Sono la giovane chef di un ristorante esclusivo di Torino.
Il ristorante dove lavoro e’ stato uno dei primi a chiudere in città’. La chiusura e’ avvenuta in maniera graduale: prima la pasticceria e poi la cucina. C’è stato un calo del fatturato giorno dopo giorno finchè la titolare ha chiesto a noi dipendenti di rimanere a casa. Essendo un ristorante che girava parecchio, si e’ chiuso tranquillamente e si sono salvati tutti i posti di lavoro. Siamo fortunati!
Adesso, da diverse settimane, sono chiusa 7 giorni su 7 nella cucina di casa mia a Chivasso, invento e cucino nuove ricette per il ristorante.
Ho appena letto che i bar, le discoteche e i ristoranti saranno gli ultimi a riaprire, e penso…
Vorrei vedere non solo la luce in fondo al tunnel. Ma un grande arcobaleno di speranza, come quello tutto mani e cuori che i bambini dipingono sulle lenzuola appese.
Voglio condividere con voi una poesia: “Guarire”, di Irene Vella
E la gente rimase a casa e lesse libri e ascoltò e si riposò e fece esercizi e fece arte e giocò e imparò nuovi modi di essere e si fermò e ascoltò più in profondità qualcuno meditava qualcuno pregava qualcuno ballava qualcuno incontrò la propria ombra e la gente cominciò a pensare in modo differente e la gente guarì.
E nell’assenza di gente che viveva in modi ingoranti pericolosi senza senso e senza cuore, anche la terra cominciò a guarire e quando il pericolo finì e la gente si ritrovò si addolorarono per i morti e fecero nuove scelte e sognarono nuove visioni e crearono nuovi modi di vivere e guarirono completamente la terra così come erano guariti loro.
E così il 26 marzo ho compiuto 44 anni e svegliandomi ero… ironicamente convinta di averne ancora 43, abbiamo riso di quel tanto…ma obiettivamente parlando in questo periodo si vive come se il tempo si fosse “fermato” ad un giorno “X“ non ben definito. A casa il tempo passa senza sapere che giorno è, siamo in quattro io mio marito Claudio Mura, le mie due bimbe Ginevra e Marianna di 10 e 7 anni.
E…guardo loro mi ispiro a loro…che vivono ogni giorno con estrema serenità e leggerezza, perché per le mie bimbe avere i genitori a casa tutto questo tempo è un sogno. Io amo il mio lavoro è tutto quello che ne concerne, ho un centro estetico a Chivasso che in tempi “normali“però mi porta via da casa sei giorni su sette dalle otto alle 19. E questa situazione mi ha dato modo di riscoprire il piacere di fare la mamma e la moglie a tempo pieno, si trascorre il tempo facendo i compiti, si gioca, si guarda la tv, si cucina… tutte azioni semplici ma quando si lavora così tanto non sempre si fanno in maniera tranquilla E senza pensare ad altro.
Anche il rapporto di coppia trascorre diversamente si dialoga 360° su tutto quello che si affronta nel quotidiano si progettano nuove idee per il futuro anche a livello lavorativo ecc.
Non nego che però alla sera un po’ di malinconia cala, l’incertezza di questo tempo e qualcosa che ti rende impotente. Il nostro non sapere verso cosa stiamo andando a volte sconfortante ma mi è stato insegnato da persone più “sagge” di me che vivere nel “qui e ora“ è fondamentale per far si che la mente non dilaghi in pensieri “assurdi“.
Abbiamo la salute, cosa che da adesso in poi non darò mai più per scontata il mio
corpo biologico è un oggetto dato, diciamo così “in prestito“ e come tale deve
essere rispettato e prendermene cura.
Ci sentiamo tutti supereroi ma la nostra armatura fondamentalmente è fatta di cartapesta ci si augura tutti di ritornare ad un una quotidianità diversa e quando questo accadrà sicuramente il bagaglio di quest’esperienza farà vivere tutti noi con uno sguardo diverso tutto quello che accadrà ogni giorno
ho due bimbe disabili, un marito e una stupenda golden retriever.
Una vita complessa la nostra.
Scappiamo da nove anni…. Da cosa? Dai virus….. Quei piccoli esseri che quando si arrabbiano fanno paura anche ai grandi medici…
E il COVID 19 è molto arrabbiato! Io e la mia famiglia da sempre giochiamo a nascondino con i virus… Per poi uscire e liberare tutti.
Abbiamo visto che nascondendo i da loro e mantenendo una linea di igiene ferrea i virus si annoiano.. E vanno a cercare qualcun altro…
Allora non ci resta che nasconderci tutti… Perché se questi esseri ci trovano hanno il potere di arrivare anche a portarci via il respiro…. Noi cerchiamo nel nostro piccolo di arginarli….
Abbiamo visto parecchie volte altri virus entrare nel corpo delle mie bimbe… Perché loro sono immunodepresse… E non sanno giocare bene a nascondino….
Abbiamo vissuto il dolore e il senso di impotenza…. Per ora abbiamo vinto noi…e mai come oggi tutti insieme dobbiamo essere forti… Rifugiarci e stare in Silenzio… Riflettere e assaporare quello che abbiamo…. Stringere I denti…. Unirci contro il COVID19…e essere consapevoli che dopo questa dura lotta avremmo imparato ad apprezzare tutto quello che avevamo dato sempre per scontato…
Grazie a Matilde e a Margherita abbiamo imparato tante cose…
Abbiamo riscoperto valori e sentimenti…abbiamo imparato a convivere con la rabbia, la paura, la rassegnazione e tante altre emozioni che cerchiamo di gestire per non impazzire.
Bisogna attingere dal dolore per capire e amare ciò che abbiamo… La VITA! Abbracciamo tutta Chivasso…
Se ce la facciamo noi ce la farete anche voi.
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Il puntino che si credeva un Re – Un racconto a cura della pedagogista Sara Caretta.
C’erano una volta Vania e Giacomo, due fratelli, che al mattino dopo la colazione andavano a scuola. A Vania e Giacomo piaceva andare a scuola per imparare tante nuove cose e stare insieme ai loro amici.
A volte dopo la scuola andavano al parco!
Un giorno però arrivò da molto lontano un piccolo puntino, che si credeva un re, ma un re cattivo che voleva governare su tutto e tutti, il suo nome era COVID-19.
Nel giro di pochi giorni decise di far chiudere le scuole, i parchi e i negozi, minacciando chi sarebbe uscito di prendersi una brutta influenza. Tutte le mamme, i papà e i nonni decisero di rimanere a casa, anche Vania e Giacomo rimasero a casa e decisero di creare degli scudi d protezione che davano dei super poteri!
Potere delle mani pulite, potere delle mascherine, potere della speranza. I bambini avendo questi poteri si sentivano al sicuro. Intanto il re andava in giro a spaventare tutti, diventando sempre più arrabbiato, ma con il tempo grazie ai super poteri dei bambini inziò a diventare sempre più piccolo, fino a quando sparì!
Così Vania e Giacomo organizzarono una grande festa, invitando i loro nonni e amici per potersi riabbracciare!
Sembra di vivere in uno di quei film che amo guardare quando voglio rilassarmi un po’ la sera prima di andare a dormire…ma purtroppo non è solo il film che mi farà distrarre qualche ora ma una bruttissima realtà.
Sono seriamente preoccupata per tutti noi, se me lo avessero preannunciato qualche mese fa non ci avrei mai creduto.
Essendo una commerciante sono ovviamente dispiaciuta di non poter lavorare, inutile negarlo, amo il mio lavoro, ma il dispiacere più grande è quello di non poter vedere e abbracciare le mie figlie, il mio nipotino, e la mia mamma.
Come me tanti genitori e nonni oggi si trovano nella stessa situazione, ma dobbiamo rispettare le regole, stare nelle nostre case e nei momenti di sconforto pensare al momento in cui potremmo riabbracciare le nostre persone care…SARÀ UNA GIOIA SENZA FINE!
Immagino al pranzo che organizzerò insieme a tutta la mia famiglia e quando ci penso durante il giorno mi aiuta a tirar su il morale, dall’emozione mi scende una lacrima di Gioia e speranza.
Ne approfitto per mandare un caloroso abbraccio e un sorriso a tutte le mie dipendenti, i miei affezionatissimi clienti e tutte le persone che in questo momento stanno affrontando in prima persona questa difficile battaglia!
I personaggi di questo racconto sono più reali di quanto si creda. Esiste la baracca col pavimento di metallo ed esiste l’eremita. Esistono i problemi economici mondiali e le teorie di Einstein.
Nel momento in cui ho scritto questo racconto, il 17 Marzo 2020, ero al venticinquesimo giorno di confino volontario. Il 21 Febbraio ero nel mio garage-laboratorio con la solita combriccola di amici che mi veniva a trovare. Casualmente c’era la radio accesa e così venimmo a sapere cosa stava accadendo. Riposi i miei attrezzi, feci uscire gli amici e dissi loro che per un bel po’ non ci saremmo rivisti. Si misero a ridere e mi presero in giro. Oggi, 17 Marzo, ci sentiamo quasi tutti i giorni ma non mi prendono più in giro. Come sentii la notizia feci un rapido calcolo: Se a quel signore di 38 anni era stato appena diagnosticato il coronavirus, significava che era stato contagiato circa due settimane prima, il 3 di Febbraio. Il mio garage è sulla strada principale di Bogliasco e a Bogliasco il 50% delle abitazioni sono seconde case e la maggior parte dei proprietari proviene dalla Lombardia. Tra il 3 di Febbraio e il 17 , quante di queste persone erano venute a godersi qualche bella giornata al mare? Quante ne avevo incontrate? Quante si erano fermate davanti al mio garage per chiacchierare o per guardare i miei lavori? Dietro a casa mia abita una simpatica vecchietta che viene da Orzinuovi, in provincia di Brescia. Spero che stia bene.
Qualcuno mi disse che avevo paura. Beh…se si arriva a 73 anni e si ha paura di morire è un bel guaio perché vorrebbe dire che non si é riusciti ad ottenere i risultati che si desideravano e il tempo scarseggia. La mia paura, reale,profonda,devastante era che con una mia leggerezza potessi distruggere i miei risultati: La mia famiglia,mia moglie,le mie figlie,le mie nipoti e tutti quelli che mi hanno aiutato ad ottenere questi risultati. Sfortunato chi muore giovane senza aver lottato.
Le cose sono andate come sono andate anche se ebbi il buon gusto di suggerire al vento e al mare di fermare l’aria e le onde per 21 giorni. Ora non sarei qui a scrivere queste cose.
Il virus non ha preso l’Orient Express per venire da noi quindi bisognerebbe porsi qualche domanda.
Tutti i virus provengono dalle zone più povere del sud-est asiatico. Perché non si cerca di risolvere questo problema? Le multinazionali del farmaco piangerebbero ma io dico:meglio loro che noi.
Perché questo virus è così vile da prendersela con i più deboli? Non lo so ma quei deboli sono quelli che costano di più e rendono di meno.
Eppoi tante voci, silenzi, accuse,menzogne.
Mi disgustava entrare nel merito di quelle questioni e decisi di raggrupparle in un racconto più lieve ma non troppo.Se lo leggerete con attenzione troverete la risposta a molte delle domande che oggi si pongono tutti coloro che seguono il feretro di un loro caro.
La visita
Nessuno sapeva dare la giusta età a Giacomo e il nome fu quello che gli affibbiarono. Non si sapeva da dove era arrivato e il perché. Era apparso all’improvviso qualche anno prima e si era sistemato in una baracca in cima ai monti. All’inizio le persone che capitavano da quelle parti lo guardavano con sospetto e minacciavano i bambini di andarlo a chiamare se non si fossero comportati bene ma poco alla volta si abituarono a lui. Negli anni cominciarono ad avvicinarsi finché divenne una tappa consueta per quelli che amavano camminare in mezzo ai boschi. In tanti anni non pronunciò nemmeno una parola ma in compenso si faceva capire grazie all’espressione. Sorrideva, quello sì, ma niente di più. Quando arrivò la baracca era in pezzi. Con qualche attrezzo di fortuna riuscì a rimetterla in piedi ma la cosa straordinaria fu come realizzò il pavimento. A metà della salita c’era un deposito di materiali ferrosi. Quando si accorse che erano stati accatastati dei grossi bidoni metallici ormai inservibili, cominciò, di notte, ad andare a prenderseli e di giorno, con una grossa cesoia, creava dei pannelli piuttosto grandi che in seguito fissò al pavimento e legò l’uno all’altro. Certamente era una soluzione rumorosa ma lui era quasi sempre fuori e le poche volte che era dentro si proteggeva dall’umidità del terreno. Al centro aveva lasciato un grosso spazio quadrato dove bruciava legna quando faceva freddo. Il suo letto era una sdraio e dentro alcune cassette di legno che avevano ospitato delle patate, c’era tutto quello che gli serviva per cucinare. Vicino alla casa si era fatto un orto, che recintò con una vecchia griglia che aveva recuperato dal suo solito fornitore di materiali usati. Gli animali del bosco furono più coraggiosi delle persone. Giacomo amava rimanere seduto fuori, su di un tronco appoggiato alla parete della baracca, ben oltre il crepuscolo.
I primi che si avvicinarono furono i caprioli, poi i ricci e i cinghiali. Cominciò a lasciare qualche mucchietto di insalata o ghiande o radici sempre più vicino e alla fine venivano anche per farsi accarezzare.
E venne l’ora delle visite. La notizia del suo arrivo si era già sparsa da qualche anno quando cominciò a circolare la voce che fosse un guaritore. Certo….una persona che viveva, mangiava e si comportava in quella maniera senza avere delle conseguenze nocive…doveva avere delle doti soprannaturali. Poco alla volta cominciarono ad arrivare: si sedevano accanto a lui…cominciavano a parlare e alla fine se ne andavano sollevati. Qualcuno riuscì persino a guarire da qualche malanno ma sicuramente non per merito di Giacomo. Mentre parlavano faceva sempre segno di sì scuotendo il capo e sporadicamente si voltava a guardarli e quando se ne andavano li salutava con un gesto della mano.
Una vera e propria confessione laica che però sfruttava l’autoconvincimento delle persone a stare meglio.
Il risultato fu che Giacomo e i suoi animaletti cominciarono a mangiare anche formaggi, latte, frutta e dolci.
Da alcuni giorni stava nevicando. Giacomo se ne stava vicino al fuoco sulla sua sdraio, avvolto in una coperta dono di una signora guarita dall’ansia. Dentro alla baracca aveva da mangiare per un mese e aveva legna sufficiente per bruciare. Ogni tanto si alzava e gettava qualche pugno di ghiande o di verdure fuori dalla porta.
Quando la nevicata terminò, il sole pensò bene di illuminare lo splendido spettacolo degli abeti imbiancati, dei monti, delle case.
Giacomo si era seduto sul suo solito tronco e guardava tutt’intorno con gli occhi socchiusi quando fu attratto da qualcosa di bianco che si stava avvicinando alla baracca. Li sbatté più volte poi si rese conto che si trattava di una persona ma la cosa straordinaria fu che era vestita completamente di bianco: Scarpe e cappello compresi.
Si alzò in piedi e lasciò che si avvicinasse.
-”Buongiorno maestro.” -”Buongiorno a lei.” -”Posso sedermi?” -”Certo. Le faccio spazio.” Giacomo gli cedette il posto e si sedette su di un ceppo davanti a lui. -”Come stai?” -”Non mi lamento.” -”Sai chi sono?” -”Temo di sì.” Lo sconosciuto si mise a ridere. -”Via. Non devi aver paura di me. Non ce n’è alcun motivo.” -”Non ho paura per me.” -”Sei sempre lo stesso. Pensi agli altri prima che a te.” -”Mi pare una buona cosa.” -”Delle volte bisogna lasciare che le cose vadano per il proprio conto.” -”Se lo dice Lei le credo.” -”Sai perché sono qui?” -”Pensavo di saperlo ma le sue parole mi mettono un dubbio.” -”Bravo. E’ proprio così. Potrà sembrarti strano ma sono qui per un parere.” -”Io? Un parere a Lei?” -”Già. Delle volte capita anche a Noi di aver bisogno di un parere.” -”Le credo se me lo dice.” -”Ecco qua. Ti sei rintanato quassù perché eri disgustato del modo di vivere di quest’epoca. Non hai più proferito parola perché ti sei reso conto di quanto male possano fare. Sei il consulente ideale. Per la verità ne avremmo anche un altro: Un ebreo esperto di gravitazione universale che ha detto che ogni tanto occorre una bella guerra con morti e distruzioni che permetta di rinnovare e migliorare il popolo umano. Senza dubbio ha ragione ma mi chiedevo se fosse l’unica soluzione;se non fosse possibile educare in qualche altra maniera la gente. In effetti c’è necessità di rinnovamento: la popolazione ha raggiunto una bella densità e i nostri rappresentanti sulla terra non ne vogliono sapere di limitare le nascite: anzi, le auspicano. Tante persone creano un problema economico. Finanziario. Ormai sono di moda gli investimenti, le scommesse sullo sviluppo di una certa azienda. Si stanno creando delle enormi bolle che potrebbero scoppiare da un momento all’altro confermando le tesi di quel signore ebreo. Se tutti gli investitori cominciassero a chiedere indietro il loro denaro…beh…sarebbe un guaio. La terra potrebbe persino diventare un pianeta dove faranno scalo solo le astronavi di altri mondi. Ci vorrebbe una bacchetta magica e far ritornare tutti all’età della pietra ma questo è contro i nostri principi. Cosa ne dice.?” -”Ha ragione. E’ un bel guazzabuglio…però non sono d’accordo con quel signore ebreo.” -”Perché?” -”Mah…è semplice. Se uno perde una guerra vorrà vendicarsi prima o poi e si creerebbe una spirale senza fine. La violenza ha buona memoria. L’idea della bacchetta magica non mi dispiace ma Voi da quell’orecchio non ci sentite. Riduzione delle nascite? Mi viene da ridere. Secondo me, e lo dico solo a livello teorico perché non mi piace per niente, ci vorrebbe un killer sconosciuto che elimini una bella fetta di popolazione. Magari le fasce più inutili, superflue. Si farebbe in maniera che l’economia crolli, tanto si darebbe la colpa al killer misterioso. Sarebbe crudele ma lo cosa finirebbe lì e si creerebbe un bel trampolino per il futuro. Ovviamente mi vergognerei al solo pensarci. E’ un discorso puramente teorico visto che lei me lo ha chiesto.” -”Certo. Si fa per parlare. Lo sai che non ci avevamo pensato? Il nostro capo ci ha detto di andare in giro per veder di trovare una soluzione. “ -”Sarebbe un crimine se accadesse una cosa del genere.” -”Concordo pienamente. Hai qualche impegno per il futuro?” -”No. Per me il tempo non esiste più.”-”Ti piacerebbe venire con me? E’ bello il posto dove vivo e puoi venirci anche tu …se vuoi.” -”Non mi dispiacerebbe.” -”Allora andiamo.”
Giacomo ed il signore vestito di bianco si incamminarono sul prato coperto di neve ma ad ogni passo le loro orme diventarono più leggere e sparirono in una nuvola.
In questo periodo di crisi, le categorie di medici e infermieri sono le persone più sollecitate, tuttavia per far funzionare la “macchina” ospedale ci sono un sacco di altre persone in prima linea ed a contatto con il pubblico: è il caso degli addetti alla portineria e al centralino.
Dal lunedì al sabato 1 addetto si occupa di portineria, gestione mezzi che entrano ed escono dal cortile informazioni alla gente che entra in ospedale cercando di far mantenere la distanza di 1 metro, quindi a contatto diretto con l’utenza, 1 altro addetto si occupa della consegna dei referti degli esami del sangue dalle 8 alle 18 e gli altri 3 addetti rispondono al telefono: in 8 ore si ha una media di 200/250 chiamate a telefono…
Durante il pomeriggio rimaniamo in 2 o 3 operatori che fanno portineria e centralino.
Di notte c’è sempre 1 operatore che fa centralino e portineria.
Alla domenica si fa centralino e portineria in 2 operatori, dalle 6 alle 22 e da soli dalle 22 alle 6.
Ovviamente non non siamo gli eroi del DEA (il pronto soccorso, ndr) ma noi mettiamo in contatto i reparti interni con qualsiasi numero di cui hanno bisogno, rispondiamo a qualsiasi utente che necessita di GUARDIA MEDICA o IGIENE PUBBLICA per avere notizie sul COVID 19
Questo è in breve ciò che grosso modo facciamo. Non vogliamo una medaglia, e per questo voglio restare anonimo, ma sappiate che anche noi stiamo combattendo!
Purtroppo anche io ho dovuto chiudere attività nonostante da decreto sono tra le attività che possono lavorare.
Con tutta la buona volontà abbiamo provato a offrire il servizio sia a Castelrosso che a Chivasso ma ahimè la paura è tanta e giustamente la gente esce solo per la spesa!
Spero che tutto questo finisca al più presto e che si possa tornare a sorridere tutti insieme! Un abbraccio virtuale a tutti quanti e sopratutto ai miei clienti!!!
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