di Matteo Doria

Oggi sono stato in visita alla casa circondariale “Lorusso e Cotugno” (il carcere delle Vallette, a Torino), un inizio dell’anno diverso dal solito, un’esperienza decisamente molto intensa.

un commento a caldo dopo la visita alla casa circondariale

Ho avuto modo di parlare con alcuni detenuti che hanno commesso reati minori, come piccole rapine e furti.

Penso che sia indispensabile la certezza della pena e lo sconto della stessa per chi sbaglia ma che sia altresì fondamentale lavorare per il reinserimento in società una volta pagato il proprio debito con la giustizia, per evitare di dare il ritorno alla delinquenza come unica opzione.


Matteo Doria

Vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore

di Tiziano Matta

Negli ultimi anni uscendo fuori dalle città, fuori dai paesi non si può non notare la quantità di rifiuti lasciati lungo le strade, nelle nostre campagne, nei nostri parchi che ci circondano; uso la parola “nostri” perché è proprio così sono di tutti l’ambiente che ci circonda è di tutti e tutti devono averne cura, i fiumi iniziano dai torrenti e vanno fino al mare.

I rifiuti gettati fuori dal finestrino della macchina, scaricati nelle campagne rimangono li, vanno nel mare causando forti problemi a tutti quei esseri viventi che ne fanno parte, e uno di questi è l’uomo colui che lascia “rifiuti qua e là”

La raccolta è un servizio

Tutti questi rifiuti si possono trovare ammassati lungo una strada di campagna, nel verde del nostro territorio. Forse chi ha fatto ciò non sa, o non vuole sapere, che con una semplice telefonata, l’ente competente — ovvero Seta SpA https://www.setaspa.com/comuni — viene direttamente a casa a ritirare i rifiuti ingombranti.

Secondo me bisogna iniziare dalle scuole a fare informazione ad insegnare a differenziare in modo da produrre meno rifiuti indifferenziati, a sensibilizzare e a punire il più possibile tutte quelle persone che scaricano abusivamente rifiuti.

Confido sempre negli enti competenti e nell’uomo che tutti questi “rifiuti qua e là” spariscano e si torni a vedere fauna e flora rigogliosa uscendo fuori porta.


Tiziano Matta

di Andrea Tuninetti

Essì, vigile o nonno-vigile, questo è il problema.
Come molti dei nostri concittadini sapranno, ad inizio anno scolastico, tra lo stupore dei genitori dei ragazzi che frequentano i nostri istituti, è venuto meno il servizio dei nonni-vigile.

I quali, nel corso degli anni, hanno svolto con amore e diligenza il compito loro affidato che consisteva nel vigilare sulla sicurezza dei nostri bambini all’entrata e all’uscita degli stessi dagli istituti scolastici, il tutto compensato con un piccolo contributo.

Risorsa e riforma

I nonni vigile erano coordinati dalla Protezione Civile di Chivasso , alla quale il comune “girava” il compenso: una formula studiata negli anni per agevolare il coordinamento senza appesantire la macchina comunale.

A fronte della riforma del terzo settore, la protezione civile non può più effettuare servizi quali il blocco della viabilità (assurdo, ma tant’è), e quindi neanche i nonni vigili di Chivasso, assegnati alla protezione civile come visto.

Da servizio a privilegio?

Attenzione: questo non vuol dire che non possono più esistere i nonni vigili a Chivasso, ma solo che non possono più essere in forza presso la protezione civile! Infatti, in una paio di scuole cittadine, dove ha voluto, l’amministrazione Castello ha affidato il servizio ad una cooperativa (a che cifra?). La vera domanda è: dato che la soluzione c’è, perché è stata applicata solo per pochi?

Ad oggi vi sono molti casi dove le nostre scuole sono sprovviste di questo servizio.

Tuteliamo i bambini!

Purtroppo ho assistito, davanti a una di queste scuole, a situazioni di vero e proprio pericolo causate perlopiù dal non rispetto dei vari divieti da parte dei genitori che si apprestano a prendere i loro figli o dai residenti che, anche se non dovrebbero, si sentono legittimati a passare lo stesso.

Io mi chiedo, quindi, ma se non si vogliono pagare le piccole somme per i nonni-vigile che mettendo le loro transenne riuscivano a mantenere elevata la sicurezza dei nostri bimbi, perché non si potrebbe scomodare il nostro corpo municipale a presidiare la zona  punendo con delle sanzioni chi non rispetta le regole?

Credo che chi definisce “Chivasso la città dei bambini” dovrebbe quanto meno come prima cosa tutelare la loro vita.


Andrea Tuninetti

di Diego Alfeo e Francesco Vaj

Aree verdi e corsi d’acqua, pulizia controllata o a macchia di leopardo?

Mi capita spesso di fare quattro passi nelle aree verdi sparse in città ed ultimamente ho notato in uno delle due più grandi aree verdi di Chivasso, quella del Bricèl, è stata fatta una gran pulizia delle sterpaglie ma, ahimè, a discapito di una delle rogge che scorre in quella zona nella quale è caduta molta dell’erba tagliata senza che sia in qualche modo stata raccolta rimanendo  lungo la sua riva.

Come se non bastasse in questo periodo autunnale le piante presenti lungo il percorso stanno perdendo il loro fogliame coprendo in toto il sentiero che costeggia la riva sinistra del Po in modo da farlo appena intravedere: oltre al parco del Mauriziano, dove si svolge annualmente l’esposizione dei mezzi agricoli durante la fiera annuale dedicata al nostro patrono a mio avviso è tra le più belle aree verdi che abbiamo qui a Chivasso. Posso comprendere che ci siano tantissime priorità presso Palazzo Santa Chiara ma penso che una manutenzione costante, con un’opportuna calendarizzazione degli interventi, la si debba assolutamente fare, magari anche pensando di ripulire i tratti dei corsi d’acqua che scorrono in città scongiurando eventuali inondazioni durante il periodo di piogge abbondanti.

L’anniversario dell’alluvione del 1994 ricorre proprio in questi giorni e sulle rive dei nostri torrenti iniziano ad accumularsi detriti di ogni tipo. Siamo ancora in tempo per poter intervenire prima che la situazione diventi nuovamente ingestibile ed evitiamo di correre ai ripari quando ormai sarà troppo tardi.

Chivasso, il parco del Bricel

I nostri fiumi, sofferenza continua

Parlando con gli anziani del paese, fino agli anni ‘70 del secolo scorso, ricordano che nel periodo estivo avevano la cura di pulire gli argini dei vari torrenti e fiumi nelle immediate vicinanze del nostro comune, con il vantaggio che, recuperando il legname trovato, avevano la possibilità di scaldarsi in inverno.

Nel frattempo, il progressivo abbandono delle campagne conseguente all’industrializzazione del territorio e, successivamente, una dialettica pseudo ambientalista hanno portato, purtroppo, all’incuria più totale delle sponde.

Soprattutto la colpevolizzazione di ogni tipo di intervento manutentivo è da ritenere corresponsabile dei disastri procurati dalle alluvioni degli ultimi decenni. Sarà pur vero che il dragare i fiumi comporta una menomazione dell’ecosistema fluviale, e anzi, anche l’eccesso di dragaggio danneggia l’alveo e fa correre rischi anche ai ponti, che senza la protezione dei sedimenti, rischiano di avere le pile scoperte. Ma la pulizia e la manutenzione ordinaria sono state semplicemente dimenticate. E così la manutenzione straordinaria: dopo una piena va rimosso il sedimento, ma solo quello in eccesso, giacché l’acqua correndo a valle in gran quantità porta via terreno, tronchi, sabbia e sassi.

il ponte sul Po di Chivasso, crollato per l’alluvione del 1994

I costi indotti

Lo stesso ponte sul Po di Chivasso, un maestoso ponte in muratura costruito nel 1870, è sopravvissuto per più di un secolo anche grazie alla manutenzione costante delle sponde. Per poi crollare in una manciata di ore a causa dei tronchi e dei detriti che si sono accumulati sulle pile e sotto le sue arcate, ostruendo il naturale flusso dell’acqua e menomando di fatto la sezione libera.

Ebbene, in questo periodo con le recenti precipitazioni mi è capitato di notare diversi detriti di varia natura scorrere lungo il letto del nostro fiume più importante. Quindi domandona: tutti questi detriti verranno recuperati in qualche modo? Se si quando e da parte di chi? Le tecnologie per risparmiare fatiche fisiche ne abbiamo quindi cosa aspettiamo per evitare l’ennesima alluvione?

Sia la ricostruzione seguente ai disastri naturali, sia la doverosa prevenzione inducono costi importanti ai bilanci pubblici. Ma quando l’uomo fa la sua parte, il fiume fa la sua.

Non dimentichiamoci dei corsi d’acqua, non stupiamoci dei disastri. Ma costantemente, accoratamente e con buon senso, adoperiamoci per fare tutti il nostro pezzo, privati cittadini ed enti pubblici, collaborando e sostenendoci l’un l’altro.


Diego Alfeo (D.M.F.)

Francesco Vaj

di Diego Alfeo

Legittima difesa si legittima difesa no, come ne usciamo fuori?

Recentemente si sono verificati sul territorio chivassese alcuni furti in appartamento di varia entità, compreso il furto di un’automobile (sia il web che la carta stampata ne sta parlando in maniera piuttosto massiccia) in diverse ore del giorno e della notte, compresi casi in cui le vittime erano all’interno delle proprie abitazioni.

Il caso è stato sollevato anche in uno dei recenti consigli comunali da parte di Amo Chivasso e le Sue Frazioni sollecitando l’attuale amministrazione comunale che ha preso “a cuore” l’argomento ma accampando come scusa per la sua ignavia la presunta non tempestività di alcuni cittadini nell’avviare le denunce.

In effetti siamo ancora in attesa degli eventuali provvedimenti che avrebbe dovuto prendere l’amministrazione comunale suddetta.

Come difendersi?

Ebbene, a questo punto mi viene da pensare una cosa: ma se ad una certa ora (qualunque essa sia) nell’assenza di un mio vicino di casa ci sia un illecito presso la sua abitazione (chiamiamola pure intrusione non autorizzata) come mi comporto? Io sicuramente senza esitazione alcuna e senza remore o timore interverrei dapprima informando le forze dell’ordine (sebbene siano sotto organico, e questo sappiamo essere un dato di fatto) e immediatamente dopo di persona facendo una qualsiasi sorta di rumore.

Sappiamo benissimo tutti che l’argomento ronde bisogna interpretarlo con un certo criterio e delicatezza: il mio timore primario è quello che a qualcuno venga in mente di interpretare un famosissimo personaggio degli anni ’80 con fare di giustiziere della notte passando legittimamente dalla parte della ragione a qualche denuncia per lesioni o ancor peggio qualche processo per omicidio colposo e \ o premeditato. Non da ultimo, mettendo a repentaglio la sua stessa incolumità fisica, di fronte ad un malintenzionato potenzialmente armato.

In tal proposito la attuale amministrazione comunale ha intenzione di prendere provvedimenti con le risorse che ha disposizione o dobbiamo tornare agli inizi dell’800 con la giustizia privata?

A voi l’ardua sentenza.


Diego Alfeo (D.M.F.)

L’INCENDIO PARTITO DAI RIFIUTI AMMASSATI DAI CENTRO SOCIALI CHE DA ANNI OCCUPANO ABUSIVAMENTE IL MONUMENTO PATRIMONIO DELL’UNESCO: COSA SI ASPETTA A SGOMBERARE I “SINISTRI ABUSIVI”?

di Matteo Doria

Questa mattina, 21 ottobre , poco prima delle 8:00 è divampato un violento incendio all’interno della Cavallerizza Reale di Torino, patrimonio storico della città tutelato anche dall’UNESCO.

Da anni lo stabile è occupato abusivamente dal centri sociali, l’incendio di è sviluppato proprio dai cumuli di rifiuti ammassati dagli occupatori abusivi. Perché si tollerano simili illegalità? Cosa si aspetta a sgomberare i “centri sociali “abusivi ?


Matteo Doria

vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore

di Andrea Tuninetti

Si dice che la libertà ia uno dei più grandi successi ottenuti dal genere umano.

Tutto vero, se non per i residenti di Castelrosso.

Come molti sapranno, in queste ultime settimane, si sono susseguiti una serie, incredibile, di furti o tentativi a qualsiasi ora del giorno.

Persone che, in pieno giorno, si sono trovati soggetti, poco raccomandabili, all’interno della propria abitazione, altre che hanno visto scippare il proprio autoveicolo sotto casa, ecc. ecc.

Si è arrivati al punto di avere il terrore di non essere sicuri, nemmeno, chiusi a chiave in casa.

Credo che tutto ciò non possa essere più tollerabile e che chi di dovere debba intervenire al più presto.

Non possono bastare le “ronde” organizzate da alcuni volenterosi residenti a fermare queste violazioni.

Occorre che il nostro primo cittadino prenda coscienza della cosa ed organizzi un tavolo di incontro con le forze dell’ordine e magari attivare quelle decina di telecamere che al momento hanno solo una funzione figurativa.

Suggerirei di integrare il controllo delle nostre strade avvalendosi di una vigilanza privata al momento che il nostro corpo dei vigili è sottodimensionato.

Speriamo che il nostro appello abbia un seguito perché noi le tasse le paghiamo e non vogliamo che ci venga negato il diritto di essere liberi, almeno, tra le nostre mura domestiche.


Andrea Tuninetti

di Ermanno Tognolo

Che dire, Chivasso secondo le ultime stime conta circa 27.000 abitanti, dovrebbe essere un comune che “insegna” la sicurezza ad altri comuni, visto la presenza massiccia nel territorio di organi di polizia.
Dispone di una stazione di Carabinieri, inglobata nel Comando Compagnia gruppo Operativo e Radiomobile, una Tenenza della Guardia di Finanza, una caserma della Polizia Stradale, un posto fisso di Polizia Ferroviaria presso la stazione delle Ferrovie dello Stato, oltre il locale comando dei Vigili Urbani a disposizione del Sindaco.

Chi vede tutto questo potrebbe pensare che la città deve essere tranquilla, comunque molto più delle altre cittadine dei dintorni, ma purtroppo non è così.
Le frazioni sono da tempo dimenticate, vedere il passaggio di una pattuglia è quasi impossibile, certo i Carabinieri hanno pochi uomini impegnati in un territorio molto, troppo vasto, la Polizia Stradale ha altri compiti su strade principali e per ragioni di istituto non può neppure passare in aree non di loro competenza.
La Guardia di Finanza svolge la lotta contro i delitti tributari, si vedono poco in giro spesso in borghese, è nei loro giusti compiti, svolgono comunque molte attività di repressione del crimine, anche se a volte un passaggio in qualche zona nascosta, in una frazione non sarebbe male, perché le persone hanno bisogno di credere nella presenza dello stato, non solo come repressione, ma anche come sicurezza dei loro averi.

La Polizia Locale, sarebbe un luogo comune dire che la si vede solo per fare cassa, ma almeno per un normale cittadino è così, sono spesso impegnati nel controllo delle strade con il “VELOX”, devo dire usato in modo corretto, segnalato molto bene, ci sono dei comuni dove questo sistema di repressione, viene utilizzato in maniera arbitraria solo ed esclusivamente per fare soldi.

Però una passeggiata di cinque minuti nelle frazioni, nei sobborghi della città, non farebbe male, magari si potrebbero notare quei piccoli problemi quotidiani che potrebbero essere sottoposti al Sindaco, perché in fondo cinque minuti in meno di velox e cinque minuti in più in mezzo alla gente, magari farebbe anche apprezzare di più il lavoro e l’amministrazione.

Poi c’è la situazione del centro storico: una bella cittadina come Chivasso dovrebbe farne un vanto, ma purtroppo la città è stata occupata dai centri commerciali in periferia, il centro è snobbato come i negozi del resto, ma vi voglio parlare di sicurezza e mi fermo qui.

Torniamo al centro cittadino, qualcuno giustamente sprovvisto di guinzaglio o di materiale per rimuovere i residui organici dei propri cani è stato multato, giusto siamo in un paese civile e il rispetto per il prossimo se manca deve essere sanzionato, ma nella stessa circolare ministeriale, per altro presentata da questa amministrazione, si leggeva che era previsto una inasprimento delle pene amministrative per i trasgressori delle leggi vigenti sulla condotta degli animali e anche sul fenomeno dell’accattonaggio e dei parcheggiatori abusivi.

Io ad oggi vedo i possessori dei cani armati di tutto punto per evitare sanzioni, ma mendicanti e parcheggiatori sono ancora li, mi chiedo quindi se la loro presenza non è un problema di sicurezza e degrado più di un cane che ha sporcato, non dovrebbe l’amministrazione avere gli stessi compiti repressivi nei confronti di chiunque commetta un illecito?

In stazione, altro nodo cruciale per la sicurezza, ormai come tutte le stazioni italiane, si deve sperare di restare il meno possibile, la presenza della Polizia Ferroviaria non basta per rendere questo luogo sicuro e tranquillo e, certamente non per colpa loro.

In stazione spesso viaggiatori sprovvisti di biglietto usano i mezzi della ferrovia per andare e venire nei loro luoghi di “lavoro”, si perché in Italia delinquere è ormai un lavoro, a volte anche più tutelato di chi si occupa di rendere sicura la città, naturalmente questi “pendolari” di etnie diverse, non vado oltre per non sembrare una razzista, abbiamo anche diversi italiani tra di loro, incominciano l’attività lavorativa proprio qui rendendo questo luogo uno dei posti più insicuri, ricordiamoci che non molti mesi fa, un servizio di un noto giornale locale, parlava della prostituzione svolta all’interno dell’area delle Ferrovie dello Stato.

Quindi cosa porta tutto questo, che nelle frazioni, più che nel centro cittadino, i furti aumentano sempre più spesso, allora i cittadini creano i presidi locali, le ronde, tutto questo è la cosa peggiore da fare, non si hanno le basi per fare sicurezza, non si è autorizzati per fare sicurezza e non facciamo sicurezza girando la notte per le vie cittadine, mettendo a repentaglio la nostra vita.

Troppe volte leggiamo di persone che esasperate, con tutta la ragione di questo mondo, reagiscono in casi dove lo stato avrebbe dovuto essere presente, finendo nelle prime pagine di cronaca, passando dalla ragione al carcere.

Per concludere ci sarebbero tante riflessioni da fare, tanti consigli ma se ne leggono tutti i giorni nei vari social e non si deve cadere nel banale, per aumentare la sicurezza dobbiamo impegnarci noi di prima persona, basta avvisare un vicino che si esce di casa e di prestare più attenzione, chiamare qualche volta in più le forze dell’ordine, a volte è proprio una banale chiamata che permette di cogliere in flagranza qualche malvivente, magari possiamo rivolgerci a istituti di vigilanza che per pochi euro sono in grado di monitorare i nostri beni e di intervenire se necessario, ma nella sicurezza, il fai da te è la cosa peggiore che si può fare, è difficile per chi lo fa di mestiere figuriamoci per i semplici cittadini, inoltre cara amministrazione comunale, sei la prima istituzione delegata a compiti di pubblica sicurezza nel territorio, ma soprattutto sei l‘ unica istituzione votata dai cittadini, che hanno anche il diritto di raccogliere i frutti del voto, uno di questi frutti è proprio a sicurezza dei nostri beni e dei nostri cari, le difficoltà economiche dei comuni presi tra far quadrare bilanci e dare servizi è risaputa, ma avete gli strumenti per garantire di prima persona questi servizi, non facciamo solo repressione dove è più facile.

Un particolare ringraziamento a tutte le forze dell’ordine sia dello stato che del comune che ogni giorno rischiano la loro vita per i cittadini e non sono mai ringraziati doverosamente come si meritano.


Ermanno Tognolo

di Sandro Braghin

A Chivasso nell’ultimo decennio sono state realizzate diverse piste ciclabili, ma se qualcuno dovesse avere il piacere di farsi un giro in bicicletta in totale sicurezza forse sarebbe meglio se andasse a pedalare in altri Comuni. 

Quest’ultima estate durante una delle mie passeggiate in bici per Chivasso e girovagando anche per qualche frazione, mi sono reso conto di quale sia lo stato di degrado di queste infrastrutture.

A memoria cerco di ricostruire un po’ quello che ho visto ed attualmente è la situazione delle nostre ciclabili. Il primo troncone di ciclabile lo troviamo partendo dalla zona dei Cappuccini e dirigendoci verso la Mandria di Chivasso, possiamo iniziare a vedere cosa può succedere ad una pista ciclabile realizzata lo scorso decennio ed abbandonata a se stessa, forse dallo stesso periodo della sua costruzione. Il manto è abbastanza sconnesso e con qualche buca qua e là, create per aumentare le nostre abilità nello slalom, ma per non farci mancare nulla in prossimità di alcuni attraversamenti per i mezzi agricoli sono state inserite delle vere e proprie barriere, ma non vi preoccupate perché se riuscirete a superarle senza grossi problemi potrete continuerete a pedalare finché non vi troverete ad uno splendido bivio, senza ciclabile ne strada.

Dopo il successo di questa pista ciclabile si è pensato bene di fare un altro troncone ciclabile che permette ai ciclisti di sviare l’intensissimo traffico della zona Blatta usufruendo di una corsia preferenziale, basta solo fare attenzione agli incroci mal segnalati, alle uscite carraie delle abitazioni, forse per niente segnalate e soprattutto alla fine o inizio, dipende dal senso di marcia, per evitare di andare a sbattere contro le barriere, naturalmente piazzate lì per la sicurezza del ciclista.

Ultimo troncone di ciclabile realizzato nell’ultimo biennio supera di gran lunga le precedenti concorrenti, due strisce di vernice rossa che costeggiano entrambi i lati di corso Galileo Ferraris, fino all’ultima rotatoria che si trova tra le frazioni di Torassi e di Castelrosso. Strisce perfettamente dritte, tolto qualche strano intreccio in prossimità della rotatoria “della Prealpina”, che lascia libero arbitrio su come procedere ai nostri ciclisti. Aggiungiamo poi qualche piccola interruzione in prossimità delle fermate degli autobus, del resto un autobus che sorpassa un ciclista e subito dopo svolta a destra per effettuare la fermata non presenta alcun rischio, contorniamo il tutto dagli avvallamenti, causati dalle opere di stesura della fibra lungo quella tratta stradale e che naturalmente sono state tappate con una colata di catrame ed la ciclabile è completa, o quasi.

Forse pensandoci bene il colore rosso utilizzato per identificare queste due piste parallele serve, anzi serviva visto che è stato cancellato dalle intemperie, ad indicare il rischio elevato alla quale un ciclista potrebbe andare in contro percorrendola.

Mi chiedo quando sia stata l’ultima volta che qualcuno della nostra amministrazione abbia pensato ad effettuare opere di manutenzione o miglioria a queste infrastrutture, sempre se qualcuno ci abbia mai pensato dalla loro realizzazione. Penso che con un minimo di buona volontà e qualche analisi o studio dedicato si possa migliorare quella che è l’attuale disastrosa situazione dei “tronconi” di pista ciclabile attualmente disponibili sul nostro territorio chivassese.


Sandro Braghin