di Andrea Tuninetti

Essì, vigile o nonno-vigile, questo è il problema.
Come molti dei nostri concittadini sapranno, ad inizio anno scolastico, tra lo stupore dei genitori dei ragazzi che frequentano i nostri istituti, è venuto meno il servizio dei nonni-vigile.

I quali, nel corso degli anni, hanno svolto con amore e diligenza il compito loro affidato che consisteva nel vigilare sulla sicurezza dei nostri bambini all’entrata e all’uscita degli stessi dagli istituti scolastici, il tutto compensato con un piccolo contributo.

Risorsa e riforma

I nonni vigile erano coordinati dalla Protezione Civile di Chivasso , alla quale il comune “girava” il compenso: una formula studiata negli anni per agevolare il coordinamento senza appesantire la macchina comunale.

A fronte della riforma del terzo settore, la protezione civile non può più effettuare servizi quali il blocco della viabilità (assurdo, ma tant’è), e quindi neanche i nonni vigili di Chivasso, assegnati alla protezione civile come visto.

Da servizio a privilegio?

Attenzione: questo non vuol dire che non possono più esistere i nonni vigili a Chivasso, ma solo che non possono più essere in forza presso la protezione civile! Infatti, in una paio di scuole cittadine, dove ha voluto, l’amministrazione Castello ha affidato il servizio ad una cooperativa (a che cifra?). La vera domanda è: dato che la soluzione c’è, perché è stata applicata solo per pochi?

Ad oggi vi sono molti casi dove le nostre scuole sono sprovviste di questo servizio.

Tuteliamo i bambini!

Purtroppo ho assistito, davanti a una di queste scuole, a situazioni di vero e proprio pericolo causate perlopiù dal non rispetto dei vari divieti da parte dei genitori che si apprestano a prendere i loro figli o dai residenti che, anche se non dovrebbero, si sentono legittimati a passare lo stesso.

Io mi chiedo, quindi, ma se non si vogliono pagare le piccole somme per i nonni-vigile che mettendo le loro transenne riuscivano a mantenere elevata la sicurezza dei nostri bimbi, perché non si potrebbe scomodare il nostro corpo municipale a presidiare la zona  punendo con delle sanzioni chi non rispetta le regole?

Credo che chi definisce “Chivasso la città dei bambini” dovrebbe quanto meno come prima cosa tutelare la loro vita.


Andrea Tuninetti

Il trasporto pubblico chivassese

di Cristina Sargenti

Sono le 8. Esco di casa e mi reco a piedi alla fermata dell’autobus di via Blatta col passeggino gemellare. Siamo io e i miei due bambini.

Oggi dobbiamo prendere il bus, la linea blu di Chivasso. Il pullman arriva puntuale alla fermata e sorge il primo problema. Si tratta di un bel bus di linea della capienza di 50 posti a sedere. All’interno ci sono l’autista e il secondo autista. C’è una alta scalinata da affrontare per accedere al pullman. “Ok, ce la posso fare!”. Chiedo al mio primo bimbo di scendere e salire da solo sul bus ed aspettarmi dentro. Poi cerco di affrontare la scalinata da sola con l’altro bimbo sul passeggino (troppo piccolo per poter entrare ed aspettarmi da solo).

Gli autobus chivassesi

Per fortuna il secondo autista viene ad aiutarmi a salire. Blocco il passeggino e ci sistemiamo. Siamo soli. Noto che non sale nessuno per alcune fermate. Dopo 15 minuti finalmente salgono i primi passeggeri. Mi sorge una domanda: ma perché questo pullman così grande è quasi completamente vuoto?

Sono arrivata alla meta, Castelrosso, in perfetto orario. I passeggeri a questo punto sono 6. Per scendere dal pullman ho lo stesso problema che avevo per salire ma per fortuna una donna ci aiuta a scendere. Continuo a pensare alla capienza del pullman rispetto agli utilizzatori.

Devo ritornare indietro, prendo il pullman che parte alle 9.25 da Castelrosso. Altrimenti dopo di questo dovrei aspettare due ore per poter ritornare.

Tutto sommato è stato positivo prendere questo mezzo. È un servizio necessario ad una città come Chivasso e potrebbe essere migliorato ed incentivato.

Mobilità elettrica e contraddizioni

Penso che un pullmino più piccolo elettrico potrebbe funzionare meglio e però fare più passaggi durante la giornata. Così sarebbe più facile salirci col passeggino perché sono più bassi, raso marciapiede. Non dovrei chiedere aiuto per salire e non inquinerebbero, sarebbero adeguati all’epoca che stiamo vivendo che ci chiede meno emissioni di CO2 in atmosfera.

Leggendo articoli e ascoltando servizi sulla materia, scopro che esistono addirittura micro autobus elettrici, stampati in 3D, guidati da un supercomputer. Una risorsa già adottata in diverse città nel mondo: stiamo davvero vivendo in un’epoca rivoluzionaria, in cui la tecnologia è davvero al servizio dell’uomo per migliorarne la qualità della vita.

Quindi mi informo meglio e scopro che il Comune di Chivasso ha appena acquistato altri due pullman simili da 50 posti, a gasolio spendendo 275.000 euro. Che i suddetti bus sono utilizzati esclusivamente come Scuolabus e sono di proprietà del Comune e quindi, potenzialmente utilizzabili per l’intera comunità ma vengono adoperati solo nelle fasce orarie scolastiche.

Inoltre, scopro che da almeno 5 anni si parla della necessità di avere tre autobus elettrici per il trasporto pubblico, ma non sono mai stati acquistati.

E nuovamente, ci troviamo davanti alla contraddizione di amministratori che si riempiono la bocca di paroloni ecologisti sulla mobilità sostenibile, sulla micromobilità, per poi vivere, nella migliore delle ipotesi nell’immobilismo.

Perché i pullman a gasolio da 275.000 € sono l’ennesima dimostrazione che predicare bene ma razzolare male fa più danno di una nuvola di particolato.

Nuvola di smog

Cristina Sargenti

di Sandro Braghin

Qualche anno fa sono stati fatti molti investimenti nella zona centrale di Chivasso per “abbellirla”, uno tra questi è stato il rifacimento di via S. Marco, che è stata ripavimentata, è stato rifatto l’impianto di illuminazione di tutta la via e successivamente è stata trasformata in ZTL, con tanto di porta elettronica con videocamera per sanzionare i trasgressori.

Sicuramente questa non è la maggior via commerciale di Chivasso ma volendo fare due passi in tranquillità potrebbe anche avere il suo perché.

Peccato però che con tutte le decine di migliaia di Euro che si sono spese nell’abbellire questa via, non si sia pensato a spenderne qualcuno in più per migliorare un pochino anche quelli che sono i collegamenti con via Torino.

In particolare il vicolo della Chiesa, che è ormai da tempo ridotto ad essere una vera e propria toilette a cielo aperto. Addentrandosi in esso non si può non percepire l’odore acre dei bisogni dei piccioni della zona, oltre che dei nostri concittadini, magari anche di qualche forestiero, ma continuando a trattenere il fiato, mentre si spera di arrivare il prima possibile alla prossima via, bisogna fare anche attenzione a dove si mettono i piedi, per evitare di pestare spiacevoli ricordini, che a primo acchito non sembrerebbero lasciati dai cani, anche perché i cani a Chivasso sono super controllati nell’espletazione dei loro bisogni, ma questo potrebbe essere un altro argomento su cui parlare.

vicolo della Chiesa visto da via Torino

Il momento del bisogno

Proprio lo scorso sabato mattina attorno alle 11:30 (in pieno giorno) mi trovavo in piazza della Repubblica, prossimità di questo vicolo, stavo facendo due chiacchiere con un amico ed il nostro sguardo è andato verso questo vicolo. Abbiamo iniziato a fare le considerazioni di cui sopra, quando proprio in quel momento una signora con una bambina si è addentrata qualche metro all’interno del vicolo, la signora ha tirato giù i pantaloni della bimba, l’ha sorretta per farle fare il bisogno di cui aveva la necessità e via come nulla fosse.

A vedere questa scena siamo rimasti un po’ basiti, ma dopo qualche secondo abbiamo pensato bene di farle notare che nell’arco di una decina di metri si trovano diversi locali pubblici con dei servizi. Naturalmente lei molto imbarazzata se n’è andata senza darci molta considerazione, lasciandoci forse con la speranza che la prossima volta utilizzeranno un servizio pubblico.

Non so come sia possibile oggigiorno che in una città come Chivasso in pieno centro ci possa essere un vicolo in queste condizioni, basterebbe veramente poco per migliorare la situazione ma probabilmente sebbene stiamo parlando del centro cittadino non salta all’occhio delle persone.


Sandro Braghin

di Diego Alfeo e Francesco Vaj

Aree verdi e corsi d’acqua, pulizia controllata o a macchia di leopardo?

Mi capita spesso di fare quattro passi nelle aree verdi sparse in città ed ultimamente ho notato in uno delle due più grandi aree verdi di Chivasso, quella del Bricèl, è stata fatta una gran pulizia delle sterpaglie ma, ahimè, a discapito di una delle rogge che scorre in quella zona nella quale è caduta molta dell’erba tagliata senza che sia in qualche modo stata raccolta rimanendo  lungo la sua riva.

Come se non bastasse in questo periodo autunnale le piante presenti lungo il percorso stanno perdendo il loro fogliame coprendo in toto il sentiero che costeggia la riva sinistra del Po in modo da farlo appena intravedere: oltre al parco del Mauriziano, dove si svolge annualmente l’esposizione dei mezzi agricoli durante la fiera annuale dedicata al nostro patrono a mio avviso è tra le più belle aree verdi che abbiamo qui a Chivasso. Posso comprendere che ci siano tantissime priorità presso Palazzo Santa Chiara ma penso che una manutenzione costante, con un’opportuna calendarizzazione degli interventi, la si debba assolutamente fare, magari anche pensando di ripulire i tratti dei corsi d’acqua che scorrono in città scongiurando eventuali inondazioni durante il periodo di piogge abbondanti.

L’anniversario dell’alluvione del 1994 ricorre proprio in questi giorni e sulle rive dei nostri torrenti iniziano ad accumularsi detriti di ogni tipo. Siamo ancora in tempo per poter intervenire prima che la situazione diventi nuovamente ingestibile ed evitiamo di correre ai ripari quando ormai sarà troppo tardi.

Chivasso, il parco del Bricel

I nostri fiumi, sofferenza continua

Parlando con gli anziani del paese, fino agli anni ‘70 del secolo scorso, ricordano che nel periodo estivo avevano la cura di pulire gli argini dei vari torrenti e fiumi nelle immediate vicinanze del nostro comune, con il vantaggio che, recuperando il legname trovato, avevano la possibilità di scaldarsi in inverno.

Nel frattempo, il progressivo abbandono delle campagne conseguente all’industrializzazione del territorio e, successivamente, una dialettica pseudo ambientalista hanno portato, purtroppo, all’incuria più totale delle sponde.

Soprattutto la colpevolizzazione di ogni tipo di intervento manutentivo è da ritenere corresponsabile dei disastri procurati dalle alluvioni degli ultimi decenni. Sarà pur vero che il dragare i fiumi comporta una menomazione dell’ecosistema fluviale, e anzi, anche l’eccesso di dragaggio danneggia l’alveo e fa correre rischi anche ai ponti, che senza la protezione dei sedimenti, rischiano di avere le pile scoperte. Ma la pulizia e la manutenzione ordinaria sono state semplicemente dimenticate. E così la manutenzione straordinaria: dopo una piena va rimosso il sedimento, ma solo quello in eccesso, giacché l’acqua correndo a valle in gran quantità porta via terreno, tronchi, sabbia e sassi.

il ponte sul Po di Chivasso, crollato per l’alluvione del 1994

I costi indotti

Lo stesso ponte sul Po di Chivasso, un maestoso ponte in muratura costruito nel 1870, è sopravvissuto per più di un secolo anche grazie alla manutenzione costante delle sponde. Per poi crollare in una manciata di ore a causa dei tronchi e dei detriti che si sono accumulati sulle pile e sotto le sue arcate, ostruendo il naturale flusso dell’acqua e menomando di fatto la sezione libera.

Ebbene, in questo periodo con le recenti precipitazioni mi è capitato di notare diversi detriti di varia natura scorrere lungo il letto del nostro fiume più importante. Quindi domandona: tutti questi detriti verranno recuperati in qualche modo? Se si quando e da parte di chi? Le tecnologie per risparmiare fatiche fisiche ne abbiamo quindi cosa aspettiamo per evitare l’ennesima alluvione?

Sia la ricostruzione seguente ai disastri naturali, sia la doverosa prevenzione inducono costi importanti ai bilanci pubblici. Ma quando l’uomo fa la sua parte, il fiume fa la sua.

Non dimentichiamoci dei corsi d’acqua, non stupiamoci dei disastri. Ma costantemente, accoratamente e con buon senso, adoperiamoci per fare tutti il nostro pezzo, privati cittadini ed enti pubblici, collaborando e sostenendoci l’un l’altro.


Diego Alfeo (D.M.F.)

Francesco Vaj

di Diego Alfeo

Legittima difesa si legittima difesa no, come ne usciamo fuori?

Recentemente si sono verificati sul territorio chivassese alcuni furti in appartamento di varia entità, compreso il furto di un’automobile (sia il web che la carta stampata ne sta parlando in maniera piuttosto massiccia) in diverse ore del giorno e della notte, compresi casi in cui le vittime erano all’interno delle proprie abitazioni.

Il caso è stato sollevato anche in uno dei recenti consigli comunali da parte di Amo Chivasso e le Sue Frazioni sollecitando l’attuale amministrazione comunale che ha preso “a cuore” l’argomento ma accampando come scusa per la sua ignavia la presunta non tempestività di alcuni cittadini nell’avviare le denunce.

In effetti siamo ancora in attesa degli eventuali provvedimenti che avrebbe dovuto prendere l’amministrazione comunale suddetta.

Come difendersi?

Ebbene, a questo punto mi viene da pensare una cosa: ma se ad una certa ora (qualunque essa sia) nell’assenza di un mio vicino di casa ci sia un illecito presso la sua abitazione (chiamiamola pure intrusione non autorizzata) come mi comporto? Io sicuramente senza esitazione alcuna e senza remore o timore interverrei dapprima informando le forze dell’ordine (sebbene siano sotto organico, e questo sappiamo essere un dato di fatto) e immediatamente dopo di persona facendo una qualsiasi sorta di rumore.

Sappiamo benissimo tutti che l’argomento ronde bisogna interpretarlo con un certo criterio e delicatezza: il mio timore primario è quello che a qualcuno venga in mente di interpretare un famosissimo personaggio degli anni ’80 con fare di giustiziere della notte passando legittimamente dalla parte della ragione a qualche denuncia per lesioni o ancor peggio qualche processo per omicidio colposo e \ o premeditato. Non da ultimo, mettendo a repentaglio la sua stessa incolumità fisica, di fronte ad un malintenzionato potenzialmente armato.

In tal proposito la attuale amministrazione comunale ha intenzione di prendere provvedimenti con le risorse che ha disposizione o dobbiamo tornare agli inizi dell’800 con la giustizia privata?

A voi l’ardua sentenza.


Diego Alfeo (D.M.F.)

di Cristina Sargenti

Se mi chiedessero: “Che cosa manca a Chivasso?”
Avrei la risposta tempestivamente pronta: “Uno spazio, uno spazio che non c’è”
Lo spazio che intendo è un centro polifunzionale. Un luogo di aggregazione, un luogo che permetta ai cittadini e alle associazioni senza scopo di lucro di creare! Di offrire qualcosa che ora non c’è o non è alla portata di tutti o non ha un luogo adeguato per farlo.

Faccio qualche esempio.
Se ci guardiamo intorno, la città di Chivasso, autonominatasi (impropriamente a mio avviso) la “Città dei bambini”, scopriamo che ha ben poco da offrire ad un bambino in età prescolare. In certi casi ha ancora meno da offrire rispetto ad altre città limitrofe.

Da poche settimane ha riaperto le porte la Ludoteca comunale “Chicco di Caffè” destinata ai bambini da 0 a 3 anni. “Bene” direte, allora “c’è qualcosa!”

Si c’è ma non è alla portata di tutti perché attualmente la Ludoteca, gestita dalla cooperativa Valdocco, si trova all’interno del C.I.S.S. (Consorzio Intercomunale Servizi Sociali Chivasso), in Via Togliatti e lo spazio dedicato ai bambini è un piccolo stanzino di pochi metri quadrati che può ospitare un numero limitato di persone, per un totale di quattro ore la settimana suddivise in due giorni (il martedì e il giovedì mattina).

Il numero di persone, anche se esiguo, all’interno della stanzetta crea un clima caotico e a tratti faticosamente gestibile per le operatrici che, tra l’altro, propongono anche laboratori ludici manipolativi, artistici e costruttivi. Manca, inoltre, un adeguato spazio per il cambio pannolino. Molteplici volte il problema è stato segnalato al Sindaco.

Una soluzione sarebbe far tornare la Ludoteca all’interno del Gong (Centro giovanile di Chivasso) come alcuni anni fa, centro che offre uno spazio molto più ampio e perciò adeguato alle esigenze della ludoteca. Oppure sarebbe un’altra soluzione, mettere a disposizione uno spazio come un centro polifunzionale.
Un altro esempio di servizio non a pagamento, che non ha purroppo a disposizione alcuno spazio per operare è l’associazione “Mom’s mamme on line” (distretto di Chivasso).

Un’associazione no profit, che opera in Canavese sui distretti di Ingria (Cuorgnè), Ivrea, Chivasso, Biella e Ciriè. Si occupa del sostegno alla maternità e delle tematiche della genitorialità ad alto contatto, attraverso l’organizzazione di eventi sul territorio, con la presenza e l’appoggio di mamme alla pari in allattamento, consulenti IBCLC, psicologhe, consulenti del portare, osteopati, ostetriche e varie figure professionali sul territorio. L’associazione offre anche una fascioteca, una pannolinoteca, una stoviglioteca e biblioteca associativa alle iscritte. Perciò i servizi offerti gratuitamente sono molteplici ma purtroppo una sede adeguata non è ancora stata trovata.


Cristina Sargenti

di Marco Broggini

La storia dell’hit ball a Chivasso inizia nel 2016, anno in cui Manuel Marino si trasferisce in città. Forte della sua lunga esperienza ad alto livello, fonda insieme al vice presidente un’Associazione che da quel momento non ha mai smesso di crescere. La spettacolarità dello sport, la possibilità di praticarlo con ogni condizione atmosferica e l’atmosfera fortemente inclusiva che si respira all’interno del gruppo sono i suoi principali punti di forza.

Hit ball: qualche cenno di storia

L’hit ball è ancora poco conosciuto, ma in Piemonte è praticato da un numero sempre crescente di giocatori da più di vent’anni. È uno sport senza contatto fisico con gli avversari che si gioca 5 contro 5 in ambiente indoor, che coniuga spettacolari parate in tuffo con potenti tiri scagliati con l’avambraccio. Tutto inizia nel 1978 nella scuola media statale “Antonio Gramsci” di Settimo Torinese, dove il professore di educazione fisica Luigi Gigante partorisce l’idea e inizia a sperimentarla con i suoi alunni. Il primo regolamento completo viene depositato in SIAE nel 1986, dopo diversi anni di accurato rodaggio. Nel 1989 nasce la prima squadra vera e propria e  nel 1991 vengono creati i brevetti per le attrezzature. Un altro punto di forza dell’hit ball sta proprio nella semplicità e nel basso costo dei materiali che servono per iniziare a giocarci: un paio di bracciali a testa e un pallone. Dal 1992, anno della fondazione della Federazione Italiana Hit Ball, lo sport viene presentato in numerose scuole del torinese e iniziano i campionati. Oggi l’hit ball è praticato soprattutto nella provincia di Torino, ma si sta diffondendo a macchia d’olio in tutto il nord Italia grazie alla sua inclusività: lo sport è adatto proprio a tutti e non richiede standard fisici o tecnici troppo elevati. Dal 2019 la FIHB è stata inglobata nell’Unione Italiana Sport per Tutti (UISP), che si occupa di organizzarne le competizioni e contribuire alla crescita della disciplina con il suo respiro nazionale.

I risultati dell’Hit Ball Chivasso

L’Hit Ball Chivasso inizia la sua avventura nei campionati nazionali nello stesso 2016, con i suoi 15 iscritti. Al via della serie C1 si presentano M. Hackers e Dracarys, che chiudono la stagione a braccetto in testa alla classifica. La B2 2017/2018 vede le due squadre sfiorare i playoff promozione. Nel 2019 i M. Hackers, al termine di un anno da incorniciare, non riescono a vincere in finale, mancando così il passaggio in B1. La crescita impressionante dell’organico dell’Hit Ball Chivasso porta ai blocchi di partenza della stagione 2019/2020 ben quattro squadre nelle diverse categorie: Biautabras Rivarolo e BUSIness Krakens in C1, Neo Hackers e Dracarys in B2. L’obiettivo comune è migliorarsi sempre e cercare di arrivare più in alto possibile, consentendo di crescere ancora a un movimento che diffonde i valori più belli dello sport.

L’Hit Ball Chivasso si allena martedì, mercoledì e giovedì dalle 20.00 alle 22.00 nella palestra della Scuola Media “Demetrio Cosola” di Castelrosso. Coloro che volessero provare a lasciarsi appassionare da questo sport possono presentarsi gratuitamente per il loro primo allenamento. Una comunicazione anticipata può migliorare questa esperienza, perché permette agli allenatori di preparare una sessione su misura per i nuovi arrivati. L’Hit Ball Chivasso è sempre felice di accogliere forze fresche all’interno di quello che è un grande gruppo di amici, dentro e fuori dal campo.

L’importanza dell’infrastruttura

Oggi l’hit ball viene praticato principalmente nelle palestre delle scuole. Sono solo 3 le palestre degli istituti scolastici in Piemonte omologate dalla Federazione a disposizione per disputare le gare ufficiali. Per un movimento in continua crescita la coperta è sempre più corta e anche l’hit ball, come ogni altro sport, ha bisogno di un’infrastruttura appositamente dedicata. La creazione di un campo omologato nel chivassese permetterebbe alla città di avere un ruolo centrale nella diffusione di questo sport, attraendo le diverse realtà territoriali. La disciplina ha solo bisogno di uno spazio chiuso, con superfici lisce dove il pallone può rimbalzare senza impedimenti. Caratteristiche semplici per un’infrastruttura che può fare un’enorme differenza per uno sport che ormai ha i numeri e l’apparato organizzativo giusti per spiccare il volo una volta per tutte.


Marco Broggini

di Sandro Braghin

Dalle 17:00 di oggi, sabato 19/10, si è sfaldato il manto stradale in corso Galileo Ferrari, in corrispondenza dell’Intersezione con via Mazze.

Visto dal marciapiede sembrerebbe un cedimento del sottosuolo, forse a causa di un guasto alla rete idrica, essendoci sul posto tecnici della Smat. Al momento può sembrare un piccolo inconveniente ma se non sarà ripristinato alla svelta potrà causare e grandi disagi alle persone in transito per una delle maggiori arterie chivassesi.

Speriamo che la situazione sia ripristinata nel minor tempo possibile anche perché al momento il traffico veicolare non è molto intenso ma durante una normale giornata lavorativa la situazione potrebbe diventare un po’ più critica.


Sandro Braghin

di Matteo Doria

Amo Chivasso e le sue Frazioni: il nome stesso racchiude lo spirito che ha messo in moto un folto numero di persone che, mosse da buona volontà e dedite alla vita della nostra comunità, hanno dato vita a questa lista civica in occasione delle ultime elezioni comunali del 2017 che,  insieme a tutto il centrodestra unito (Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega), ha sostenuto la mia candidatura a sindaco della coalizione , ottenendo solo lei ben il 10% dei consensi totali elettorali (è stata la lista civica più votata in assoluto in Chivasso, ed è risultata la seconda forza della coalizione di centrodestra).

Dopo la tornata elettorale delle comunali del 2017 questa lista civica esprime due figure in Consiglio Comunale, ovvero il sottoscritto in qualità di Vicepresidente del Consiglio ed il Consigliere Federico Savino,  può attualmente contare su una nutrita squadra di lavoro molto attiva, composta da donne e uomini di diverse età, estrazione sociale, occupazione, zona di residenza, accomunata da un unico comune denominatore: la voglia di mettersi disposizione della comunità e l’amore per la il luogo in cui viviamo!

In questi due anni e mezzo in opposizione abbiamo cercato di rappresentare al meglio delle nostre possibilità le istanze della quasi metà della popolazione, che si era recata alle urne al turno di ballottaggio delle ultime elezioni amministrative, affidando la loro fiducia a me ed al centrodestra chivassese, oltre a quelle di quei cittadini che, pur avendo espresso un voto differente, nel tempo ci hanno contattato per esprimere il proprio punto di vista su situazioni grandi e piccole. Abbiamo affrontato molte tematiche, sia di carattere generale, come la necessità di attrarre investimenti per creare occupazione, la necessità di pediatri in città, la tassazione (soprattutto la tassa rifiuti) eccessivamente pesante per i cittadini, la necessità di piani di sicurezza, la richiesta di manutenzioni programmate a strade marciapiedi etc. etc. che di carattere più specifici, spesso partendo da spunti che ci danno con testimonianze dirette proprio i cittadini.

Il luogo pulsante di Amo Chivasso e le sue Frazioni è la sede, ubicata da sempre in piazza delle Repubblica, proprio a fianco al Duomo dove, oltre ad essere il posto fisico dove la squadra di lavoro si riunisce, è anche il luogo dove chiunque voglia effettuare segnalazioni, esprimere pareri su situazioni o anche solo scambiare due parole è sempre il benvenuto! Dialogare con le persone è la risorsa più preziosa, a mio e nostro avviso, per chi vuole occuparsi in modo coscienzioso e proattivo della “vita pubblica”, ed è per questo che, oltre ad un luogo “fisico” dove potersi incontrare, ho deciso anche di creare una mia piattaforma digitale in modo da poter agevolare ancora di più le possibilità incontro e di contatto, mettendo a disposizione questa sezione per la lista civica, appunto. Chiunque voglia mettersi in contatto per effettuare segnalazioni, o per manifestare la voglia di entrare a far parte della squadra in modo attivo, non dovrà fare altro che andare nella sezione contatti

Non siate timidi, Chivasso e le sue Frazioni hanno bisogno di persone come voi!


Matteo Doria

vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore

di Matteo Doria

Sabato 31 agosto 2019, in occasione degli eventi legati alla Fiera del Beato Angelo, ho incontrato presso la nostra sede di piazza della Repubblica l’assessore Regionale alle attività produttive Andrea Tronzano, che ci ha illustrato i piani di rilancio e sviluppo che il neo governo regionale ha intenzione di mettere in atto per far fronte al problema occupazionale.

Abbiamo dialogato sulla situazione del territorio di Chivasso e del chivassese, con interessanti spunti di riflessione.

Facendo rete, uscire dal “tunnel” è possibile.


Matteo Doria

vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore