Abitiamo nella stessa città, in quartieri vicini, eppure da qualche tempo siamo così lontani.

Andava tutto bene, ci vedevamo regolarmente, in base agli impegni di ognuno. Non avevamo ancora fatto il passo di andare a vivere insieme, ma sappiamo che sarebbe successo a breve, il tempo di organizzarci, di fare le nostre scelte, di trovare il nostro nido…

Ma ad un certo punto a lei cominciano ad arrivare dei sintomi…tosse, mal di gola stanchezza, forse un po’ di febbre. Subito non me ne parla nemmeno, forse non voleva sentirsi ancora più debole, forse voleva solo esorcizzare questo maledetto tempo in cui viviamo.

Però intuisco che c’è qualcosa che non va, lei non si sente sicura e mi chiede di non vederci per la nostra serata cinema settimanale, mi chiede di rispettare il contenimento che ci stanno imponendo dall’alto…non sente ragioni rispetto a tutte le obiezioni che le faccio…”abiti tra casa mia e il supermercato, posso portarti la spesa!” quella più banale.

Ma niente, solo la notizia…due giorni dopo mi chiama: con voce affannata mi dice che è stata in ospedale, i colpi di tosse interrompono continuamente le sue parole che man mano diventano sempre più tremanti, e percepisco la sua paura.

“Non riuscivo quasi a respirare, questa tosse mi sfianca, sono andata in ospedale – mi dice – la radiografia al torace lascia pochi dubbi…” E non lo nomina nemmeno…per vincere lo spavento usa solo l’ironia “mi sento una regina, ho la corona!”

amanti a distanza

L’isolamento

E così è cominciato un capitolo tutto nuovo della nostra relazione…l’isolamento è reale, totale: si fa portare le medicine e la spesa solo dal fratello, volontario in Croce Rossa, sempre con guanti e mascherina, senza nemmeno poterlo ringraziare, nè abbracciare.

Così sono settimane che ci vediamo solo grazie alla tecnologia, ci chiamiamo, ci scriviamo, proviamo a scherzare…ma la tosse è forte e dolorosa…ma se prende le medicine ogni quattro ore, come se avesse la febbre, va meglio…dopo aver dormito, quando la regola delle quattro ore non è applicabile è davvero affaticata: “mi mette letteralmente in ginocchio”, le sue parole.

Chissà quando ci rivedremo. Mi manca, glielo dico di continuo. Vorrei sentirla sempre, anche se sono a letto continuo a scriverle, non voglio addormentarmi, ho paura…ho paura di addormentarmi e al mio risveglio di non poterla sentire più.

così vicini così distanti

(n.d.r., l’autore ha richiesto di rimanere anonimo)