“Amo Chivasso e le sue Frazioni” si schiera sul fronte dell’opposizione alla realizzazione del sito di stoccaggio nazionale delle scorie radioattive nel territorio del basso canavese.
Dopo avere ricevuto il nullaosta del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Ambiente, la Sogin ha pubblicato la Cnapi (carta nazionale delle aree potenzialmente idonee), individuando tra le altre aree anche una vasta superficie nei Comuni di Mazzè, Caluso e Rondissone.
Riteniamo che la decisione del Governo nazionale sia altamente inopportuna ed arrogante.
Inopportuna in quanto questo territorio ha già dato, e sta ancora dando, in termini ambientali troppo e da troppo tempo, mettendo a repentaglio la salute dei cittadini e dell’ecosistema stesso.
Arrogante in quanto in tempi di piena pandemia, dopo aver tenuto fermo il piano per oltre un anno, ha ritenuto opportuno procedere “improvvisamente” senza confrontarsi con le Regioni, le Aree Metropolitane ed i Comuni interessati.
Il nostro territorio merita bonifiche, non siti di stoccaggio di scorie radioattive!
Per queste ragioni il nostro gruppo sarà in prima linea al fianco delle iniziative istituzionali e non solo volte a far rivedere questa decisione.
Matteo Doria, Federico Savino
Consiglieri Comunali di “Amo Chivasso e le sue Frazioni”
Di seguito, il resoconto delle principali azioni consiliari svolte da me ed il mio gruppo (non legate all’emergenza COVID-19)
Da sempre sostengo che sia indispensabile realizzare un impianto di videosorveglianza adeguato per aumentare la sicurezza, ma quello che è emerso a seguito di un mio accesso agli atti su cosa stia accadendo a Chivasso lascia perlomeno perplessi.
Nel 2017 l’allora assessore ai lavori pubblici ora sindaco, poco prima delle elezioni comunali, annunciò che era stato realizzato un nuovo impianto di videosorveglianza con 35 telecamere (costo 143mila euro circa), con tanto di verbale di collaudo e perfetto funzionamento.
Nel 2018 l’amministrazione stanzia circa 9mila euro per effettuare uno studio per capire “come risolvere i problemi legati al sistema di videosorveglianza” A seguito di ciò in data 21/11/2018 ho presentato un’interrogazione per chiedere se l’impianto fosse funzionante. RISPOSTA: l’impianto non è mai entrato in funzione “provvederemo entro fine anno”. Ad oggi, dicembre 2020, l’impianto non è ancora entrato in funzione, e l’amministrazione sta stanziando altri 270mila euro per cercare di risolvere i vecchi problemi ed aggiungere altre 11 telecamere. In pratica, alla fine avremo speso 432mila euro, ovvero circa 9400 euro per ogni telecamera (si auspica funzionante).
Gli annunci sono una bella cosa, ma se poi alla spesa di denaro pubblico non seguono risultati si creano danni, sprechi e disservizi. Chiederò agli enti competenti di valutare anche questo comportamento, nella tutela della spesa dei soldi di tutti noi.
Di seguito, il resoconto delle principali azioni consiliari svolte da me ed il mio gruppo (non legate all’emergenza COVID-19)
Nel 2018 il Bennet ha versato al comune di Chivasso 680mila euro come fondo compensativo (previsto per legge) vincolato alla rivitalizzazione del commercio cittadino per attutire l’inevitabile impatto disastroso sui negozi tradizionali. A distanza di tre anni ho eseguito un acceso agli atti per conoscere come questa amministrazione li ha effettivamente spesi.
La scoperta è stata sconcertante: anziché spenderli per azioni a sostegno del commercio cittadino, oltre metà di questi soldi sono stati spesi per cose che a nostro giudizio (e non solo), NULLA CENTRANO CON IL VINCOLO PREVISTO: stagioni teatrali e manifestazioni varie, panchine e fioriere, sostegni al sociale, teli per il capannone del comune, etc.
Intendiamoci, tutte spese che si può anche considerare giusto sostenere con il bilancio comunale, ma non con questi soldi che erano destinati e vincolati a sostegno del commercio e dei suoi lavoratori, già in forte crisi ed ulteriormente messi in difficoltà dall’apertura di un grosso centro commerciale. A fine novembre risultavano ancora da spendere circa 90mila euro.
Chiederemo conto di come verranno spesi anche questi conti, e faremo valutare agli enti superiori competenti la regolarità dell’utilizzo di questi fondi. Se il commercio cittadino chivassese va peggio di quanto dovrebbe, a nostro avviso la responsabilità è anche di chi ha utilizzato “come un bancomat” questi soldi, come qualcuno ha definito questo comportamento.
Ci ricorderemo sempre di questo 2020, l’anno del COVID-19
—
Ci siamo resi conto che “era arrivato anche da noi sul serio” quel 22 febbraio, una domenica, quando con i carnevali in corso a Chivasso ed in frazione Castelrosso, ed il giorno seguente previsto ai Pogliani, arrivò l’imperativo governativo di sospendere tutti gli eventi di aggregazione. Ricordo perfettamente quel pomeriggio concitato, fatto di tante telefonate, riunioni, un po’ di incredulità e la consapevolezza che qualcosa di grave ed inimmaginabile stava iniziando ad accadere anche da noi. Da lì in poi un susseguirsi di eventi: scuole sospese, il primo lockdown dell’11 marzo, l’inizio di un dramma economico ancora in essere, la quotidianità delle nostre vite stravolte nel profondo.
Purtroppo nessuno di noi era veramente preparato a tutto ciò, ognuno ha cercato di affrontare la cosa come meglio poteva fare, con responsabilità e buonsenso. Come opposizione, collaborando con il mio gruppo Amo Chivasso e le sue Frazioni abbiamo fin dai primi momenti attivato una comunicazione costante con la popolazione, anche tramite canali social, per diffondere tempestivamente le informazioni e dettagliare i vari decreti, così da rispondere a quell’esigenza di chiarezza, rendendo più facilmente fruibili i contenuti dei testi di legge. Abbiamo cercato di dare risposte ai tanti cittadini che tutt’ora ci contattano per chiedere “si può fare questo, posso andare lì, come posso fare per…”. Abbiamo creato la rubrica “raccontiamoci al tempo del Coronavirus” pubblicata su questo sito matteodoria.online e sui social dove centinaia di persone hanno contribuito con le loro testimonianze per raccontare la loro quotidianità durante il primo lockdown, dimostrandosi una piccola valvola di sfogo. Abbiamo cercato, nel nostro piccolo, di trovare un modo per continuare a sentirci vicini gli uni agli altri.
Dal punto di vista istituzionale ci siamo resi disponibili per presentare le nostre proposte ed idee all’amministrazione comunale, accantonando le diversità politiche, per cercare di gestire al meglio il difficile momento che si stava, e si sta, vivendo. Ci siamo concentrati soprattutto sulle proposte di sostengo al lavoro, alle attività economiche commerciali e produttive, alle associazioni (linfa vitale per una comunità viva come la nostra) ed alle problematiche legate alla riapertura della scuola a settembre, come ad esempio i trasporti locali.
Nonostante le iniziali aperture ricevute nelle varie commissioni consiliari, dobbiamo ammettere con rammarico che le nostre istanze hanno ricevuto una considerazione estremamente marginale. Siamo sempre più convinti che le nostre proposte siano basate sul buonsenso e sulle oggettive necessità delle persone e constatiamo altresì che queste mancanze si sono poi tradotte in evidentissime lacune dell’amministrazione, le quali si stanno tutt’ora riflettendo sulla quotidianità di cittadini ed imprese.
Abbiamo comunque rinnovato la disponibilità a collaborare nuovamente data la seconda ondata in corso e la conseguente incertezza sul futuro, con l’auspicio che questa volta la richiesta di collaborazione si trasformi effettivamente in qualcosa di concreto per il bene di tutti.
Questo sarà un Natale diverso da come lo conosciamo, ma siamo gente forte, apprezzeremo ancora di più la condivisione di questo momento con le nostre famiglie, nei modi in cui sarà possibile farlo, e ricorderemo con grande affetto chi ci è stato strappato via da questo virus.
Con l’ingegno e la buona volontà che da sempre ci contraddistinguono supereremo anche questo momento!
Auguro a tutti di cuore buone feste, e che il 2021 possa portarci un po’ di normalità e tranquillità, di cui abbiamo tanto bisogno!
I fondi dovevano essere spesi per rilanciare il commercio cittadino
—
Nel 2018 il Bennet ha versato al comune di Chivasso 680mila euro come fondo compensativo (previsto per legge) vincolato alla rivitalizzazione del commercio cittadino per attutire l’inevitabile impatto disastroso sui negozi tradizionali. A distanza di tre anni ho eseguito un acceso agli atti per conoscere come questa amministrazione li ha effettivamente spesi.
La scoperta è stata sconcertante: anziché spenderli per azioni a sostegno del commercio cittadino, oltre metà di questi soldi sono stati spesi per cose che a nostro giudizio (e non solo), nulla centrano con il vincolo previsto: stagioni teatrali e manifestazioni varie, panchine e fioriere, sostegni al sociale, teli per il capannone del comune, etc.
Intendiamoci, tutte spese che si può anche considerare giusto sostenere con il bilancio comunale, ma non con questi soldi che erano destinati e vincolati a sostegno del commercio e dei suoi lavoratori, già in forte crisi ed ulteriormente messi in difficoltà dall’apertura di un grosso centro commerciale. A fine novembre risultavano ancora da spendere circa 90mila euro.
Chiederemo conto di come verranno spesi anche questi conti, e faremo valutare agli enti superiori competenti la regolarità dell’utilizzo di questi fondi. Se il commercio cittadino chivassese va peggio di quanto dovrebbe, a nostro avviso la responsabilità è anche di chi ha utilizzato “come un bancomat” questi soldi, come qualcuno ha definito questo comportamento.
La mia esperienza diretta all’interno dell’ospedale di Chivasso
—
Oggi mi sono dovuto recare al pronto soccorso per una “ bazzecola”, se vogliamo, una microfrattura, ma che ha reso necessario recarsi presso l’ospedale civico.
La mia permanenza nella struttura è durata un paio d’ore , anche perché la sala d’attesa fortunatamente era vuota, e anche all’interno la situazione è parsa decisamente non caotica, almeno a vederla da comune paziente così pareva, spero che sia così sempre.
Alcune cose mi hanno lasciato un po’ perplesso però : dopo l’accettazione, un’infermiera mi ha spiegato che avrei dovuto attraversare il corridoio per raggiungere l’ortopedia, aggiungendo “attraversa il corridoio camminando più veloce che puoi che ci sono i casi COVID li“.
L’ho ringraziata per il consiglio, ma dentro di me ho pensato “ma non dovrebbero esserci percorsi separati, puliti e sporchi?!”
Passa una ventina di minuti e nella sala d’attesa dell’ortopedia un addetto avvisa “mettetevi ai lati della stanza che deve transitare una barella con paziente con COVID”.
Il personale si sta adoperando per gestire le situazioni, e devo dire che ho trovato molta “buona volontà“ ma le perplessità sui protocolli adottati sono tante. Chiederò dei chiarimenti in merito a chi ha le responsabilità decisionali.
La mia esperienza diretta all’interno dell’ospedale di Chivasso
—
Da otto mesi a questa parte, purtroppo, siamo abituati a sentire gli aggiornamenti dei dati del contagio come se fosse un bollettino quotidiano. Divulgare i numeri ufficiali è cosa molto importante, serve a tenere aggiornate le persone sull’andamento della situazione diffondendo notizie ufficiali, limitando così il dilagare di fake news e di tuttologi che molto spesso prendono per buono qualsiasi cosa letta su internet, se poi il sito che pubblica la presunta notizia anziché essere quello del Governo o della Regione si chiama “amiocugino.it” poco importa…
Una cosa che però a mio avviso sta mancando, a tutti i livelli, è la precisa contestualizzazione dei dati.
Cerco di spiegarmi meglio. Ogni giorno vengono comunicati i numeri dei casi positivi al covid-19 rilevati ma, ad esempio, quasi mai vengono apportati in percentuale alla popolazione totale: dire “3000 nuovi casi” è sicuramente impattante sulle nostre menti, certo che si si aggiungesse “cioè lo 0,005% della popolazione italiana” forse ci farebbe sì preoccupare, ma senza intendere che “stiamo per morire tutti”, seppure la situazione non sia da sottovalutare.
Se è vero che sono molti i casi positivi rilevati, è altresì vero che oggi si fanno circa 230mila tamponi al giorno, mentre ad aprile erano circa 17mila al giorno (più si cerca, più si trova in questi casi).
Altro dato che non viene praticamente quasi mai divulgato dai media, nazionali e non, è il rapporto tra i casi positivi ed i casi che necessitano cure ospedaliere, ovvero chi sta effettivamente “seriamente male”, così come i ricoveri in terapia intensiva, ovvero i positivi che stanno rischiando grosso, vengono comunicati come numero totale ma quasi mai il rapporto rispetto a chi viene ricoverato in ospedale.
Trasformiamo in numeri quanto sto cercando di spiegare:
Al 15 novembre 2020 i casi positivi sono circa 712mila, ovvero l’1,2 % della popolazione italiana, di cui circa il 90% asintomatici o pauci-sintomaci (con sintomi molto lievi)
i casi positivi che sono attualmente ricoverati in ospedale sono 35mila, ovvero circa il 5% del totale dei positivi
quelli che necessitano di terapia sono circa 3400, ovvero lo 0,48% dei casi positivi
Contestualizzati nella loro interezza, gli stessi dati ufficiali ci permettono di avere un quadro più completo della situazione: è evidente che non sia una situazione da prendere sotto gamba, e che le prescrizioni vanno rispettate scrupolosamente, ma non da vivere con un terrore sproporzionato nella quotidianità della vita.
La domanda che spesso mi pongo è questa: i media non farebbero meglio a comunicare gli aggiornamenti quotidiani in un modo completo come questo, per permettere a tutta la popolazione di essere edotta del quadro generale?
Il Carnevale di Castelrosso è sicuramente uno dei momenti più significativi di questa allegra comunità: l’aspetto della festa e del divertimento si fonde con la parte storica, che ricorda le radici di questa realtà, ovvero la nascita della Contea di Castelrosso avvenuta nel 1694 con la fusione dei cantoni delle Berre, delle Margarite e dei Torassi sotto il Conte Giò Pietro Margherio.
Le origini del carnevale, come in molti paesi,
si perdono nella notte dei tempi, ma è dalla metà degli anni ’60 che inizia
prendere forma, sotto la spinta del vulcanico don Nicolino. Nascono in quegli
anni le figure del “Sindaco del comune dei giovani” e della “Bella Oratoriana”,
che accompagnati da quattro dame vestite di verde saranno le maschere ufficiali
del paese fino al 1976, quando con Elidio Obialero e Mirosa Blatto si chiuderà
l’era di queste figure.
Nel 1977,
infatti, vengono istituite le maschere del Conte, della Contessa e della corte,
formata da dame, cavalieri e paggetti: vestono abiti di foggia settecentesca,
in linea con i panni indossati dai nobili all’epoca della nascita della Contea.
Il primo Conte e la prima Contessa furono Massimo Chiavarino ed Anna Torasso.
Viene realizzato anche l’inno del carnevale parole (manco a dirlo) di don
Nicolino e musiche del maestro Graziano (pro-zio del sottoscritto), che ancora
oggi accompagna musicalmente tutti i momenti della manifestazione.
Da allora il testimone è stato passato di anno in anno fino ad oggi, con Mario Lapiana e Naomi Petullà, conti 2020.L’impegno della Pro Castelrosso, organizzatrice della manifestazione, continua a permettere di far vivere questa tradizione, nonostante le “ complicazioni della vita moderna)
Nel 2011
nasce l’ordine delle “Contesse a corte”,
l’anno successivo quello dei “Conti a corte”, composto da chi negli anni ha
rivestito questi ruoli e nei quali entrano di diritto coloro che anno dopo anno
veste i panni delle maschere del paese: Castelrosso ha un forte senso della
comunità, ed anche questo è un modo per affermarlo, sempre nell’ottica di
divertirsi e far divertire, senza mai esagerare nel prendersi “ troppo sul
serio”.
Il carnevale di Castelrosso è soprattutto divertimento e voglia di stare insieme: negli anni ha conosciuto i fasti, con tantissimi carri, le trattorie lungo il percorso della sfilata, la mitica Lancia Fulvia cabrio che apriva il corteo con a bordo don Nicolino, le tante persone di tutte le età che affollavano le strade. Oggi, come accade in molti posti, ha vissuto un ridimensionamento, ma una cosa è rimasta invariata: la grande voglia di fare festa “ai Berij”!!!
ANNO
CONTE
CONTESSA
1977
MASSIMO CHIAVARINO
ANNA TORASSO
GIUSEPPE GRANDI
BETTINA VINCENZI
MARCO CHIAVARINO
BETTY CISNETTI
LIVIO ROBIOLA
GIUSY ROBIOLA
ALDO TORRIONE
GIULIA SANTA
ARNALDO CLERICI
GIUSY ALBERTI
LIVIO DANIELE
MARI’ CHIAVARINO
ERCOLE OLDANO
TERESA VILLOSIO
SANTO MERENDA
BRUNA CHIAVARINO
ERCOLE OLDANO
TERESA VILLOSIO
GIACHELLO GASPARE
GIULIA SANTA
MARCO BONGIOVANNI
EMANUELA BISCARO
GIUSEPPE SANDRONE
DANIELA CHIAVARINO
RENZO LUSSO
CATERINA COSTANZO
MASSIMO GIOVANNINI
SIMONETTA PIANA
MASSIMO GIOVANNINI
SIMONETTA PIANA
GIAMPAOLO BOGETTO
DONATELLA BIROCCO
DARIO SANTA
FRANCA SANTA
RICCARDO SANTA
ELVIRA LUSSO
PIERANGELO CAREGGIO
MARA DANIELE
VINCENZO BERTUCCI
ANTONELLA DEGASPERI
ALBERTO GRECO
CINZIA TUNINETTI
EDOARDO ACUTIS
DONATELLA ACUTIS
MARIO PEDUSSIA
PAOLA BOGETTO
ALBERTO GRECO
CINZIA TUNINETTI
MARINO FONTANA
RITA VALDEMARCA
MARINO FONTANA
RITA VALDEMARCA
MARCELLO AUTINO
NADIA SANTA
GIUSEPPE ORTALDA
CRISTINA CERATO
ROBERTO MOSCO
GIORGIA BARELLE
ENRICO GALBIATI
LORENA CLERICI
PIETRO TUNINETTI
ELISA DEL GOBBO
MICHELE CRUPI
MONICA FERRERO
MARCELLO AUTINO
MONICA FERRERO
PATRIZIO LUSSO
ALICE BARBERO
MATTEO DORIA
SILVANA TAPPARO
GIUSEPPE GROSSO
GIANNA VILLATA
SAMUELE CAREGGIO
SERENA LIGUORI
MARCELLO AUTINO
SARA GIAMMARIO
CHRISTIAN BERTONE
ELENA ORTALDA
CLAUDIO DANIELE
GIULIA DONATO
2020
MARIO LAPIANA
NAOMI PETULLA’
Si ringrazia per il contibuto
Crisitna Cerato Marì Chiavarino Rita Valdemarca
Matteo Doria
Consigliere Comunale della città di Chivasso, imprenditore
Il Carnevale di Chivasso 2020 ha già mosso i primi passi, con la presentazione della Bela ToleraMelissa Bertaina, dell’Abba’ Ugo Novo e della corte, e con i primi appuntamenti di questa storica kermesse che riempie le strade di grandi e piccini in festa. Una tradizione vecchia di secoli, che continua nonostante il mutare dei tempi a far divertire i chivassesi, e non solo, durante tutto il suo periodo, mescolando eventi goliardici a momenti più impegnati. Il nostro è uno dei carnevali più antichi di Italia, addirittura le prime tracce dell’esistenza di questa festa si perdono nei secoli, risalendo a circa 600 anni fa.
La Bela Tolera Melissa Bertaina e l’Abbà Ugo Novo.
Le prime tracce dell’odierna figura maschile, l’Abba’, sono anch’esse molto antiche: come ricordava sempre Don Piero Bertotti durante la cerimonia di investitura, che si tiene in Duomo, questo personaggio era a capo di una Confraternita di Buontemponi durante il quattordicesimo secolo, che però veniva definita come una compagnia di “stolti” volti ad eccessi. Si narra che per coprire i costi delle goliardate di questa compagnia venivano inventate tasse e balzelli, e con il tempo la situazione andò degenerando.
Nel 1434 si convenne che il segno era stato passato, e per dare una regolata alla situazione, la Confraternita assunse connotazioni religiose votata al patrono San Sebastiano, in onore del quale venne eretta in Duomo una Cappella; l’Abbà assunse un ruolo più solenne e disciplinato: nel 1452 la Credenza Pubblica della Città gli riconobbe alcune importanti prerogative quale il ruolo di giudice delle tante controversie che sorgevano fra i chivassesi, con il potere di poter liberare alcuni carcerati durante il suo mandato. Nel 1878 questa figura venne destituita, fino al suo reinserimento ufficiale come maschera storica della Città nella storia recente.
Nel 1862 nacque il “Circolo di Agricoltura, Industria e Commercio“, oggi meglio nota come “L’Agricola” (la Pro Loco), che nel 1905 decise di creare la figura della Bela Tolera: veniva scelta tra le giovani ragazze chivassesi, con il compito di rappresentare la città durante il periodo carnevalesco in qualità di “Regina del Mercato” ( a riprova della storica vocazione commerciale della nostra Città), accompagnata inizialmente da 4 damigelle e scortata dagli armigeri a cavallo.
Il nome trae origine dall’appellativo che ancora oggi contraddistingue i chivassesi: la Tola (latta, metallo in piemontese) era quella che fasciava la guglia del campanile del Duomo, prima che questa venisse abbattuta dai Francesi durante l’assedio del 1705, e che, riflettendo i raggi del sole, indicava agli abitanti delle colline circostanti la posizione della città. Alcuni, più malignamente, affermano che l’appellativo venne dato ai chivassesi per la loro abilità oratoria nel condurre gli affari durante il famoso mercato settimanale del mercoledì.
Matteo Doria con La Bela Tolera e l’Abbà 2020.
La Bela Tolera e le sue damigelle rimangono le uniche figure storiche del carnevale fino al 1948, quando venne deciso di affiancarle anche la figura dell’Abbà e degli alfieri: venne inoltre stabilite che le nostre maschere storiche dovessero vestire panni ottocenteschi.
La nascita del grandioso Carnevalone di Chivasso si può dire che fu quasi una caso: nel 1951, infatti, le pessime condizioni meteorologiche non consentirono di svolgere il carnevale nella domenica preposta, e si chiese allora alVescovo di Ivrea una dispensa per poterlo svolgere la domenica successiva, ovvero la prima domenica di Quaresima: da allora è diventato un appuntamento fisso, che negli anni è cresciuto diventando uno dei quattro principali carnevali della nostra Regione, attirando gente da ogni dove, al punto che quest’anno verrà inserito negli eventi dei festeggiamenti ufficiali dei 50 anni della Regione Piemonte! Tra il serio ed il faceto, il carnevale rimane una delle feste più sentite, dove si lasciano da parte problemi e preoccupazioni per vivere giorni allegri e spensierati. E allora… CHE CARNEVALE SIA!
Fonti: pro loco Chivasso l’agricola
Matteo Doria
Consigliere Comunale della città di Chivasso, imprenditore
Ho appreso poco fa la decisione di don Gianpiero Valerio di rinunciare alla parrocchia di Castelrosso, a seguito di tutte le vicende che si sono susseguite in questi mesi.
Si è inserito in una grande comunità, succedendo ad un parroco, don Nicolino, che per 50 anni ha fatto grandi cose per questo paese.
Si è trovato a dover far coesistere tra di loro parrocchie molto diverse, in un periodo in cui la fede non è più così fortemente diffusa come anni fa.
Eppure, giorno dopo giorno, ha costruito la “sua comunità”, riempiendo di nuovo le chiese.
Auspico che ci possano essere degli sviluppi, abbiamo bisogno di pastori di anime, che pensano agli oratori per dare un luogo ai ragazzi dove crescere…un abbraccio don Gianpiero!
Matteo Doria
Vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore
To provide the best experiences, we use technologies like cookies to store and/or access device information. Consenting to these technologies will allow us to process data such as browsing behavior or unique IDs on this site. Not consenting or withdrawing consent, may adversely affect certain features and functions.
Functional
Sempre attivo
The technical storage or access is strictly necessary for the legitimate purpose of enabling the use of a specific service explicitly requested by the subscriber or user, or for the sole purpose of carrying out the transmission of a communication over an electronic communications network.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistics
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.The technical storage or access that is used exclusively for anonymous statistical purposes. Without a subpoena, voluntary compliance on the part of your Internet Service Provider, or additional records from a third party, information stored or retrieved for this purpose alone cannot usually be used to identify you.
Marketing
The technical storage or access is required to create user profiles to send advertising, or to track the user on a website or across several websites for similar marketing purposes.