Chivassese

Buongiorno. Io fortunatamente non ho più il problema di recarmi al lavoro… Siamo solo io e mio marito.

Ce ne stiamo a casa, uscendo il minimo indispensabile.

Le figlie sono fuori, loro lavorano…Speriamo bene…L’unica cosa piacevole a cui ci aggrappiamo è che vivendo in una casa singola abbiamo lo sfogo del giardinaggio…E ci passa il tempo. Saluti e auguri a tutti.

Luigina Bergoglio

Impiegato Industria Aerospaziale

Come molti di voi ero abituato a starmene fuori di casa quasi tutto il giorno, praticamente ci passavo solo per darmi una lavata, una sistemata, a volta mangiare una cena al volo, ma soprattutto per dormirci qualche ora prima di ricominciare con la solita routine. Mia madre sin dall’adolescenza ha sempre detto “a te la casa non crollerà mai sulla testa!”. Qualche giorno fa stavo già assaporando i primi caldi e organizzando le mie prime uscite in moto, pensavo anche a cosa portarmi dietro per la prossima vacanza in programma per la fine di questo mese, quando ad un tratto ci siamo ritrovati in questa realtà inaspettata.

Da quasi una settimana anch’io ho deciso di attenermi senza riserva alle regole del nostro primo Ministro, che piacciano o meno, ho pensato che se potrò fare qualcosa nel mio piccolo di farlo. Per fortuna a differenza di molte altre persone la mia ditta si è organizzata per concedere a gran parte dei dipendenti lo smart working, così da mercoledì ho trasformato il tavolo del mio soggiorno nel mio nuovo ufficio.

La mattina sveglia alle 7:00, anziché alle solite 6:00, il vantaggio di lavorare a casa è che dalla camera da letto per raggiungere il soggiorno non ci impieghi 1 ora. Una veloce sciacquata, cambio con un abbigliamento comodo, per fortuna non ho da fare videoconferenze, colazione al volo caffè e dalle 7:30, magari con qualche minuto di ritardo alla fine non siamo così fiscali, pronto ad accedere al mio PC. Passo la mattinata a fare le mie attività quotidiane, la spezzo mettendoci anche una pausa caffè, magari con uno snack, sempre avendo tutto a disposizione nel raggio di qualche metro, per poi riprendere il lavoro.

Continuo a lavorare fino alla pausa pranzo, quando qui però viene il bello. Eh sì, non essendoci la classica mensa aziendale, tocca prepararmi qualcosa ed anche di pratico, non di sicuro un brasato al barolo o delle lasagne al forno, mi dedico al classico pasto da single, che non sia l’uovo al tegamino, un piatto di pasta. Riprendo poi col mio lavoro nel pomeriggio fino all’orario stabilito.

Sandro Braghin – smart working

Finita la giornata lavorativa inizio a cercare di capire cosa fare per riempire quello che resta della giornata, le pulizie le farò il giorno dopo, tanto anche domani non uscirò, allora mi butto sul divano e grazie al magico mondo dei social network mi collego alla mia rete di amici. Certo scriversi o mandarsi audio registrati o foto non è come vedersi dal vivo, il contatto il calore delle persone è una cosa unica al mondo, proprio quella cosa di cui ci dobbiamo privare in questi gironi. Però grazie a questa situazione atipica coi vari gruppi di amici stiamo facendo delle prove con un paio di app per videochiamate, un casino senza senso. Comunicazioni che arrivano in ritardo, immagini sgranate, gente che si parla sopra, insomma un bel modo per trascorrere qualche ora in compagnia degli amidi più cari che come me hanno deciso per il bene loro ma soprattutto della comunità di stare a casa.

Chivassese

La mia giornata è cambiata da quando questo virus ci ha travolti e ha cambiato la vita di tutti.

Io ora cerco di dedicarmi a faccende casalinghe occupando il tempo cercando di superare questo momento difficile, approfitto per guardare un film tranquilla a casa nella speranza che tutto andrà bene.

Restiamo uniti e soprattutto restiamo a casa.

Cinzia Longo

Storia di una contea che ha voglia di divertirsi!

di Matteo Doria

Il Carnevale di Castelrosso è sicuramente uno dei momenti più significativi di questa allegra comunità: l’aspetto della festa e del divertimento si fonde con la parte storica, che ricorda le radici di questa realtà, ovvero la nascita della Contea di Castelrosso avvenuta nel 1694 con la fusione dei cantoni delle Berre, delle Margarite e dei Torassi sotto il Conte Giò Pietro Margherio.

 Le origini del carnevale, come in molti paesi, si perdono nella notte dei tempi, ma è dalla metà degli anni ’60 che inizia prendere forma, sotto la spinta del vulcanico don Nicolino. Nascono in quegli anni le figure del “Sindaco del comune dei giovani” e della “Bella Oratoriana”, che accompagnati da quattro dame vestite di verde saranno le maschere ufficiali del paese fino al 1976, quando con Elidio Obialero e Mirosa Blatto si chiuderà l’era di queste figure.

Nel 1977, infatti, vengono istituite le maschere del Conte, della Contessa e della corte, formata da dame, cavalieri e paggetti: vestono abiti di foggia settecentesca, in linea con i panni indossati dai nobili all’epoca della nascita della Contea. Il primo Conte e la prima Contessa furono Massimo Chiavarino ed Anna Torasso. Viene realizzato anche l’inno del carnevale parole (manco a dirlo) di don Nicolino e musiche del maestro Graziano (pro-zio del sottoscritto), che ancora oggi accompagna musicalmente tutti i momenti della manifestazione.

Da allora il testimone è stato passato di anno in anno fino ad oggi, con Mario Lapiana e Naomi Petullà, conti 2020.L’impegno della Pro Castelrosso, organizzatrice della manifestazione, continua a permettere di far vivere questa tradizione, nonostante le “ complicazioni della vita moderna)

Nel 2011 nasce l’ordine  delle “Contesse a corte”, l’anno successivo quello dei “Conti a corte”, composto da chi negli anni ha rivestito questi ruoli e nei quali entrano di diritto coloro che anno dopo anno veste i panni delle maschere del paese: Castelrosso ha un forte senso della comunità, ed anche questo è un modo per affermarlo, sempre nell’ottica di divertirsi e far divertire, senza mai esagerare nel prendersi “ troppo sul serio”.

Il carnevale di Castelrosso è soprattutto divertimento e voglia di stare insieme: negli anni ha conosciuto i fasti, con tantissimi carri, le trattorie lungo il percorso della sfilata, la mitica Lancia Fulvia cabrio che apriva il corteo con a bordo don Nicolino, le tante persone di tutte le età che affollavano le strade. Oggi, come accade in molti posti, ha vissuto un ridimensionamento, ma una cosa è rimasta invariata: la grande voglia di fare festa “ai Berij”!!!

ANNOCONTECONTESSA
1977MASSIMO CHIAVARINOANNA TORASSO
GIUSEPPE GRANDIBETTINA VINCENZI
MARCO CHIAVARINOBETTY CISNETTI
LIVIO ROBIOLAGIUSY ROBIOLA
ALDO TORRIONEGIULIA SANTA
ARNALDO CLERICIGIUSY ALBERTI
LIVIO DANIELEMARI’ CHIAVARINO
ERCOLE OLDANOTERESA VILLOSIO
SANTO MERENDA BRUNA CHIAVARINO
ERCOLE OLDANOTERESA VILLOSIO
GIACHELLO GASPARE GIULIA SANTA
MARCO BONGIOVANNIEMANUELA BISCARO
GIUSEPPE SANDRONEDANIELA CHIAVARINO
RENZO LUSSOCATERINA COSTANZO
MASSIMO GIOVANNINISIMONETTA PIANA
MASSIMO GIOVANNINISIMONETTA PIANA
GIAMPAOLO BOGETTODONATELLA BIROCCO
DARIO SANTAFRANCA SANTA
RICCARDO SANTAELVIRA LUSSO
PIERANGELO CAREGGIOMARA DANIELE
VINCENZO BERTUCCIANTONELLA DEGASPERI
ALBERTO GRECOCINZIA TUNINETTI
EDOARDO ACUTISDONATELLA ACUTIS
MARIO PEDUSSIAPAOLA BOGETTO
ALBERTO GRECOCINZIA TUNINETTI
MARINO FONTANARITA VALDEMARCA
MARINO FONTANARITA VALDEMARCA
MARCELLO AUTINONADIA SANTA
GIUSEPPE ORTALDACRISTINA CERATO
ROBERTO MOSCOGIORGIA BARELLE
ENRICO GALBIATILORENA CLERICI
PIETRO TUNINETTIELISA DEL GOBBO
MICHELE CRUPIMONICA FERRERO
MARCELLO AUTINO MONICA FERRERO
PATRIZIO LUSSOALICE BARBERO
MATTEO DORIASILVANA TAPPARO
GIUSEPPE GROSSOGIANNA VILLATA
SAMUELE CAREGGIO SERENA LIGUORI
MARCELLO AUTINO SARA GIAMMARIO
CHRISTIAN BERTONEELENA ORTALDA
CLAUDIO DANIELEGIULIA DONATO
2020MARIO LAPIANANAOMI PETULLA’

Si ringrazia per il contibuto

Crisitna Cerato
Marì Chiavarino
Rita Valdemarca


Matteo Doria

Consigliere Comunale della città di Chivasso, imprenditore

Un po’ di storia tra il serio ed il faceto!

di Matteo Doria

Il Carnevale di Chivasso 2020 ha già mosso i primi passi, con la presentazione della Bela Tolera Melissa Bertaina, dell’Abba’ Ugo Novo e della corte, e con i primi appuntamenti di questa storica kermesse che riempie le strade di grandi e piccini in festa.
Una tradizione vecchia di secoli, che continua nonostante il mutare dei tempi a far divertire i chivassesi, e non solo, durante tutto il suo periodo, mescolando eventi goliardici a momenti più impegnati.
Il nostro è uno dei carnevali più antichi di Italia, addirittura le prime tracce dell’esistenza di questa festa si perdono nei secoli, risalendo a circa 600 anni fa.

La Bela Tolera Melissa Bertaina e l’Abbà Ugo Novo.

Le prime tracce dell’odierna figura maschile, l’Abba’, sono anch’esse molto antiche: come ricordava sempre Don Piero Bertotti durante la cerimonia di investitura, che si tiene in Duomo, questo personaggio era a capo di una Confraternita di Buontemponi durante il quattordicesimo secolo, che però veniva definita come una compagnia di “stolti” volti ad eccessi. Si narra che per coprire i costi delle goliardate di questa compagnia venivano inventate tasse e balzelli, e con il tempo la situazione andò degenerando.

Nel 1434 si convenne che il segno era stato passato, e per dare una regolata alla situazione, la Confraternita assunse connotazioni religiose votata al patrono San Sebastiano, in onore del quale venne eretta in Duomo una Cappella; l’Abbà assunse un ruolo più solenne e disciplinato: nel 1452 la Credenza Pubblica della Città gli riconobbe alcune importanti prerogative quale il ruolo di giudice delle tante controversie che sorgevano fra i chivassesi, con il potere di poter liberare alcuni carcerati durante il suo mandato. Nel 1878 questa figura venne destituita, fino al suo reinserimento ufficiale come maschera storica della Città nella storia recente.

Nel 1862 nacque il “Circolo di Agricoltura, Industria e Commercio“, oggi meglio nota come “L’Agricola” (la Pro Loco), che nel 1905 decise di creare la figura della Bela Tolera: veniva scelta tra le giovani ragazze chivassesi, con il compito di rappresentare la città durante il periodo carnevalesco in qualità di “Regina del Mercato” ( a riprova della storica vocazione commerciale della nostra Città), accompagnata inizialmente da 4 damigelle e scortata dagli armigeri a cavallo.

Il nome trae origine dall’appellativo che ancora oggi contraddistingue i chivassesi: la Tola (latta, metallo in piemontese) era quella che fasciava la guglia del campanile del Duomo, prima che questa venisse abbattuta dai Francesi durante l’assedio del 1705, e che, riflettendo i raggi del sole, indicava agli abitanti delle colline circostanti la posizione della città. Alcuni, più malignamente, affermano che l’appellativo venne dato ai chivassesi per la loro abilità oratoria nel condurre gli affari durante il famoso mercato settimanale del mercoledì.

Matteo Doria con La Bela Tolera e l’Abbà 2020.

La Bela Tolera e le sue damigelle rimangono le uniche figure storiche del carnevale fino al 1948, quando venne deciso di affiancarle anche la figura dell’Abbà e degli alfieri: venne inoltre stabilite che le nostre maschere storiche dovessero vestire panni ottocenteschi.

La nascita del grandioso Carnevalone di Chivasso si può dire che fu quasi una caso: nel 1951, infatti, le pessime condizioni meteorologiche non consentirono di svolgere il carnevale nella domenica preposta, e si chiese allora al Vescovo di Ivrea una dispensa per poterlo svolgere la domenica successiva, ovvero la prima domenica di Quaresima: da allora è diventato un appuntamento fisso, che negli anni è cresciuto diventando uno dei quattro principali carnevali della nostra Regione, attirando gente da ogni dove, al punto che quest’anno verrà inserito negli eventi dei festeggiamenti ufficiali dei 50 anni della Regione Piemonte!
Tra il serio ed il faceto, il carnevale rimane una delle feste più sentite, dove si lasciano da parte problemi e preoccupazioni per vivere giorni allegri e spensierati. E allora… CHE CARNEVALE SIA!

Fonti: pro loco Chivasso l’agricola


Matteo Doria

Consigliere Comunale della città di Chivasso, imprenditore

di Matteo Doria

Ho appreso poco fa la decisione di don Gianpiero Valerio di rinunciare alla parrocchia di Castelrosso, a seguito di tutte le vicende che si sono susseguite in questi mesi.

Si è inserito in una grande comunità, succedendo ad un parroco, don Nicolino, che per 50 anni ha fatto grandi cose per questo paese.

Si è trovato a dover far coesistere tra di loro parrocchie molto diverse, in un periodo in cui la fede non è più così fortemente diffusa come anni fa.

Eppure, giorno dopo giorno, ha costruito la “sua comunità”, riempiendo di nuovo le chiese.

Auspico che ci possano essere degli sviluppi, abbiamo bisogno di pastori di anime, che pensano agli oratori per dare un luogo ai ragazzi dove crescere…un abbraccio don Gianpiero!


Matteo Doria

Vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore

di Matteo Doria

Durante la presentazione della sua idea in merito al nuovo oratorio, Don Giampiero mi ha chiesto di tenere un breve discorso, subito dopo il sindaco, cosa che ho fatto con piacere, da castelrossese e da presidente di una delle tante associazioni del paese in primis, prima ancora che da esponente politico, cosa che mi fa sentire in dovere di esprimermi anche ora, a seguito del comunicato della diocesi di Ivrea che di fatto ha sconfessato la volontà espressa parroco, informando anche che lo stesso era stato sollevato dalla legale rappresentanza della parrocchia.

il commento durante la S. Messa di Sant’Antonio, quando è stato presentato il progetto del nuovo oratorio e struttura polifunzionale

Castelrosso con i suoi 2400 abitanti e quasi 20 associazioni è una comunità molto attiva, ma che, con il declino del vecchio oratorio e dei suoi grandi spazi, è da tempo orfano di infrastrutture indispensabili per poter permettere a tutti di organizzare grandi feste ed eventi, cose diventate sempre più difficili da mettere in piedi visti i costi e la burocrazia che i tempi moderni impongono.

Giusto un anno fa avevo indetto un incontro a cui presero parte oltre 200 abitanti, per elaborare una proposta di realizzazione di una struttura comunale polivalente in Castelrosso, che avevo poi presentato in consiglio comunale: il sindaco e la giunta avevano però deciso di non portare avanti questa idea.

Ovviamente sia io che tutti i presenti abbiamo accolto con gioia l’annuncio di don Giampiero di voler realizzare un nuovo oratorio con i soldi lasciati da Don Nicolino alla parrocchia di Castelrosso, da utilizzare per il bene dei castelrossesi: un luogo dove crescere spiritualmente ma costruito con il concetto di un polivalente moderno; la reazione dei presenti è stata veramente positiva, tanta era l’attesa ed il bisogno che il paese avverte per una struttura simile.

Le notizie che si sono susseguite in questi giorni sono state però una doccia fredda, che hanno lasciato basita buona parte della comunità. Non conosco e non mi competono le dinamiche interne della curia, e non mi posso esprimere in merito, ma in questi giorni mi sta rimbombando nella mente una frase che ripetiamo all’inizio di ogni messa: “ e pace in Terra agli uomini di buona volontà…”, un passaggio che sembra un po’ stridere con ciò a cui stiamo assistendo.

Castelrosso ha bisogno di un luogo simile, dove ritrovarsi e sentirsi comunità, ed auspico fortemente, come tanti altri, che venga realizzato quanto prima. Alcuni parrocchiani hanno ricordato le parole di sua eccellenza il vescovo quando, durante la riunione che si tenne pochi mesi dopo l’insediamento di don Giampiero, alla domanda “ ma come e quando verranno spesi i soldi che don Nicolino ha lasciato per Castelrosso (quasi 2 milioni di euro tra lascito e soldi sul conto corrente, raccolti nei decenni in buona parte dal grande cuore dei parrocchiani)?” egli rispose: “ lo comunicherò nei modi e nei tempi che riterrò più opportuni”. Ecco, forse dopo cinque anni e mezzo quel tempo sarebbe arrivato. E lo dico con il massimo rispetto, e con la speranza che questa articolata pagina di storia della nostra parrocchia possa concludersi nel migliore dei modi.

Per approfondire:
Matteo Doria incontra i castelrossesi
Comunicato della Diocesi di Ivrea
Comunicato del Consiglio Parrocchiale di Castelrosso
Il progetto di oratorio polivalente


Matteo Doria

Vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore

di Matteo Doria

Isola pedonale in via PO: perché il sindaco Castello e l’assessore al commercio Centin vogliono così male al commercio chivassese ed ai posti lavoro che genera?
E perché fanno di tutto per trasformare il concentrico cittadino in una zona spenta e triste?

Nel corso del 2019 l’amministrazione comunale chivassese, con il sindaco Catello e l’assessore al commercio Centin in testa, ha espresso la volontà di valutare la realizzazione di un’isola pedonale in via Po nel tratto tra l’incrocio semaforico di via Caduti per la Libertà e piazza della Repubblica, e via Don Dublino, idea già ipotizzata dalla precedente amministrazione ma poi abbandonata in seguito ad un periodo di sperimentazione.

Partiamo dal fatto che le attuali isole pedonali cittadine stanno vivendo un periodo di recessione, con negozi sfitti nella centralissima via Torino, in via Teodoro II e nelle vie limitrofe, mentre via San Marco, realizzata pochi anni orsono spendendo 450 mila euro di soldi pubblici, non è mai di fatto decollata. Il passeggio pedonale nel centro cittadino, inoltre, si è drasticamente ridotto a seguito dell’apertura del centro commerciale Bennet (apertura annunciata con molti anni di anticipo, ma per la quale la città non è stata preparata a “reagire” a causa dell’inerzia delle ultime amministrazioni, Ciuffreda prima e Castello poi .

La carenza di parcheggi

Proseguendo l’analisi della situazione, non possiamo non pensare al fatto che il centro cittadino soffre di una cronica carenza di posti auto, cosa che invita le persone che provengono da fuori concentrico a recarsi presso aree più comode ed accessibili, come appunto i centri commerciali. I parcheggi recentemente realizzati presso l’ex campo Enel ed il cimitero, la riqualificazione dei parcheggi del Movicentro e l’eventuale regolarizzazione dei posti auto nei pressi de “La Tola” non possono ovviamente essere considerati al servizio del centro cittadino, data l’ubicazione a diverse centinaia di metri dallo stesso. Anche l’ipotesi della realizzazione di un parcheggio presso l’ex consorzio di via PO pare ormai tramontata, almeno per i prossimi anni, dato che l’idea di riqualificazione risulta ferma.

L’istituzione della prima citata isola pedonale cancellerebbe tra via Po e via Don Dublino circa 40 posti auto (già ridotti con la cancellazione degli stalli di fronte alla casa parrocchiale). Considerando anche solo una rotazione minima di 3 volte al giorno, vorrebbe dire 120 posti auto in meno, rendendo di fatto ancora meno appetibile raggiungere il centro cittadino, con tutte le conseguenze derivanti

Le ripercussioni sul commercio

Il commercio cittadino vive un difficilissimo periodo, e non si merita di essere ulteriormente danneggiato da questo tipo di scelta, come già convenne la precedente amministrazione a seguito della sperimentazione. Incentivare la chiusura dei negozi, oltre che danneggiare le attività presenti e cancellare i relativi posti di lavoro, genererebbe una città spenta ed anonima, ovvero l’esatto contrario di ciò che è Chivasso da sempre.

A tal proposito, oltre 200 attività commerciali operanti nel centro cittadino hanno sottoscritto una petizione per portare alla luce queste considerazioni e per chiedere un confronto in merito alla questione con l’amministrazione stessa (come riportato anche dalla stampa locale) alla quale pare non sia stata data ancora una risposta in modo ufficiale nonostante sia passato del tempo

La domanda sorge dunque spontanea: perché il sindaco Castello e l’assessore al commercio Centin vogliono così male al commercio chivassese ed ai posti lavoro che genera? Perché fanno di tutto per trasformare il concentrico cittadino in una zona spenta e triste?


Matteo Doria

Vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore

Il centrodestra stravince in Calabria e riesce a mettere il fiato sul collo al centrosinistra in Emilia Romagna

di Matteo Doria e Francesco Vaj

Il centrodestra stravince in Calabria.
Non ce la fa in Emilia Romagna, storica roccaforte della sinistra, dove però recupera parecchio terreno rispetto alla precedente tornata elettorale regionale (oggi 43,66% contro il 29,85% del 2014) .

Questo già di per se è un risultato epocale del CentroDestra, nella storica roccaforte della sinistra, che da decenni non è mai nemmeno stata contendibile.

In Calabria, invece, come in tutte le ultime elezioni regionali calabresi, si conferma quello che è il trend nazionale, premiando la coalizione al momento più forte.

Buon lavoro dunque alla neo-presidente Jole Santelli nuova governatrice della Calabria!

Jole Santelli, neo Governatore della Regione Calabria

Un augurio ancora più forte a Lucia Borgonzoni e a tutta la coalizione affinché conducano un’opposizione forte e mirata, di supporto ai cittadini: la liberazione dell’Emilia Romagna è solo rimandata!

Lucia Borgonzoni, candidata per la coalizione di Centro Destra alla carica di Governatore della Regione Emilia Romagna

Analisi del voto

Due Regioni, due scenari diversi, alcune considerazioni comuni, altre molto più specifiche rispetto al contesto locale.

Emilia Romagna — un risultato epocale per il Centro Destra

Per quanto il Centro Destra non sia riuscito nell’impresa di espugnare la storica roccaforte della sinistra, il testa a testa che ha caratterizzato sia la dialettica della campagna elettorale che – comunque – il risultato finale è già di per se una notizia incredibile rispetto ad una Regione che dal secondo dopoguerra ad oggi non ha mai cambiato colore. Non solo, per la prima volta nella storia della Repubblica, la Regione è stata contendibile!

Il vento del cambiamento sta soffiando anche nella rossa Emilia.

Da un punto di vista nazionale, questa era un’elezione particolarmente attesa, in quanto potenzialmente sensibile per la tenuta del Governo. Se per la sinistra, ed in particolare per il Partito Democratico, il bicchiere può dirsi mezzo pieno per aver ottenuto il primato di primo partito della Regione, grazie ad un candidato forte quale era il Governatore uscente Bonaccini, per la coalizione di Centro Destra può esultare Fratelli d’Italia, che aumenta notevolmente i suoi consensi che si allineano alla media nazionale anche in questa Regione.

Questa elezione è stata fortemente polarizzata sulle due coalizioni maggiori, non pervenuti infatti (o quasi) i 5 stelle che scontano oltre allo scarso radicamento sul territorio, anche il “non voler far male” all’alleato (di Governo) – avversario PD.

Calabria — Un’altra vittoria schiacciante del CentroDestra

Il CentroDestra stravince con un distacco di 25 punti percentuali (addirittura superiore al distacco di 20 punti percentuali dell’Umbria): 55,29% CDX contro un 30,14% della coalizione Centro Sinistra, altro segnale di volontà di cambiamento affidabile e, sopratutto, in totale controtendenza rispetto sia alle precedenti Regionali 2014 in cui vinse la coalizione di Centro Sinistra a trazione PD, sia rispetto alle Politiche 2018 dove il Movimento 5 Stelle era il netto vincitore in quasi tutti i Collegi.

In forza della legge elettorale calabrese, non entreranno nemmeno in Consiglio Regionale i 5 Stelle. Segno questo, forse, di un Sud che non sa che farsene della ricetta assistenzialista dei pentastellati: un Sud che chiede concretezza, sviluppo, infrastrutture; in sintesi, di poter dimostrare tutto il suo valore.

Interessante, per quanto riguarda il voto in Calabria, la distribuzione per liste molto più uniforme rispetto alle ultime tendenze nazionali.

Il Partito Democratico, nonostante la sconfitta, è il primo partito grazie al 15% ottenuto, leggermente superiore alle percentuali molto simili di Forza Italia 12.34% (primo partito della coalizione di Centro Destra), Lega 12.25% e Fratelli d’Italia 10.85%.

Possiamo dire fallito l’esperimento 5 stelle di allearsi (stavolta già in fase pre elettorale) con una lista civica, che ha portato al candidato poco più di un punto percentuale.

Un’ultima considerazione a livello nazionale: il governo ne esce decisamente indebolito, complessivamente perde 5 punti percentuali e il M5S è scomparso. Ci aspettiamo dunque qualche scossone anche a livello romano visti i capovolti rapporti di forza.

E comunque, nonostante l’occasione mancata, siamo 8 a 1 Regioni per il CentroDestra dall’ultima tornata del 2014.


Matteo Doria

vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore

Francesco Vaj

Architetto libero professionista, membro del Focus Group Qualità e Concorsi dell’Ordine Architetti di Torino

di Matteo Doria

Oggi sono stato in visita alla casa circondariale “Lorusso e Cotugno” (il carcere delle Vallette, a Torino), un inizio dell’anno diverso dal solito, un’esperienza decisamente molto intensa.

un commento a caldo dopo la visita alla casa circondariale

Ho avuto modo di parlare con alcuni detenuti che hanno commesso reati minori, come piccole rapine e furti.

Penso che sia indispensabile la certezza della pena e lo sconto della stessa per chi sbaglia ma che sia altresì fondamentale lavorare per il reinserimento in società una volta pagato il proprio debito con la giustizia, per evitare di dare il ritorno alla delinquenza come unica opzione.


Matteo Doria

Vicepresidente del Consiglio Comunale di Chivasso, imprenditore