrazia non sia mai l’unica motivazione che determinano gli interventi militari delle potenze mondiali, Stati Uniti e Russia in testa, ma comunque se ciò serve per aiutare queste aree del mondo a progredire ed a raggiungere stantard di vita più equi per tutta la popolazione ben venga.

Bisogna tenere ben presente una cosa: quando si interviene in una nazione soggiogata da regimi o dittature per imporre con la forza il sistema democratico, ci si deve assumere la responsabilità di tutelare la popolazione “liberata” fino a quando le condizioni non garantiscano la stabilità del nuovo sistema democratico che si genera, in modo che lo stesso sia in grado di garantire il non ritorno del regime precedentemente esistente, cosa che inevitabilmente generebbe un tuffo nel passato per questi paesi, e pesanti repressioni sulla parte di popolazione che ha sostenuto l’operazione militare perpetrata dagli “ esportatori di democrazia”.

Quanto sta avvenendo in Afghanistan in questi giorni è aberrante: da quasi venti anni questo Paese è stato oggetto di invasione e poi di controllo da parte di truppe straniere, in larga parte Statunitensi, oltre che delle forza Nato, che dopo l’attentato alle Torri Gemelle avvenuto l’11 settembre 2001 avevano deciso di intervenire militarmente in questo paese governato dai Talebani: l’Afghanistan era ritenuto infatti il covo dei terroristi islamici, e si è ritenuto di smantellare queste organizzazioni per garantire la sicurezza del Mondo occidentale, e di liberare la popolazione dall’oppressione integralista perpetrata con violenza da questo regime ( sulle ulteriori motivazioni ci sarebbe da parlare a lungo, ma non è questo il contesto).

Dopo due decenni di collaborazione con buona parte della popolazione, il regime talebano era stato relegato ai margini. A fine mandato il presidente USA Donald Trump aveva palesato l’intenzione di una progressiva ritirata delle truppe americane dalla missione (che componevano la stragrande maggioranza delle forze presenti).

Quanto fatto però dall’attuale presidente statunitense, il democratico Joe Biden, ha però dell’incredibile: una ritirata pressochè immediata delle truppe da questa missione, cosa che ha causato il collasso dell’esercito nazionale afghano (che di fatto era un supporto alle truppe straniere) e la repentina avanzata dei Talebani, che hanno ripreso il totale controllo del Paese nell’arco di poche settimane.

Più che comprensibile lo scoppio del panico nella popolazione, che non solo ha visto spazzare via venti anni di progressi in termini di civiltà, ma che ora teme ripercussioni da parte dei Taleban verso chi ha sostenuto l’insediamento delle truppe occidentali a discapito del regime.

Il democratico Biden ha quindi abbandonato di colpo i bisognosi di democrazia, lasciando inermi a loro stessi migliaia di persone, e sollevando le critiche di buona parte del Mondo occidentale, anche di parte del suo stesso partito. Perché? Con quale coraggio e con quale indifferenza?

Come prevedibile, centinaia di migliaia di persone stanno cercando di fuggire dall’Afghanistan, dal ritorno al barbaro regime Talebano, dalle vendette. Chi si occuperà di loro?  Certamente non si può pensare che l’Italia rimanga indifferente a ciò, ma neanche che apra le porte indistintamente a tutti, terroristi infiltrati compresi, come il segretario del partito democratico italiano Enrico Letta si è già prodigato a proporre (i democratici, sempre loro… quelli in cerca di nuovi voti attraverso lo ius soli dato che votare il Pd è uno di quei lavori che gli italiani non vogliono più fare… mitici…).

Chi si assume la responsabilità di occupare militarmente un paese per esportare il proprio modello di democrazia dovrebbe avere l’onere di tutelare la popolazione autoctona fino al momento in cui la stessa non corra più rischi: gli USA di Biden si occuperanno dei profughi afghani? O assisteremo all’ennesimo menefreghismo una volta cessati i veri interessi della missione?

Corsi e ricorsi della storia a cui non vorremmo più assistere, ma cui probabilmente assisteremo di nuovo.

Marzo 2020 Aprile 2021 un anno di covid , cosa è cambiato come siamo cambiati :

è passato poco più di un anno da quel fatidico “paziente zero”,  momento in cui non eravamo ancora a conoscenza di ciò che ci aspettava da quel momento in poi , non ci preoccupavamo ancora del fatto che da li a poco le nostre vite private ed abitudini sarebbero cambiate radicalmente . Le notizie arrivavano da diverse parti del mondo in modo frammentario e confusionario e cercavamo in qualche modo di capire cosa stesse succedendo e comportarci di conseguenza . Non potevamo prevedere che da li a poco la situazione si aggravasse per trasformarsi da influenza a pandemia globale .

I contagi , i ricoveri in terapia intensiva , ospedali dedicati e decessi iniziarono a raggiungere cifre sempre più inquietanti aumentando la preoccupazione  in tutti noi .

Nel giro di pochi giorni ci siamo ritrovati relegati in casa in piena emergenza sanitaria , i lavoratori dipendenti si sono ritrovati in cassa integrazione covid , attività commerciali con le serrande abbassate con solo alcune di loro in movimento per garantire lo stretto necessario per poter mettere qualcosa in tavola , scuole in didattica a distanza se non addirittura chiuse del tutto , per le strade un silenzio quasi assordante . C’è chi si mette in contatto con i propri cari tramite videochiamate o affini , il web preso letteralmente d’assalto per cercare di capire cosa stesse realmente accadendo in altre parti d’Italia o del mondo .

Adesso a poco più di un anno guardandomi attorno vedo un’economia globale stravolta , a livello nazionale e locale vedo solo attività commerciali che si sono dovuti arrendere , chiudendo , a questa “cosa” che non so ancora a distanza di tempo se definirla piaga o altro , ho visto amici e colleghi di lavoro essere contagiati o peggio sconfitti dal covid ( perché gli esperti lo chiamano così ) , mi sono visto ridurre gli orari di lavoro nell’azienda in cui lavoro da più di 20 anni , ma io sono tra quei pochi fortunati che si sono visti recapitare uno stipendio puntuale seppur ridotto riuscendo a rispettare le scadenze di vario tipo , ma nel frattempo attraverso i vari notiziari sentito di persone che essendo titolari di partita i.v.a. hanno visto le loro attività commerciali sprofondare nel baratro non riuscendo a garantire alle proprie famiglie e dipendenti lo stretto necessario per poter andare avanti .

La mia domanda è : ma con tutte le restrizioni imposteci sia dal governo precedente che da quello attuale abbiamo risolto la situazione in cui ci siamo trovati un anno fa?

La scorsa Pasqua , Natale e le altre festività le abbiamo trascorse lontane  dai nostri cari senza poterci abbracciare . Per la seconda volta consecutiva il mio compleanno che ricorre in questo periodo non potrò festeggiarlo con le persone a cui tengo di più  , e lo stesso sarà per molti di noi .

Come d.j. amatoriale nell’ultimo anno ho visto molti miei eventi in programma saltare ai quali ahimè ho dovuto dare disdetta per ovvie ragioni che noi tutti conosciamo .

Ma soprattutto , in base alle disposizioni che da parte del governo continuano a cambiare , a livello locale c’è qualcuno che ( perdonate il mio francesismo ) si è preso a cuore lo stato di salute di Chivasso e frazioni ?

In cuor mio mi auguro proprio di si…..

Un abbraccio d.m.f.

Educatrice presso “Nel Mondo di Alice”

Sì oggi sono felice!

Sono passati 51 giorni da quel lontano 12/3, quando in un attimo ti trovi ribaltata in una vita che non riconosci.

Momenti di paura, ansia e tristezza…

Ma poi arriva il 4 maggio, il sole splende alto nel cielo e nel tuo cuore la gioia esplode. NEGATIVO anche il secondo tampone.

Non trattengo le lacrime abbracciando mio marito e mio figlio. Ci siamo riusciti l’abbiamo sconfitto!

Scendo e ritorno nel mio, nostro alloggio.

Mi sembra tutto cosi strano ! “Marì è casa tua!”
Guardare la vita con occhi diversi è meraviglioso, non dimentichiamocelo mai!

Grazie di cuore a tutti!
Ai medici, infermieri, personale sanitario dell’ospedale di Chivasso
A tutti quelli che non mi hanno mai fatta sentire sola mandandomi messaggi….

A quelle telefonate che duravano ore per tenermi compagnia nei lunghi pomeriggi…

Ai miei fattorini personali. Sempre pronti a portarci la spesa….

Ad un infermiere speciale, amico speciale che ha saputo tranquillizzarmi…

Per finire ai miei uomini di casa..improvvisandosi cuochi e infermieri.

Grazie a tutti
Mi raccomando ancora un po di pazienza, per poter ritrovarci presto a festeggiare insieme
😘😘😘😘

Chivasso
Marì Chiavarino

 

Diario di una mamma

Per la mia famiglia è cambiato ben poco riguardo questo isolamento forzato.

Siamo sempre abbastanza costretti a casa perché con un bambino affetto da disabilità, si tende a proteggerlo da tutto ciò che potrebbe indebolirlo: virus e batteri in primis.

Per quanto si cerca comunque di non farlo vivere sotto una campana di vetro.

Da due mesi la nostra famiglia si è allargata con l’arrivo del nostro secondo figlio.

Le giornate in casa le passiamo tra logopedia, fisioterapia e giochi sonori del più grande e giochini, chiacchiere e curiosità del più piccolo.

Disponiamo per fortuna di un giardino e quando il tempo ci regala giornate soleggiate ci dedichiamo al riposo all’aria aperta sul dondolo ammirando i fiorellini e gli uccellini.

Certo questo virus ci costringe a non poter passeggiare in un parco piuttosto che andare a trovare i nonni ma per lo meno ci riscopriamo più uniti, più volenterosi di assaporare ogni momento con la nostra famiglia, senza quel correre quotidiano perché non si ha mai tempo.

Enrica Galetto ed Aldo Pepino dell’agenzia UnipolSai: con tutta la squadra, non ci fermiamo!

Certo, le nostre abitudini sono cambiate… Come previsto dai vari DPCM, il mondo delle assicurazioni non si deve fermare, per garantire le coperture e la sicurezza delle persone: l’agenzia quindi, seppur ad orario ridotto, non si è mai fermata.

Ovviamente, abbiamo preso tutti gli accorgimenti dovuti: la distanza minima tra le persone all’interno della nostra agenzia, lavoriamo muniti di mascherina protettiva e guanti.

Mettiamo a disposizione le nostre linee telefoniche per ogni informazione che le persone vogliano ricevere, e consegniamo le polizze direttamente a domicilio, per i clienti che non hanno la possibilità di recarsi fisicamente in agenzia (operando sempre nel massimo della sicurezza).

Non vogliamo e non dobbiamo smettere di fornire il nostro servizio essenziale nel massimo della sicurezza e professionalità.

Certo, anche per noi non è più la stessa cosa… quanto manca quel “calore” che un abbraccio, un saluto o anche solo una semplice stretta di mano può trasmettere.
Speriamo che questo periodo di restrizioni (indispensabili) finisca in fretta, che tutto passi in fretta, per tornare al più presto a quel calore umano che tanto manca a tutti noi.

Nel frattempo, combattiamo questo nemico invisibile tutti insieme.
Questo virus che potrà sicuramente rallentarci, metterci in difficoltà, ma NON POTRA’ MAI CANCELLARE LA VOGLIA DI STARE INSIEME!

#andràtuttobene

Enrica Galetto ed Aldo Pepino dell’agenzia UnipolSai con tutta la squadra

 

Cosa si fa al tempo del corona virus? quando il tuo nido chiude e ti rendi conto di essere davanti a una pagina di storia , dove le emozioni , i ricordi faranno parte di te e dei tuoi cari e ti rendi conto che sei una delle prime attività che hanno dovuto rinunciare all’esercizio della propria professione e saremo sicuramente tra le ultime a riaprire ma allo stesso tempo, saremo le prime ad essere necessarie quando il Paese riprenderà e con Lui la necessità di ridare un supporto fondamentale alle famiglie che riprendono il lavoro…. i Comuni si troveranno a rispondere alle domande di posti ben più alta della loro offerta e allora se non è stato dato il supporto necessario per la sopravvivenza al Covid-19, tutto si ripercuoterà sui genitori , famiglie che hanno beneficiato dei nidi privati prima del corona virus. Ecco che allora scatta la molla, devi combattere, devi reinventarti , non permettere che il tuo nido al sevizio della comunità muoia, dopo anni di importante lavoro ,di sacrifici e tanto amore.

Ho progettato il mio nido , ho studiato per questo, ho lottato e sofferto e gioito mille volte, ne sono fiera e come me le mie colleghe educatrici, motivate a dire OGGI RESTO A CASA, ma domani siamo di nuovo in prima fila, pronte nel nostro nido ad aspettare i nostri cuccioli…ma oggi loro hanno bisogno di noi, come noi di loro…..la manualità, l’abbraccio, le coccole diventano virtuali………ci si organizza con video, attività e racconti.. .la tecnologia e i social ci vengono in aiuto e così creiamo questa catena immaginaria che ci fa prendere per mano in un bel giro tondo dove diciamo TUTTO ANDRA’ BENE.

Oggi e domani, AVERE FIDUCIA , CREDERE nello STATO, seguire le sue regole per un futuro migliore,riabbracciandoci e sorridendo.Questa esperienza ci ha rese più forti e consapevoli dell’ambiente che ci circonda, dell’amore e del rispetto delle persone….ecco perché abbiamo bisogno di aiuti per ritrovare domani la speranza che il mio nido, il vostro nido sia di nuovo un’ isola felice per i nostri bambini.

Sarah Nicolay

8 Marzo 2020 – un mese esatto

Sono a casa esattamente da un mese

Cerco di pensare all’ultima volta che mi sia successo di avere cosi tanto tempo libero e arrivo alla mia neo-adolescenza, quando passavo, anzi, meglio usare il passato remoto, quando passai tutta l’estate in collina a girare con il nuovo cinquantino da trial (Beta Supertrial ’97) e raccolsi patate, uova e passeggiate assieme a mio nonno Pierino, in piena abbronzatura da settantenne contadino e pensionato.

Ora mi ritrovo io in pensione, godendone appieno le possibilità: orticello da dieci metri quadrati, giardino da risistemare, lavoretti arretrati di trent’anni, forno a legna per la pizza sempre caldo, nuove ricette, nuovi libri, nuovi giochi per il computer, beh questi non proprio da pensionato, bottiglia di vino sul tavolo e pane e salame sempre pronti.

Tutto bello, soprattutto perchè in famiglia e tra amici vicini non ci sono stati casi di contagio, o quantomeno di malattia.

Tutto bello, ma ora si riparte, quindi meglio tenersi in forma: sveglia presto, ma non prestissimo, aggiornamento professionale, ricerca di nuove idee e nuove soluzioni da adottare, luogo di lavoro da ordinare e tenere a regime, mente fresca e preparata al dopo, riunioni a distanza col socio; è vero che il treno è sempre in ritardo, ma non aspetta per sempre, quindi meglio tenersi pronti a riacchiapparlo il prima possibile.

Con un pensiero a tutti quelli che hanno sofferto, direttamente o no, e a coloro che contribuiscono a farci stare tutti meglio, anzi soprattutto per ringraziare tutte queste persone, sono pronto a ripartire piu grintoso di prima, lasciando da parte con un sospiro leggero la bellezza di aver avuto a disposizione tutto il tempo che mi han concesso queste ferie non cercate.

A presto!

P.s.: sono Fabrizio dell’XXL Cafè quindi, quando parlo di “aggiornamento professionale”, intendo il lungo, sfiancante e incredibile lavoro di dover assaggiare tutti i le nuove (e vecchie) bottiglie del locale!

XXL Cafè

Mi chiamo Andrea sono sposato e ho una figlia di nome Beatriz.

Molto tempo sembra esser passato da quando questo maledetto virus è entrato a gamba tesa nelle nostre vite, stravolgendo la nostra quotidianità che era fatta di cose semplici alle quali, forse, non ho mai dato il giusto peso.

Credo che i pensieri che mi affliggono siano gli stessi che abbiamo un po’ tutti in questo periodo: La salute di tutti i nostri cari e più in generale di tutti gli italiani e i risvolti economici. Perché, ad oggi, quello che più mi spaventa sono gli strascichi che questo virus ci lascerà.

Però, come detto in precedenza, sono un genitore ed in questo momento più che mai, non devo lasciar trasparire nulla di fronte a mia figlia perché i bambini se ne accorgono, come pochi, di quando c’è qualcosa che non va come dovrebbe.

Quindi nel nostro piccolo, con mia moglie, cerchiamo di non farle mancare le nostre attenzioni facendo sì di rendere ogni giornata un giorno di festa. Ragion per cui le nostre giornate sono fatte di giochi e di piccoli lavoretti che quotidianamente le maestre dell’asilo, che frequenta mia figlia, ci inviano tramite video-messaggi.

Però non sempre tutte le giornate si svolgono così spensierate perchè quando arrivano le chiamate dai nonni, dagli zii o dai cuginetti, la piccola di casa scoppia in lacrime perché ogni giorno che passa è sempre più grande la mancanza di un loro abbraccio.

Spero, dunque, si possa ritornare alla normalità quanto prima, e spero anche che questo maledetto virus ci lasci non solo i morti, ma anche la consapevolezza che un abbraccio è molto più di un semplice gesto.

Andrea con la famiglia

P.S. Speriamo che finisca tutto presto perché mia moglie non mi sopporta più! 

Approfitto di questo spazio per ringraziare tutti coloro che, in questa situazione di massima emergenza sanitaria, ci hanno dato fiducia e si sono affidati a noi per la spesa quotidiana.

Spero che il nostro impegno odierno venga ricordato anche, e soprattutto, “dopo” per far si che, un servizio così prezioso, non debba, in futuro, inesorabilmente scomparire da una piccola comunità come quella di Castelrosso. (E il rischio che ciò accadesse è stato, in passato, molto… molto forte e reale).

Il minimarket UNES – QUIC’È di Castelrosso

Siamo perfettamente consapevoli di non essere molto competitivi (ma solo su alcuni prodotti) coi prezzi della grande distribuzione ma ciò è dovuto principalmente al fatto che, noi, ci affidiamo anche a tanti piccoli fornitori che, va detto, non ci hanno mai lasciati, un solo giorno, senza la merce prettamente indispensabile (farine e lieviti compresi) e che ci forniscono alta qualità e grande disponibilità.

Le spese di gestione di un piccolo minimarket sono, inoltre, da sempre, sproporzionate rispetto ai grandi gruppi organizzati ma… il servizio che offriamo alla comunità non è minimamente paragonabile al loro perché, ogni singolo cliente, per noi, è un importantissima risorsa in quanto “persona” e non solo un “numero” da esibire al commesso di turno.

(E se qualcuno dovesse avere delle difficoltà economiche non esiti a farcelo sapere e, con massima discrezione e riservatezza, saremo ben felici di applicare incondizionatamente uno sconto del 10% su tutti i generi di prima necessità).

la gastronomia del minimarket UNES – QUIC’È di Castelrosso

Inoltre, nel piccolo market del paese, non si fanno mai interminabili code all’ingresso ed, il flusso di persone, è sempre rapido ed ordinato. Noi siamo ben felici di metterci a completa disposizione di chiunque possa averne bisogno però è importantissimo l’aiuto di tutti per continuare a “servire” il paese in tutto, e per tutto, ciò di cui ha, e avrà, bisogno ora ed in futuro. Un Grazie sincero a tutti da Davide e da tutto lo staff del minimarket UNES di Castelrosso.

Il minimarket UNES – QUIC’È di Castelrosso

Il “Buongusto “ fa parte di quelle Attivita che non di sono fermate, che hanno tenuto aperto ( anche se a orario ridotto) e che si sono organizzate per effettuare consegne a domicilio.

Per mantenere il negozio aperto per il futuro, e per cercare di salvaguardare i posti di Lavoro, sono 7 (al momento in cassa), più i nostri.

Stiamo vivendo il lavoro chiaramente con mille difficoltà, ma l’esperienza accumulata in 30 anni, più 15 dei nostri genitori, ci sta dando una mano ad attraversare questo periodo….

Siamo fiduciosi, ed ogni giorno combattiamo, ogni giorno ci mettiamo in discussione, ogni giorno certamente anche con paura ma ci proviamo, lo stesso.

Non ci è stato riconosciuto il diritto a nessun tipo di sostegno economico, né statale né di privati (tipo affitto…), ma proseguiamo.

Un abbraccio a Tutti i clienti che ci sostengono in questa battaglia.

Tiziana e Gianni Iorio tra i prodotti della gastronomia