Un po’ di storia tra il serio ed il faceto!

di Matteo Doria

Il Carnevale di Chivasso 2020 ha già mosso i primi passi, con la presentazione della Bela Tolera Melissa Bertaina, dell’Abba’ Ugo Novo e della corte, e con i primi appuntamenti di questa storica kermesse che riempie le strade di grandi e piccini in festa.
Una tradizione vecchia di secoli, che continua nonostante il mutare dei tempi a far divertire i chivassesi, e non solo, durante tutto il suo periodo, mescolando eventi goliardici a momenti più impegnati.
Il nostro è uno dei carnevali più antichi di Italia, addirittura le prime tracce dell’esistenza di questa festa si perdono nei secoli, risalendo a circa 600 anni fa.

La Bela Tolera Melissa Bertaina e l’Abbà Ugo Novo.

Le prime tracce dell’odierna figura maschile, l’Abba’, sono anch’esse molto antiche: come ricordava sempre Don Piero Bertotti durante la cerimonia di investitura, che si tiene in Duomo, questo personaggio era a capo di una Confraternita di Buontemponi durante il quattordicesimo secolo, che però veniva definita come una compagnia di “stolti” volti ad eccessi. Si narra che per coprire i costi delle goliardate di questa compagnia venivano inventate tasse e balzelli, e con il tempo la situazione andò degenerando.

Nel 1434 si convenne che il segno era stato passato, e per dare una regolata alla situazione, la Confraternita assunse connotazioni religiose votata al patrono San Sebastiano, in onore del quale venne eretta in Duomo una Cappella; l’Abbà assunse un ruolo più solenne e disciplinato: nel 1452 la Credenza Pubblica della Città gli riconobbe alcune importanti prerogative quale il ruolo di giudice delle tante controversie che sorgevano fra i chivassesi, con il potere di poter liberare alcuni carcerati durante il suo mandato. Nel 1878 questa figura venne destituita, fino al suo reinserimento ufficiale come maschera storica della Città nella storia recente.

Nel 1862 nacque il “Circolo di Agricoltura, Industria e Commercio“, oggi meglio nota come “L’Agricola” (la Pro Loco), che nel 1905 decise di creare la figura della Bela Tolera: veniva scelta tra le giovani ragazze chivassesi, con il compito di rappresentare la città durante il periodo carnevalesco in qualità di “Regina del Mercato” ( a riprova della storica vocazione commerciale della nostra Città), accompagnata inizialmente da 4 damigelle e scortata dagli armigeri a cavallo.

Il nome trae origine dall’appellativo che ancora oggi contraddistingue i chivassesi: la Tola (latta, metallo in piemontese) era quella che fasciava la guglia del campanile del Duomo, prima che questa venisse abbattuta dai Francesi durante l’assedio del 1705, e che, riflettendo i raggi del sole, indicava agli abitanti delle colline circostanti la posizione della città. Alcuni, più malignamente, affermano che l’appellativo venne dato ai chivassesi per la loro abilità oratoria nel condurre gli affari durante il famoso mercato settimanale del mercoledì.

Matteo Doria con La Bela Tolera e l’Abbà 2020.

La Bela Tolera e le sue damigelle rimangono le uniche figure storiche del carnevale fino al 1948, quando venne deciso di affiancarle anche la figura dell’Abbà e degli alfieri: venne inoltre stabilite che le nostre maschere storiche dovessero vestire panni ottocenteschi.

La nascita del grandioso Carnevalone di Chivasso si può dire che fu quasi una caso: nel 1951, infatti, le pessime condizioni meteorologiche non consentirono di svolgere il carnevale nella domenica preposta, e si chiese allora al Vescovo di Ivrea una dispensa per poterlo svolgere la domenica successiva, ovvero la prima domenica di Quaresima: da allora è diventato un appuntamento fisso, che negli anni è cresciuto diventando uno dei quattro principali carnevali della nostra Regione, attirando gente da ogni dove, al punto che quest’anno verrà inserito negli eventi dei festeggiamenti ufficiali dei 50 anni della Regione Piemonte!
Tra il serio ed il faceto, il carnevale rimane una delle feste più sentite, dove si lasciano da parte problemi e preoccupazioni per vivere giorni allegri e spensierati. E allora… CHE CARNEVALE SIA!

Fonti: pro loco Chivasso l’agricola


Matteo Doria

Consigliere Comunale della città di Chivasso, imprenditore

di Matteo Doria

Ho appreso poco fa la decisione di don Gianpiero Valerio di rinunciare alla parrocchia di Castelrosso, a seguito di tutte le vicende che si sono susseguite in questi mesi.

Si è inserito in una grande comunità, succedendo ad un parroco, don Nicolino, che per 50 anni ha fatto grandi cose per questo paese.

Si è trovato a dover far coesistere tra di loro parrocchie molto diverse, in un periodo in cui la fede non è più così fortemente diffusa come anni fa.

Eppure, giorno dopo giorno, ha costruito la “sua comunità”, riempiendo di nuovo le chiese.

Auspico che ci possano essere degli sviluppi, abbiamo bisogno di pastori di anime, che pensano agli oratori per dare un luogo ai ragazzi dove crescere…un abbraccio don Gianpiero!


Matteo Doria

Vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore

di Matteo Doria

Durante la presentazione della sua idea in merito al nuovo oratorio, Don Giampiero mi ha chiesto di tenere un breve discorso, subito dopo il sindaco, cosa che ho fatto con piacere, da castelrossese e da presidente di una delle tante associazioni del paese in primis, prima ancora che da esponente politico, cosa che mi fa sentire in dovere di esprimermi anche ora, a seguito del comunicato della diocesi di Ivrea che di fatto ha sconfessato la volontà espressa parroco, informando anche che lo stesso era stato sollevato dalla legale rappresentanza della parrocchia.

il commento durante la S. Messa di Sant’Antonio, quando è stato presentato il progetto del nuovo oratorio e struttura polifunzionale

Castelrosso con i suoi 2400 abitanti e quasi 20 associazioni è una comunità molto attiva, ma che, con il declino del vecchio oratorio e dei suoi grandi spazi, è da tempo orfano di infrastrutture indispensabili per poter permettere a tutti di organizzare grandi feste ed eventi, cose diventate sempre più difficili da mettere in piedi visti i costi e la burocrazia che i tempi moderni impongono.

Giusto un anno fa avevo indetto un incontro a cui presero parte oltre 200 abitanti, per elaborare una proposta di realizzazione di una struttura comunale polivalente in Castelrosso, che avevo poi presentato in consiglio comunale: il sindaco e la giunta avevano però deciso di non portare avanti questa idea.

Ovviamente sia io che tutti i presenti abbiamo accolto con gioia l’annuncio di don Giampiero di voler realizzare un nuovo oratorio con i soldi lasciati da Don Nicolino alla parrocchia di Castelrosso, da utilizzare per il bene dei castelrossesi: un luogo dove crescere spiritualmente ma costruito con il concetto di un polivalente moderno; la reazione dei presenti è stata veramente positiva, tanta era l’attesa ed il bisogno che il paese avverte per una struttura simile.

Le notizie che si sono susseguite in questi giorni sono state però una doccia fredda, che hanno lasciato basita buona parte della comunità. Non conosco e non mi competono le dinamiche interne della curia, e non mi posso esprimere in merito, ma in questi giorni mi sta rimbombando nella mente una frase che ripetiamo all’inizio di ogni messa: “ e pace in Terra agli uomini di buona volontà…”, un passaggio che sembra un po’ stridere con ciò a cui stiamo assistendo.

Castelrosso ha bisogno di un luogo simile, dove ritrovarsi e sentirsi comunità, ed auspico fortemente, come tanti altri, che venga realizzato quanto prima. Alcuni parrocchiani hanno ricordato le parole di sua eccellenza il vescovo quando, durante la riunione che si tenne pochi mesi dopo l’insediamento di don Giampiero, alla domanda “ ma come e quando verranno spesi i soldi che don Nicolino ha lasciato per Castelrosso (quasi 2 milioni di euro tra lascito e soldi sul conto corrente, raccolti nei decenni in buona parte dal grande cuore dei parrocchiani)?” egli rispose: “ lo comunicherò nei modi e nei tempi che riterrò più opportuni”. Ecco, forse dopo cinque anni e mezzo quel tempo sarebbe arrivato. E lo dico con il massimo rispetto, e con la speranza che questa articolata pagina di storia della nostra parrocchia possa concludersi nel migliore dei modi.

Per approfondire:
Matteo Doria incontra i castelrossesi
Comunicato della Diocesi di Ivrea
Comunicato del Consiglio Parrocchiale di Castelrosso
Il progetto di oratorio polivalente


Matteo Doria

Vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore

di Matteo Doria

Isola pedonale in via PO: perché il sindaco Castello e l’assessore al commercio Centin vogliono così male al commercio chivassese ed ai posti lavoro che genera?
E perché fanno di tutto per trasformare il concentrico cittadino in una zona spenta e triste?

Nel corso del 2019 l’amministrazione comunale chivassese, con il sindaco Catello e l’assessore al commercio Centin in testa, ha espresso la volontà di valutare la realizzazione di un’isola pedonale in via Po nel tratto tra l’incrocio semaforico di via Caduti per la Libertà e piazza della Repubblica, e via Don Dublino, idea già ipotizzata dalla precedente amministrazione ma poi abbandonata in seguito ad un periodo di sperimentazione.

Partiamo dal fatto che le attuali isole pedonali cittadine stanno vivendo un periodo di recessione, con negozi sfitti nella centralissima via Torino, in via Teodoro II e nelle vie limitrofe, mentre via San Marco, realizzata pochi anni orsono spendendo 450 mila euro di soldi pubblici, non è mai di fatto decollata. Il passeggio pedonale nel centro cittadino, inoltre, si è drasticamente ridotto a seguito dell’apertura del centro commerciale Bennet (apertura annunciata con molti anni di anticipo, ma per la quale la città non è stata preparata a “reagire” a causa dell’inerzia delle ultime amministrazioni, Ciuffreda prima e Castello poi .

La carenza di parcheggi

Proseguendo l’analisi della situazione, non possiamo non pensare al fatto che il centro cittadino soffre di una cronica carenza di posti auto, cosa che invita le persone che provengono da fuori concentrico a recarsi presso aree più comode ed accessibili, come appunto i centri commerciali. I parcheggi recentemente realizzati presso l’ex campo Enel ed il cimitero, la riqualificazione dei parcheggi del Movicentro e l’eventuale regolarizzazione dei posti auto nei pressi de “La Tola” non possono ovviamente essere considerati al servizio del centro cittadino, data l’ubicazione a diverse centinaia di metri dallo stesso. Anche l’ipotesi della realizzazione di un parcheggio presso l’ex consorzio di via PO pare ormai tramontata, almeno per i prossimi anni, dato che l’idea di riqualificazione risulta ferma.

L’istituzione della prima citata isola pedonale cancellerebbe tra via Po e via Don Dublino circa 40 posti auto (già ridotti con la cancellazione degli stalli di fronte alla casa parrocchiale). Considerando anche solo una rotazione minima di 3 volte al giorno, vorrebbe dire 120 posti auto in meno, rendendo di fatto ancora meno appetibile raggiungere il centro cittadino, con tutte le conseguenze derivanti

Le ripercussioni sul commercio

Il commercio cittadino vive un difficilissimo periodo, e non si merita di essere ulteriormente danneggiato da questo tipo di scelta, come già convenne la precedente amministrazione a seguito della sperimentazione. Incentivare la chiusura dei negozi, oltre che danneggiare le attività presenti e cancellare i relativi posti di lavoro, genererebbe una città spenta ed anonima, ovvero l’esatto contrario di ciò che è Chivasso da sempre.

A tal proposito, oltre 200 attività commerciali operanti nel centro cittadino hanno sottoscritto una petizione per portare alla luce queste considerazioni e per chiedere un confronto in merito alla questione con l’amministrazione stessa (come riportato anche dalla stampa locale) alla quale pare non sia stata data ancora una risposta in modo ufficiale nonostante sia passato del tempo

La domanda sorge dunque spontanea: perché il sindaco Castello e l’assessore al commercio Centin vogliono così male al commercio chivassese ed ai posti lavoro che genera? Perché fanno di tutto per trasformare il concentrico cittadino in una zona spenta e triste?


Matteo Doria

Vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore

di Matteo Doria

Da quest’anno con il mio gruppo abbiamo deciso di “renderci tecnologici”, e di veicolare anche la lettera degli auguri di Natale tramite social e il sito di informazione creato pochi mesi fa matteodoria.online, che vi invito a visitare!
Oltre agli auguri di rito, ho voluto comunque mantenere anche la tradizione della lettera di fine anno, dedicata anche all’approfondimento delle mie attività consiliari che trovate qui di seguito.

AREA EX CAMPO ENEL

Un’aera che versava in grave stato di abbandono, dopo aver vissuto momenti di gloria sportiva,e che necessitava di essere riqualificata. Trovandosi ubicata in un punto di connessione strategico sotto vari aspetti

  • VEICOLARE, trovandosi sia vicino al centro città sia adiacente alla circonvallazione proveniente dal ponte sul Po da un lato e dalla zona est della città dall’altro,
  • CICLABILE in quanto potrebbe fare da snodo di innesto tra una ciclabile lungo le sponde del canale Cavour, una ciclabile cittadina e la via Francigena,
  • PEDONALE / AMBIENTALE in quanto punto di connessione tra le aree verdi di viale Vigli del Fuoco, viale storico del Canale Cavour e quindi poi parco del Bricel e Argine.

Avevamo proposto, come capita un po’ ovunque, che venisse realizzato un parcheggio interrato da 200 posti auto circa, e che la superficie fosse totalmente lasciata verde e a disposizione delle persone con aree fitness all’aperto, vaste aree giochi bimbi, area cani e una struttura polivalente per eventi e feste, ad oggi inesistente a Chivasso. Ci sarebbe voluto un pizzico di coraggio, e il bilancio della città lo avrebbe consentito. Il Sindaco e l’amministrazione hanno optato invece per una soluzione più scarna, proponendo un concorso di idee dove le linee guida imbrigliavano le proposte nella direzione della situazione poi realizzata, spendendo comunque complessivamente circa 1 milione di euro. L’area è comunque qualificata, ma forse Chivasso avrebbe meritato un’opera più durevole e completa.

EX PASSERELLA DELLA STAZIONE

Nell’appendice alla convenzione tra il comune di Chivasso e RFI del 15 marzo 2017 l’amministrazione comunale ha chiesto ad RFI di rinunciare alla realizzazione a spese delle ferrovie del sottopasso veicolare e pedonale di via Roma in quanto (cito testualmente) “gli approfondimenti effettuati dal Comune hanno restituito l’inopportunità di fare realizzare quest’opera”.

Non condivido questa posizione, in quanto collegare le città divise dalla ferrovia dovrebbe essere una priorità. Veniva concordata anche la chiusura della passerella pedonale della stazione, per effettuare lavori di manutenzione, e rfi realizzava un collegamento pedonale in teoria temporaneo prolungando il sottopasso dei binari.

Una situazione che nelle ore notturne e pomeridiane nei mesi invernali, quando fa buio presto, genera insicurezza, costringendo la popolazione, donne e anziani compresi, ad infilarsi nel sottopasso con tute le criticità del caso.

A distanza di oltre due anni e mezzo la passerella della stazione risulta tutt’ora chiusa: abbiamo dunque richiesto a gran voce, sia nelle sedi istituzionali che con azioni dei sensibilizzazione, che l’amministrazione comunale si attivasse perlomeno per pretendere il rispetto della convenzione al punto 3.1bis, ovvero lo svolgimento dei lavori di manutenzione della passerella e la sua riapertura. A forza di insistere, pare che qualcosa si stia muovendo, continueremo a tenere alta l’attenzione su questo che è in primis un fattore di sicurezza.

RACCOLTA RIFIUTI, TAGLIO DEL SERVIZIO: MA PERCHÈ?

Dopo aver aumentato di quasi il 20% la Tassa Rifiuti negli ultimi 7 anni, portando Chivasso ad essere il Comune più caro di tutto il consorzio di Bacino con tutte le conseguenze del caso, nel 2019 l’amministrazione comunale ha ridotto l’aumento precedentemente applicato di circa il 2%, tagliando il servizio e il numero di passaggi di raccolta.
Non è questo il tipo di intervento che ci si aspetta da chi amministra un città di quasi 30 mila abitanti: chiediamo che vengano presi in considerazione gli studio che abbiamo effettuato su altri comuni dove il servizio è efficiente e le tariffe sono accettabili, con la speranza che almeno nel 2020 si effettuino ragionamenti concreti per il contenimento di questa imposta senza camuffare l’abbassamento (minimo se comparato agli aumenti subiti negli anni) con tagli ai servizi.

DISCARICHE ABUSIVE

Una piaga che nasce dall’inciviltà di alcune tipologie di persone e che generano inquinamento e costi per la collettività. Una battaglia che conduco da anni, ma che non sta riscontrando battute di arresto significative: l’amministrazione ha acquistato alcune foto-trappole, telecamere mobili, che hanno permesso di cogliere sul fatto e sanzionare alcuni casi, ma è purtroppo una goccia nel mare. Durante il consiglio comunale del 06/05/20129 (oltre ad averne parlato come gruppo in questo articolo) ho presentato un’interrogazione relativa ad una discarica presente in frazione Betlemme, e è stata l’occasione per lanciare nuovamente l’appello ad aumentare la lotta a questo fenomeno, con l’auspicio che venga ascoltato.

CARENZA PEDIATRI

Non è materia di competenza comunale, ma dato il grande disagio che questa situazione sta creando, abbiamo richiesto che il Comune si attivi a sollecitare gli organi competenti per superare questa situazione.

ATTIVITA’ PRODUTTIVE, COMMERCIO, ARTIGIANATO

Il contesto storico in cui viviamo non è dei più facili, con una crisi economica che sembra non voler finire mai. L’intero territorio del chivasesse è flagellato da continue chiusure di grandi aziende ma anche di piccole attività, come negozi, imprese artigiane, ”partite iva” che continuano a scomparire e con esse i posti di lavoro e l’indotto che generavano.

L’inerzia che il comune di Chivasso sta avendo di fronte a questa realtà fa si che il nostro territorio anziché andare male come tutti purtroppo vada peggio: da tempo chiediamo maggiore attenzione e sostegno alle attività produttive ancora esistenti, con sgravi fiscali (veri però) per quanto riguarda le tasse comunali. Con la creazione di infrastrutture quali parcheggi (dove servono…) per rendere più accessibile la città, con un’azione seria e coordinata di promozione del territorio. Richieste per ora rimaste per ora inascoltate, ma che continueremo a ripresentare data l’importanza della tematica.

SICUREZZA

A seguito dell’ondata di furti, purtroppo tutt’ora in atto, abbiamo richiesto che venissero adottate misure in favore della sicurezza: richiesta di maggior pattugliamenti, eventualmente avvalendosi di vigilanza privata per sopperire alla carenza di organico (ne avevamo parlato qui e qui), come accade già in molti comuni, e di rendere operativo l’impianto di videosorveglianza, comprato con 80 mila euro di soldi pubblici tre anni fa e ad oggi mai entrato in funzione
La richiesta di pattugliamenti integrati è stata rigettata; verranno invece spesi altri 120 mila euro per rendere funzionanti le 35 telecamere comprate tre anni fa e acquistarne un’altra decina (quanto sopra visibile in streaming sul sito del Comune di Chivasso).

SOPPRESSIONE PASSAGGI A LIVELLO e REALIZZAZIONE ALTRA ROTONDINA VICINO ALLA ROTONDA “DEL BIVIO”
tra Torassi e Castelrosso

Come noto, dopo circa 20 anni di attesa le Ferrovie hanno iniziato i lavori per le opere di realizzazione del sottopasso ferroviario. Dati i precedenti, ho richiesto che i passaggi a livello venissero chiusi solo dopo l’effettiva realizzazione del sottopasso, per scongiurare il rischio di ritrovarsi senza passaggi a livello e senza sottopasso con il sopraggiungere di eventuali imprevisti, come già accaduto. L’articolo 5 della convenzione sottoscritta tra il comune di Chivasso e RFI, tra l’altro, prevedeva esattamente questo.

Il Sindaco ha invece deciso di emettere una sua ordinanza per chiudere fin da subito il passaggio di via San Giovanni, limitando tra l’altro la possibilità di circolazione veicolare: l’auspicio è che non accada come per i sottopassi veicolari previsti inizialmente in Via Roma e in via Mazzè a Chivasso, poi cancellati per “improbabili imprevisti”, oppure per il passaggio a livello di strada delle ghiacciaie, chiuso in teoria in via temporanea e ad oggi non più riaperto.

la planimetria recante le opere compensative alla soppressione dei passaggi a livello

Sempre la convenzione con RFI prevedeva la realizzazione della famosa ”strada di Castelrosso”, che partendo da via San Giovanni all’altezza del passaggio a livello sarebbe dovuta passare sotto il cavalcavia e innestarsi sulla rotonda del bivio, servendo così anche frazione Torassi. L’ex assessore ai lavori pubblici ora Sindaco di Chivasso ha chiesto la cancellazione di quest’opera (pare per non far passare questa strada su alcuni terreni di Torassi “consumandoli”) facendo girare la strada su via Druetti la cosa più sconcertante è che ha previsto di innestare via Druetti su via Casale realizzando una nuova rotondina a ridosso di quella già esistente (qualcuno l’ha già ribattezzata “l’otto-rotonda di Castello”). Le mie richieste di rivedere questa decisione sono state molteplici negli anni, con la proposta che se proprio non si vuole passare su quei terreni almeno che si realizzi un’unica grande rotonda, come accade ovunque, e non due rotonde una in fila all’altra. L’ultimo tentativo di ravvedimento lo ho chiesto nel consiglio comunale del 30/09/2019, ma la risposta è stata che NON SI VUOLE RIVEDERE LA DECISIONE DI FARE DUE ROTONDE CONSECUTIVE (visibile in streaming sul sito del Comune di Chivasso). E questo nonostante la stessa amministrazione abbia approvato una rotonda di configurazione analoga a quella da noi proposta a poche centinaia di metri di distanza.

REALIZZAZIONE DI UN SALONE POLIVALENTE
in frazione Castelrosso

Avendo rilevato la necessità della realizzazione una struttura per permettere alle tante associazioni e a tutta la comunità di svolgere feste, eventi, spettacoli, abbiamo realizzato una proposta.
RISULTATO: dopo aver raccolto il parere positivo da parte della popolazione, abbiamo portato in data 06/05/2019 la proposta in Consiglio Comunale (visibile in streaming sul sito del Comune di Chivasso): l’amministrazione Comunale e il Sindaco hanno risposto che, pur riconoscendo l’assenza di spazi simili, NON C’ERA NESSUNA INTENZIONE DA PARTE DELL’AMMINISTRAZIONE DI COSTRUIRE UN’OPERA COMUNALE DEL GENERE.
NON TUTTO E’ PERDUTO: pare però che Castelrosso potrà comunque avere una struttura simile, in quanto un altro ente, privato ma “sociale”, realizzerà una struttura con caratteristiche analoghe, che sopperirà alle lacune volute da questa amministrazione pubblica.

ALTRE ATTIVITÀ

Richiesta di manutenzioni programmate a strade asfaltate e interpoderali, maggiori collegamenti con le frazioni e le periferie, manutenzione a cimiteri, aree verdi, parchi giochi.

Un augurio di buone feste

Sperando di aver fatto cosa gradita, auguro a tutti Voi un felicissimo Natale e un più Sereno Anno Nuovo, con un pensiero particolare a chi sta attraversando momenti difficili.


Matteo Doria

Vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore

di Matteo Doria

SINDACO E ASSESSORE AL COMMERCIO DI CHIVASSO PRIMA AUTORIZZANO DI TUTTO, CONTEMPORANEAMENTE, POI RIMANGONO BLOCCATI NEL LORO STESSO CAOS

Verso le fine del pomeriggio di domenica scorsa, 8 dicembre, è andato in onda quello che si potrebbe definire “il festival del surreale“.

Ore 18 circa , in via Torino c’è il mercato domenicale straordinario (autorizzato dal Comune di Chivasso, per essere chiari, e svolto principalmente da spuntisti di Torino).

Anche se è una domenica commercialmente importante, e i negozi sono tutti aperti, molti banchi iniziano già a smontare a quest’ora , invadendo per forza via Torino con i furgoni, che dovendo parcheggiare di fronte alle bancarelle occludono in molti tratti quasi tutto il passaggio pedonale.

Negozianti di conseguenza adirati, che si chiedono come sia possibile che il comune a cui pagano fior di tasse crei simili situazioni).

Ad un certo punto si sentono canti e preghiere in avvicinamento: essendo l’Immacolata, c’è la processione, numericamente molto partecipata, che parte dal duomo e si snoda per le vie del centro.

I vigili allarmati corrono a fare arretrate le bancarelle più ingombranti in via Torino, ma per quelli che già stanno smontando con i furgoni incolonnati è troppo tardi.

La situazione è surreale, i fedeli in parte proseguono con le candele in mano sotto i portici in mezzo ai clienti delle attività, in parte si districano tra slalom tra i camion e i banchi.

Poi arriva la statua della Madonna, che si blocca ovviamente, e qui si assiste all’inverosimile: attaccati alla statua , appesi dice qualcuno, ci sono il sindaco Castello e l’assessore al commercio Centin che si sono messi a fare i portantini. Si proprio loro, quelli che hanno autorizzato tutto e tutti contemporaneamente e creato il caos!

Risultato: mercatali irritati, processione impantanata, commercianti furiosi, persone che passeggiavano in quel momento “ostaggi increduli“ della situazione, una figuraccia assurda per tutta Chivasso.

Eppure si sapeva benissimo tutto, e nel vedere il sindaco e l’assessore lì sotto la statua impantanata in mezzo al caos del mercato la domanda è sorta spontanea a tutti: ma prima di mettersi a fare i portantini alla processione, non sarebbe stato meglio che si fossero messi a fare il proprio mestiere, facendo da regia in modo che le cose possano funzionare in modo sensato? In quel momento, un po’ di imbarazzo e senso di colpa per il caos creato e per la figuraccia complessiva fatta fare alla città lo avranno almeno provato?

Chiederemo spiegazioni dell’accaduto in consiglio comunale


Matteo Doria

Vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore

di Matteo Doria e Federico Savino

Il vice-presidente del consiglio comunale Matteo Doria e il consigliere Federico Savino intervengono sulla questione

Matteo Doria, l’opinione

In questi ultimi anni, con l’avvicinarsi del Natale, si infervorano sempre più con maggior frequenza le azioni contro le tradizioni relative a questa festività, perpetrate da alcune tipologie di cittadini, italiani “autoctoni” che a volte per moda, a volte per convinzione, pensano che sia giusto cancellare le origini e le tradizioni del nostro popolo, e che l’integrazione passi da questi gesti: niente di più sbagliato, oltre che fastidioso!

Partiamo dal presupposto che il Natale è una festa che esiste per celebrare la nascita di Gesù, e dunque religiosa, così come Santo Stefano, l’Epifania, i Santi il 1 novembre, l’Immacolata l’8 dicembre etc.

Dunque chi ritiene che il Natale non sia da celebrare come comunità civile in quanto festa religiosa il 25 dicembre dovrebbe alzarsi ed andare a lavorare come qualsiasi altro giorno, senza paga festiva, perché se si è “contro” lo si deve essere sempre, non solo quando “ costa poco dirlo”.

Nel caso della scuola, sempre più oggetto di polemiche anche a livello chivassese, se da una parte è vero che deve essere laica, dall’altra è altrettanto vero che ciò non vuol dire che si debba tentare di distruggere l’identità e le tradizioni della nostra società, consolidate nei secoli anche attraverso i patti sottoscritti dallo Stato, e che comunque è tutt’ora in larga maggioranza cristiana cattolica.

Sembra quasi che la moda del momento sia relegare in un angolo e discriminare i cattolici all’urlo di “non discriminiamo gli altri”.

Che poi a voler analizzare, che male fa far fare il presepe ai bambini nelle scuole? Viene da domandarsi perché a sollevare questioni in merito a ciò non siano le famiglie dei bambini di altre religioni, nazionalità, culture, che anzi si sentono a disagio di fronte a queste situazioni, ma piuttosto persone che sembrano che “si creino problemi dove non avrebbe senso crearne”.

Un presepe natalizio

Federico Savino, l’opinione

Queste polemiche proprio in questo periodo e riguardanti un tema così delicato non ci vorrebbero. Tutto per una questione di strumentalizzazione politica sia da una parte che dall’altra, dove gli unici a rimetterci sono i bambini e la magia del Natale.

In questo periodo dovremmo essere tutti più buoni e non creare attriti e disuguaglianze.

Paese che vai usanza che trovi. Inoltre penso che le persone che credono in altre religioni siano ben più disturbate dalle polemiche che facciamo che da un semplice presepe che rientra nella nostra tradizione.

Anzi! Penso che sia anche più bello scoprire le varie tradizioni e le diverse manifestazioni degli altri Paesi a prescindere dal credo sempre nel massimo rispetto! Del resto è capitato esattamente così a me quando sono stato all’estero, dove sono stato assai incuriosito da una cultura o da una religione diverse dalla mia!

Matteo Doria e Federico Savino sui banchi del Consiglio Comunale di Chivasso

Il razzismo verso i sani valori

L’indignazione per una vicenda del genere è tanta: ci troviamo chiaramente davanti ad un episodio discriminatorio nei confronti di una buona fetta di popolazione, utilizzando come veicolo la categoria più debole della società: i bambini!

Con la scusa – che null’altro è se non una scusa – dell’inclusione si vuole rovinare un momento di gioia, serenità e amore ai bambini, cancellando così anche il messaggio civico di pace e fratellanza propri del Natale.

Sono i valori che fanno il buon cittadino, la tradizione, la socialità, la condivisione.

Senza valori l’uomo rimane un individuo spaesato, fuori dal concetto stesso di comunità, individualista, egoista, succube degli eventi e senza uno scopo chiaro nella vita se non quello di un tanto immediato quanto effimero appagamento del se.

Ancora una volta non si capisce come mai ci si ostina a discriminare 2,2 miliardi di persone, le quali, anzi, fanno dell’altruismo e della condivisione il loro credo.


Matteo Doria

Vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore

Federico Savino

Consigliere Comunale della Città di Chivasso, imprenditore, ambulante mercatale a Chivasso e comuni limitrofi di prodotti alimentari.

di Andrea Tuninetti

Essì, vigile o nonno-vigile, questo è il problema.
Come molti dei nostri concittadini sapranno, ad inizio anno scolastico, tra lo stupore dei genitori dei ragazzi che frequentano i nostri istituti, è venuto meno il servizio dei nonni-vigile.

I quali, nel corso degli anni, hanno svolto con amore e diligenza il compito loro affidato che consisteva nel vigilare sulla sicurezza dei nostri bambini all’entrata e all’uscita degli stessi dagli istituti scolastici, il tutto compensato con un piccolo contributo.

Risorsa e riforma

I nonni vigile erano coordinati dalla Protezione Civile di Chivasso , alla quale il comune “girava” il compenso: una formula studiata negli anni per agevolare il coordinamento senza appesantire la macchina comunale.

A fronte della riforma del terzo settore, la protezione civile non può più effettuare servizi quali il blocco della viabilità (assurdo, ma tant’è), e quindi neanche i nonni vigili di Chivasso, assegnati alla protezione civile come visto.

Da servizio a privilegio?

Attenzione: questo non vuol dire che non possono più esistere i nonni vigili a Chivasso, ma solo che non possono più essere in forza presso la protezione civile! Infatti, in una paio di scuole cittadine, dove ha voluto, l’amministrazione Castello ha affidato il servizio ad una cooperativa (a che cifra?). La vera domanda è: dato che la soluzione c’è, perché è stata applicata solo per pochi?

Ad oggi vi sono molti casi dove le nostre scuole sono sprovviste di questo servizio.

Tuteliamo i bambini!

Purtroppo ho assistito, davanti a una di queste scuole, a situazioni di vero e proprio pericolo causate perlopiù dal non rispetto dei vari divieti da parte dei genitori che si apprestano a prendere i loro figli o dai residenti che, anche se non dovrebbero, si sentono legittimati a passare lo stesso.

Io mi chiedo, quindi, ma se non si vogliono pagare le piccole somme per i nonni-vigile che mettendo le loro transenne riuscivano a mantenere elevata la sicurezza dei nostri bimbi, perché non si potrebbe scomodare il nostro corpo municipale a presidiare la zona  punendo con delle sanzioni chi non rispetta le regole?

Credo che chi definisce “Chivasso la città dei bambini” dovrebbe quanto meno come prima cosa tutelare la loro vita.


Andrea Tuninetti

Il trasporto pubblico chivassese

di Cristina Sargenti

Sono le 8. Esco di casa e mi reco a piedi alla fermata dell’autobus di via Blatta col passeggino gemellare. Siamo io e i miei due bambini.

Oggi dobbiamo prendere il bus, la linea blu di Chivasso. Il pullman arriva puntuale alla fermata e sorge il primo problema. Si tratta di un bel bus di linea della capienza di 50 posti a sedere. All’interno ci sono l’autista e il secondo autista. C’è una alta scalinata da affrontare per accedere al pullman. “Ok, ce la posso fare!”. Chiedo al mio primo bimbo di scendere e salire da solo sul bus ed aspettarmi dentro. Poi cerco di affrontare la scalinata da sola con l’altro bimbo sul passeggino (troppo piccolo per poter entrare ed aspettarmi da solo).

Gli autobus chivassesi

Per fortuna il secondo autista viene ad aiutarmi a salire. Blocco il passeggino e ci sistemiamo. Siamo soli. Noto che non sale nessuno per alcune fermate. Dopo 15 minuti finalmente salgono i primi passeggeri. Mi sorge una domanda: ma perché questo pullman così grande è quasi completamente vuoto?

Sono arrivata alla meta, Castelrosso, in perfetto orario. I passeggeri a questo punto sono 6. Per scendere dal pullman ho lo stesso problema che avevo per salire ma per fortuna una donna ci aiuta a scendere. Continuo a pensare alla capienza del pullman rispetto agli utilizzatori.

Devo ritornare indietro, prendo il pullman che parte alle 9.25 da Castelrosso. Altrimenti dopo di questo dovrei aspettare due ore per poter ritornare.

Tutto sommato è stato positivo prendere questo mezzo. È un servizio necessario ad una città come Chivasso e potrebbe essere migliorato ed incentivato.

Mobilità elettrica e contraddizioni

Penso che un pullmino più piccolo elettrico potrebbe funzionare meglio e però fare più passaggi durante la giornata. Così sarebbe più facile salirci col passeggino perché sono più bassi, raso marciapiede. Non dovrei chiedere aiuto per salire e non inquinerebbero, sarebbero adeguati all’epoca che stiamo vivendo che ci chiede meno emissioni di CO2 in atmosfera.

Leggendo articoli e ascoltando servizi sulla materia, scopro che esistono addirittura micro autobus elettrici, stampati in 3D, guidati da un supercomputer. Una risorsa già adottata in diverse città nel mondo: stiamo davvero vivendo in un’epoca rivoluzionaria, in cui la tecnologia è davvero al servizio dell’uomo per migliorarne la qualità della vita.

Quindi mi informo meglio e scopro che il Comune di Chivasso ha appena acquistato altri due pullman simili da 50 posti, a gasolio spendendo 275.000 euro. Che i suddetti bus sono utilizzati esclusivamente come Scuolabus e sono di proprietà del Comune e quindi, potenzialmente utilizzabili per l’intera comunità ma vengono adoperati solo nelle fasce orarie scolastiche.

Inoltre, scopro che da almeno 5 anni si parla della necessità di avere tre autobus elettrici per il trasporto pubblico, ma non sono mai stati acquistati.

E nuovamente, ci troviamo davanti alla contraddizione di amministratori che si riempiono la bocca di paroloni ecologisti sulla mobilità sostenibile, sulla micromobilità, per poi vivere, nella migliore delle ipotesi nell’immobilismo.

Perché i pullman a gasolio da 275.000 € sono l’ennesima dimostrazione che predicare bene ma razzolare male fa più danno di una nuvola di particolato.

Nuvola di smog

Cristina Sargenti