di Marco Broggini
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La storia dell’hit ball a Chivasso inizia nel 2016, anno in cui Manuel Marino si trasferisce in città. Forte della sua lunga esperienza ad alto livello, fonda insieme al vice presidente un’Associazione che da quel momento non ha mai smesso di crescere. La spettacolarità dello sport, la possibilità di praticarlo con ogni condizione atmosferica e l’atmosfera fortemente inclusiva che si respira all’interno del gruppo sono i suoi principali punti di forza.
Hit ball: qualche cenno di storia
L’hit ball è ancora poco conosciuto, ma in Piemonte è praticato da un numero sempre crescente di giocatori da più di vent’anni. È uno sport senza contatto fisico con gli avversari che si gioca 5 contro 5 in ambiente indoor, che coniuga spettacolari parate in tuffo con potenti tiri scagliati con l’avambraccio. Tutto inizia nel 1978 nella scuola media statale “Antonio Gramsci” di Settimo Torinese, dove il professore di educazione fisica Luigi Gigante partorisce l’idea e inizia a sperimentarla con i suoi alunni. Il primo regolamento completo viene depositato in SIAE nel 1986, dopo diversi anni di accurato rodaggio. Nel 1989 nasce la prima squadra vera e propria e nel 1991 vengono creati i brevetti per le attrezzature. Un altro punto di forza dell’hit ball sta proprio nella semplicità e nel basso costo dei materiali che servono per iniziare a giocarci: un paio di bracciali a testa e un pallone. Dal 1992, anno della fondazione della Federazione Italiana Hit Ball, lo sport viene presentato in numerose scuole del torinese e iniziano i campionati. Oggi l’hit ball è praticato soprattutto nella provincia di Torino, ma si sta diffondendo a macchia d’olio in tutto il nord Italia grazie alla sua inclusività: lo sport è adatto proprio a tutti e non richiede standard fisici o tecnici troppo elevati. Dal 2019 la FIHB è stata inglobata nell’Unione Italiana Sport per Tutti (UISP), che si occupa di organizzarne le competizioni e contribuire alla crescita della disciplina con il suo respiro nazionale.
I risultati dell’Hit Ball Chivasso
L’Hit Ball Chivasso inizia la sua avventura nei campionati nazionali nello stesso 2016, con i suoi 15 iscritti. Al via della serie C1 si presentano M. Hackers e Dracarys, che chiudono la stagione a braccetto in testa alla classifica. La B2 2017/2018 vede le due squadre sfiorare i playoff promozione. Nel 2019 i M. Hackers, al termine di un anno da incorniciare, non riescono a vincere in finale, mancando così il passaggio in B1. La crescita impressionante dell’organico dell’Hit Ball Chivasso porta ai blocchi di partenza della stagione 2019/2020 ben quattro squadre nelle diverse categorie: Biautabras Rivarolo e BUSIness Krakens in C1, Neo Hackers e Dracarys in B2. L’obiettivo comune è migliorarsi sempre e cercare di arrivare più in alto possibile, consentendo di crescere ancora a un movimento che diffonde i valori più belli dello sport.
L’Hit Ball Chivasso si allena martedì, mercoledì e giovedì dalle 20.00 alle 22.00 nella palestra della Scuola Media “Demetrio Cosola” di Castelrosso. Coloro che volessero provare a lasciarsi appassionare da questo sport possono presentarsi gratuitamente per il loro primo allenamento. Una comunicazione anticipata può migliorare questa esperienza, perché permette agli allenatori di preparare una sessione su misura per i nuovi arrivati. L’Hit Ball Chivasso è sempre felice di accogliere forze fresche all’interno di quello che è un grande gruppo di amici, dentro e fuori dal campo.
L’importanza dell’infrastruttura
Oggi l’hit ball viene praticato principalmente nelle palestre delle scuole. Sono solo 3 le palestre degli istituti scolastici in Piemonte omologate dalla Federazione a disposizione per disputare le gare ufficiali. Per un movimento in continua crescita la coperta è sempre più corta e anche l’hit ball, come ogni altro sport, ha bisogno di un’infrastruttura appositamente dedicata. La creazione di un campo omologato nel chivassese permetterebbe alla città di avere un ruolo centrale nella diffusione di questo sport, attraendo le diverse realtà territoriali. La disciplina ha solo bisogno di uno spazio chiuso, con superfici lisce dove il pallone può rimbalzare senza impedimenti. Caratteristiche semplici per un’infrastruttura che può fare un’enorme differenza per uno sport che ormai ha i numeri e l’apparato organizzativo giusti per spiccare il volo una volta per tutte.
Marco Broggini