Sprecopoli a Chivasso

Di seguito, il resoconto delle principali azioni consiliari svolte da me ed il mio gruppo (non legate all’emergenza COVID-19)

Da sempre sostengo che sia indispensabile realizzare un impianto di videosorveglianza adeguato per aumentare la sicurezza, ma quello che è emerso a seguito di un mio accesso agli atti su cosa stia accadendo a Chivasso lascia perlomeno perplessi.

Nel 2017 l’allora assessore ai lavori pubblici ora sindaco, poco prima delle elezioni comunali, annunciò che era stato realizzato un nuovo impianto di videosorveglianza con 35 telecamere (costo 143mila euro circa), con tanto di verbale di collaudo e perfetto funzionamento.

Nel 2018 l’amministrazione stanzia circa 9mila euro per effettuare uno studio per capire “come risolvere i problemi legati al sistema di videosorveglianza” A seguito di ciò in data 21/11/2018 ho presentato un’interrogazione per chiedere se l’impianto fosse funzionante. RISPOSTA: l’impianto non è mai entrato in funzione “provvederemo entro fine anno”.
Ad oggi, dicembre 2020, l’impianto non è ancora entrato in funzione, e l’amministrazione sta stanziando altri 270mila euro per cercare di risolvere i vecchi problemi ed aggiungere altre 11 telecamere. In pratica, alla fine avremo speso 432mila euro, ovvero circa 9400 euro per ogni telecamera (si auspica funzionante).

Gli annunci sono una bella cosa, ma se poi alla spesa di denaro pubblico non seguono risultati si creano danni, sprechi e disservizi. Chiederò agli enti competenti di valutare anche questo comportamento, nella tutela della spesa dei soldi di tutti noi.

Sprecopoli a Chivasso

Di seguito, il resoconto delle principali azioni consiliari svolte da me ed il mio gruppo (non legate all’emergenza COVID-19)

Nel 2018 il Bennet ha versato al comune di Chivasso 680mila euro come fondo compensativo (previsto per legge) vincolato alla rivitalizzazione del commercio cittadino per attutire l’inevitabile impatto disastroso sui negozi tradizionali. A distanza di tre anni ho eseguito un acceso agli atti per conoscere come questa amministrazione li ha effettivamente spesi.

La scoperta è stata sconcertante: anziché spenderli per azioni a sostegno del commercio cittadino, oltre metà di questi soldi sono stati spesi per cose che a nostro giudizio (e non solo), NULLA CENTRANO CON IL VINCOLO PREVISTO: stagioni teatrali e manifestazioni varie, panchine e fioriere, sostegni al sociale, teli per il capannone del comune, etc.

Intendiamoci, tutte spese che si può anche considerare giusto sostenere con il bilancio comunale, ma non con questi soldi che erano destinati e vincolati a sostegno del commercio e dei suoi lavoratori, già in forte crisi ed ulteriormente messi in difficoltà dall’apertura di un grosso centro commerciale. A fine novembre risultavano ancora da spendere circa 90mila euro.

Chiederemo conto di come verranno spesi anche questi conti, e faremo valutare agli enti superiori competenti la regolarità dell’utilizzo di questi fondi. Se il commercio cittadino chivassese va peggio di quanto dovrebbe, a nostro avviso la responsabilità è anche di chi ha utilizzato “come un bancomat” questi soldi, come qualcuno ha definito questo comportamento.


Per approfondire:

https://matteodoria.online/index.php/2020/12/07/fondi-bennet/

Ci ricorderemo sempre di questo 2020, l’anno del COVID-19

Ci siamo resi conto che “era arrivato anche da noi sul serio” quel 22 febbraio, una domenica, quando con i carnevali in corso a Chivasso ed in frazione Castelrosso, ed il giorno seguente previsto ai Pogliani, arrivò l’imperativo governativo di sospendere tutti gli eventi di aggregazione.
Ricordo perfettamente quel pomeriggio concitato, fatto di tante telefonate, riunioni, un po’ di incredulità e la consapevolezza che qualcosa di grave ed inimmaginabile stava iniziando ad accadere anche da noi. Da lì in poi un susseguirsi di eventi: scuole sospese, il primo lockdown dell’11 marzo, l’inizio di un dramma economico ancora in essere, la quotidianità delle nostre vite stravolte nel profondo.

Purtroppo nessuno di noi era veramente preparato a tutto ciò, ognuno ha cercato di affrontare la cosa come meglio poteva fare, con responsabilità e buonsenso. Come opposizione, collaborando con il mio gruppo Amo Chivasso e le sue Frazioni abbiamo fin dai primi momenti attivato una comunicazione costante con la popolazione, anche tramite canali social, per diffondere tempestivamente le informazioni e dettagliare i vari decreti, così da rispondere a quell’esigenza di chiarezza, rendendo più facilmente fruibili i contenuti dei testi di legge. Abbiamo cercato di dare risposte ai tanti cittadini che tutt’ora ci contattano per chiedere “si può fare questo, posso andare lì, come posso fare per…”. Abbiamo creato la rubrica “raccontiamoci al tempo del Coronavirus” pubblicata su questo sito matteodoria.online e sui social dove centinaia di persone hanno contribuito con le loro testimonianze per raccontare la loro quotidianità durante il primo lockdown, dimostrandosi una piccola valvola di sfogo. Abbiamo cercato, nel nostro piccolo, di trovare un modo per continuare a sentirci vicini gli uni agli altri.

Dal punto di vista istituzionale ci siamo resi disponibili per presentare le nostre proposte ed idee all’amministrazione comunale, accantonando le diversità politiche, per cercare di gestire al meglio il difficile momento che si stava, e si sta, vivendo.
Ci siamo concentrati soprattutto sulle proposte di sostengo al lavoro, alle attività economiche commerciali e produttive, alle associazioni (linfa vitale per una comunità viva come la nostra) ed alle problematiche legate alla riapertura della scuola a settembre, come ad esempio i trasporti locali.

Nonostante le iniziali aperture ricevute nelle varie commissioni consiliari, dobbiamo ammettere con rammarico che le nostre istanze hanno ricevuto una considerazione estremamente marginale. Siamo sempre più convinti che le nostre proposte siano basate sul buonsenso e sulle oggettive necessità delle persone e constatiamo altresì che queste mancanze si sono poi tradotte in evidentissime lacune dell’amministrazione, le quali si stanno tutt’ora riflettendo sulla quotidianità di cittadini ed imprese.

Abbiamo comunque rinnovato la disponibilità a collaborare nuovamente data la seconda ondata in corso e la conseguente incertezza sul futuro, con l’auspicio che questa volta la richiesta di collaborazione si trasformi effettivamente in qualcosa di concreto per il bene di tutti.

Questo sarà un Natale diverso da come lo conosciamo, ma siamo gente forte, apprezzeremo ancora di più la condivisione di questo momento con le nostre famiglie, nei modi in cui sarà possibile farlo, e ricorderemo con grande affetto chi ci è stato strappato via da questo virus.

Con l’ingegno e la buona volontà che da sempre ci contraddistinguono supereremo anche questo momento!

Auguro a tutti di cuore buone feste, e che il 2021 possa portarci un po’ di normalità e tranquillità, di cui abbiamo tanto bisogno!

I fondi dovevano essere spesi per rilanciare il commercio cittadino

Nel 2018 il Bennet ha versato al comune di Chivasso 680mila euro come fondo compensativo (previsto per legge) vincolato alla rivitalizzazione del commercio cittadino per attutire l’inevitabile impatto disastroso sui negozi tradizionali. A distanza di tre anni ho eseguito un acceso agli atti per conoscere come questa amministrazione li ha effettivamente spesi.

La scoperta è stata sconcertante: anziché spenderli per azioni a sostegno del commercio cittadino, oltre metà di questi soldi sono stati spesi per cose che a nostro giudizio (e non solo), nulla centrano con il vincolo previsto: stagioni teatrali e manifestazioni varie, panchine e fioriere, sostegni al sociale, teli per il capannone del comune, etc.

Intendiamoci, tutte spese che si può anche considerare giusto sostenere con il bilancio comunale, ma non con questi soldi che erano destinati e vincolati a sostegno del commercio e dei suoi lavoratori, già in forte crisi ed ulteriormente messi in difficoltà dall’apertura di un grosso centro commerciale. A fine novembre risultavano ancora da spendere circa 90mila euro.

Chiederemo conto di come verranno spesi anche questi conti, e faremo valutare agli enti superiori competenti la regolarità dell’utilizzo di questi fondi. Se il commercio cittadino chivassese va peggio di quanto dovrebbe, a nostro avviso la responsabilità è anche di chi ha utilizzato “come un bancomat” questi soldi, come qualcuno ha definito questo comportamento.


Per approfondire, anche i giornali ne parlano:

https://www.giornalelavoce.it/chivasso-i-soldi-del-bennet-spesi-male-doria-va-alla-corte-dei-conti-394898

http://247.libero.it/rfocus/43332574/1/chivasso-i-soldi-del-bennet-spesi-male-doria-va-alla-corte-dei-conti/

https://primachivasso.it/cronaca/la-nuova-periferia-in-edicola-oggi-mercoledi-9-dicembre/ (di seguito la versione cartacea)

La mia esperienza diretta all’interno dell’ospedale di Chivasso

Oggi mi sono dovuto recare al pronto soccorso per una “ bazzecola”, se vogliamo, una microfrattura, ma che ha reso necessario recarsi presso l’ospedale civico.

chivasso

La mia permanenza nella struttura è durata un paio d’ore , anche perché la sala d’attesa fortunatamente era vuota, e anche all’interno la situazione è parsa decisamente non caotica, almeno a vederla da comune paziente così pareva, spero che sia così sempre.

Alcune cose mi hanno lasciato un po’ perplesso però : dopo l’accettazione, un’infermiera mi ha spiegato che avrei dovuto attraversare il corridoio per raggiungere l’ortopedia, aggiungendo “attraversa il corridoio camminando più veloce che puoi che ci sono i casi COVID li“.

L’ho ringraziata per il consiglio, ma dentro di me ho pensato “ma non dovrebbero esserci percorsi separati, puliti e sporchi?!”

Passa una ventina di minuti e nella sala d’attesa dell’ortopedia un addetto avvisa “mettetevi ai lati della stanza che deve transitare una barella con paziente con COVID”.

Il personale si sta adoperando per gestire le situazioni, e devo dire che ho trovato molta “buona volontà“ ma le perplessità sui protocolli adottati sono tante. Chiederò dei chiarimenti in merito a chi ha le responsabilità decisionali.

La mia esperienza diretta all’interno dell’ospedale di Chivasso

Da otto mesi a questa parte, purtroppo, siamo abituati a sentire gli aggiornamenti dei dati del contagio come se fosse un bollettino quotidiano. Divulgare i numeri ufficiali è cosa molto importante, serve a tenere aggiornate le persone sull’andamento della situazione diffondendo notizie ufficiali, limitando così il dilagare di fake news e di tuttologi che molto spesso prendono per buono qualsiasi cosa letta su internet, se poi il
sito che pubblica la presunta notizia anziché essere quello del Governo o della Regione si chiama “amiocugino.it” poco importa…

Una cosa che però a mio avviso sta mancando, a tutti i livelli, è la precisa contestualizzazione dei dati.

Cerco di spiegarmi meglio. Ogni giorno vengono comunicati i numeri dei casi positivi al covid-19 rilevati ma, ad esempio, quasi mai vengono apportati in percentuale alla popolazione totale: dire “3000 nuovi casi” è
sicuramente impattante sulle nostre menti, certo che si si aggiungesse “cioè lo 0,005% della popolazione italiana” forse ci farebbe sì preoccupare, ma senza intendere che “stiamo per morire tutti”, seppure la situazione non sia da sottovalutare.

Se è vero che sono molti i casi positivi rilevati, è altresì vero che oggi si fanno circa 230mila tamponi al giorno, mentre ad aprile erano circa 17mila al giorno (più si cerca, più si trova in questi casi).

Altro dato che non viene praticamente quasi mai divulgato dai media, nazionali e non, è il rapporto tra i casi positivi ed i casi che necessitano cure ospedaliere, ovvero chi sta effettivamente “seriamente male”, così come i ricoveri in terapia intensiva, ovvero i positivi che stanno rischiando grosso, vengono comunicati come numero totale ma quasi mai il rapporto rispetto a chi viene ricoverato in ospedale.

Trasformiamo in numeri quanto sto cercando di spiegare:

  • Al 15 novembre 2020 i casi positivi sono circa 712mila, ovvero l’1,2 % della popolazione italiana, di cui circa il 90% asintomatici o pauci-sintomaci (con sintomi molto lievi)
  • i casi positivi che sono attualmente ricoverati in ospedale sono 35mila, ovvero circa il 5% del totale dei positivi
  • quelli che necessitano di terapia sono circa 3400, ovvero lo 0,48% dei casi positivi

Contestualizzati nella loro interezza, gli stessi dati ufficiali ci permettono di avere un quadro più completo della situazione: è evidente che non sia una situazione da prendere sotto gamba, e che le prescrizioni vanno rispettate scrupolosamente, ma non da vivere con un terrore sproporzionato nella quotidianità della vita.

La domanda che spesso mi pongo è questa: i media non farebbero meglio a comunicare gli aggiornamenti quotidiani in un modo completo come questo, per permettere a tutta la popolazione di essere edotta del quadro generale?

Chivasso

8 Marzo 2020 – un mese esatto

Sono a casa esattamente da un mese

Cerco di pensare all’ultima volta che mi sia successo di avere cosi tanto tempo libero e arrivo alla mia neo-adolescenza, quando passavo, anzi, meglio usare il passato remoto, quando passai tutta l’estate in collina a girare con il nuovo cinquantino da trial (Beta Supertrial ’97) e raccolsi patate, uova e passeggiate assieme a mio nonno Pierino, in piena abbronzatura da settantenne contadino e pensionato.

Ora mi ritrovo io in pensione, godendone appieno le possibilità: orticello da dieci metri quadrati, giardino da risistemare, lavoretti arretrati di trent’anni, forno a legna per la pizza sempre caldo, nuove ricette, nuovi libri, nuovi giochi per il computer, beh questi non proprio da pensionato, bottiglia di vino sul tavolo e pane e salame sempre pronti.

Tutto bello, soprattutto perchè in famiglia e tra amici vicini non ci sono stati casi di contagio, o quantomeno di malattia.

Tutto bello, ma ora si riparte, quindi meglio tenersi in forma: sveglia presto, ma non prestissimo, aggiornamento professionale, ricerca di nuove idee e nuove soluzioni da adottare, luogo di lavoro da ordinare e tenere a regime, mente fresca e preparata al dopo, riunioni a distanza col socio; è vero che il treno è sempre in ritardo, ma non aspetta per sempre, quindi meglio tenersi pronti a riacchiapparlo il prima possibile.

Con un pensiero a tutti quelli che hanno sofferto, direttamente o no, e a coloro che contribuiscono a farci stare tutti meglio, anzi soprattutto per ringraziare tutte queste persone, sono pronto a ripartire piu grintoso di prima, lasciando da parte con un sospiro leggero la bellezza di aver avuto a disposizione tutto il tempo che mi han concesso queste ferie non cercate.

A presto!

P.s.: sono Fabrizio dell’XXL Cafè quindi, quando parlo di “aggiornamento professionale”, intendo il lungo, sfiancante e incredibile lavoro di dover assaggiare tutti i le nuove (e vecchie) bottiglie del locale!

XXL Cafè

Approfitto di questo spazio per ringraziare tutti coloro che, in questa situazione di massima emergenza sanitaria, ci hanno dato fiducia e si sono affidati a noi per la spesa quotidiana.

Spero che il nostro impegno odierno venga ricordato anche, e soprattutto, “dopo” per far si che, un servizio così prezioso, non debba, in futuro, inesorabilmente scomparire da una piccola comunità come quella di Castelrosso. (E il rischio che ciò accadesse è stato, in passato, molto… molto forte e reale).

Il minimarket UNES – QUIC’È di Castelrosso

Siamo perfettamente consapevoli di non essere molto competitivi (ma solo su alcuni prodotti) coi prezzi della grande distribuzione ma ciò è dovuto principalmente al fatto che, noi, ci affidiamo anche a tanti piccoli fornitori che, va detto, non ci hanno mai lasciati, un solo giorno, senza la merce prettamente indispensabile (farine e lieviti compresi) e che ci forniscono alta qualità e grande disponibilità.

Le spese di gestione di un piccolo minimarket sono, inoltre, da sempre, sproporzionate rispetto ai grandi gruppi organizzati ma… il servizio che offriamo alla comunità non è minimamente paragonabile al loro perché, ogni singolo cliente, per noi, è un importantissima risorsa in quanto “persona” e non solo un “numero” da esibire al commesso di turno.

(E se qualcuno dovesse avere delle difficoltà economiche non esiti a farcelo sapere e, con massima discrezione e riservatezza, saremo ben felici di applicare incondizionatamente uno sconto del 10% su tutti i generi di prima necessità).

la gastronomia del minimarket UNES – QUIC’È di Castelrosso

Inoltre, nel piccolo market del paese, non si fanno mai interminabili code all’ingresso ed, il flusso di persone, è sempre rapido ed ordinato. Noi siamo ben felici di metterci a completa disposizione di chiunque possa averne bisogno però è importantissimo l’aiuto di tutti per continuare a “servire” il paese in tutto, e per tutto, ciò di cui ha, e avrà, bisogno ora ed in futuro. Un Grazie sincero a tutti da Davide e da tutto lo staff del minimarket UNES di Castelrosso.

Il minimarket UNES – QUIC’È di Castelrosso

Abitiamo nella stessa città, in quartieri vicini, eppure da qualche tempo siamo così lontani.

Andava tutto bene, ci vedevamo regolarmente, in base agli impegni di ognuno. Non avevamo ancora fatto il passo di andare a vivere insieme, ma sappiamo che sarebbe successo a breve, il tempo di organizzarci, di fare le nostre scelte, di trovare il nostro nido…

Ma ad un certo punto a lei cominciano ad arrivare dei sintomi…tosse, mal di gola stanchezza, forse un po’ di febbre. Subito non me ne parla nemmeno, forse non voleva sentirsi ancora più debole, forse voleva solo esorcizzare questo maledetto tempo in cui viviamo.

Però intuisco che c’è qualcosa che non va, lei non si sente sicura e mi chiede di non vederci per la nostra serata cinema settimanale, mi chiede di rispettare il contenimento che ci stanno imponendo dall’alto…non sente ragioni rispetto a tutte le obiezioni che le faccio…”abiti tra casa mia e il supermercato, posso portarti la spesa!” quella più banale.

Ma niente, solo la notizia…due giorni dopo mi chiama: con voce affannata mi dice che è stata in ospedale, i colpi di tosse interrompono continuamente le sue parole che man mano diventano sempre più tremanti, e percepisco la sua paura.

“Non riuscivo quasi a respirare, questa tosse mi sfianca, sono andata in ospedale – mi dice – la radiografia al torace lascia pochi dubbi…” E non lo nomina nemmeno…per vincere lo spavento usa solo l’ironia “mi sento una regina, ho la corona!”

amanti a distanza

L’isolamento

E così è cominciato un capitolo tutto nuovo della nostra relazione…l’isolamento è reale, totale: si fa portare le medicine e la spesa solo dal fratello, volontario in Croce Rossa, sempre con guanti e mascherina, senza nemmeno poterlo ringraziare, nè abbracciare.

Così sono settimane che ci vediamo solo grazie alla tecnologia, ci chiamiamo, ci scriviamo, proviamo a scherzare…ma la tosse è forte e dolorosa…ma se prende le medicine ogni quattro ore, come se avesse la febbre, va meglio…dopo aver dormito, quando la regola delle quattro ore non è applicabile è davvero affaticata: “mi mette letteralmente in ginocchio”, le sue parole.

Chissà quando ci rivedremo. Mi manca, glielo dico di continuo. Vorrei sentirla sempre, anche se sono a letto continuo a scriverle, non voglio addormentarmi, ho paura…ho paura di addormentarmi e al mio risveglio di non poterla sentire più.

così vicini così distanti

(n.d.r., l’autore ha richiesto di rimanere anonimo)

Sono la giovane chef di un ristorante esclusivo di Torino.

Il ristorante dove lavoro e’ stato uno dei primi a chiudere in città’. La chiusura e’ avvenuta in maniera graduale: prima la pasticceria e poi la cucina. C’è stato un calo del fatturato giorno dopo giorno finchè la titolare ha chiesto a noi dipendenti di rimanere a casa. Essendo un ristorante che girava parecchio, si e’ chiuso tranquillamente e si sono salvati tutti i posti di lavoro. Siamo fortunati!

Adesso, da diverse settimane, sono chiusa 7 giorni su 7 nella cucina di casa mia a Chivasso, invento e cucino nuove ricette per il ristorante.

Ho appena letto che i bar, le discoteche e i ristoranti saranno gli ultimi a riaprire, e penso…

Vorrei vedere non solo la luce in fondo al tunnel. Ma un grande arcobaleno di speranza, come quello tutto mani e cuori che i bambini dipingono sulle lenzuola appese.