Prefazione

I personaggi di questo racconto sono più reali di quanto si creda. Esiste la baracca col pavimento di metallo ed esiste l’eremita. Esistono i problemi economici mondiali e le teorie di Einstein.

Nel momento in cui ho scritto questo racconto, il 17 Marzo 2020, ero al venticinquesimo giorno di confino volontario. Il 21 Febbraio ero nel mio garage-laboratorio con la solita combriccola di amici che mi veniva a trovare. Casualmente c’era la radio accesa e così venimmo a sapere cosa stava accadendo. Riposi i miei attrezzi, feci uscire gli amici e dissi loro che per un bel po’ non ci saremmo rivisti. Si misero a ridere e mi presero in giro. Oggi, 17 Marzo, ci sentiamo quasi tutti i giorni ma non mi prendono più in giro. Come sentii la notizia feci un rapido calcolo: Se a quel signore di 38 anni era stato appena diagnosticato il coronavirus, significava che era stato contagiato circa due settimane prima, il 3 di Febbraio. Il mio garage è sulla strada principale di Bogliasco e a Bogliasco il 50% delle abitazioni sono seconde case e la maggior parte dei proprietari proviene dalla Lombardia. Tra il 3 di Febbraio e il 17 , quante di queste persone erano venute a godersi qualche bella giornata al mare? Quante ne avevo incontrate? Quante si erano fermate davanti al mio garage per chiacchierare o per guardare i miei lavori? Dietro a casa mia abita una simpatica vecchietta che viene da Orzinuovi, in provincia di Brescia. Spero che stia bene.

Qualcuno mi disse che avevo paura. Beh…se si arriva a 73 anni e si ha paura di morire è un bel guaio perché vorrebbe dire che non si é riusciti ad ottenere i risultati che si desideravano e il tempo scarseggia. La mia paura, reale,profonda,devastante era che con una mia leggerezza potessi distruggere i miei risultati: La mia famiglia,mia moglie,le mie figlie,le mie nipoti e tutti quelli che mi hanno aiutato ad ottenere questi risultati. Sfortunato chi muore giovane senza aver lottato.

Le cose sono andate come sono andate anche se ebbi il buon gusto di suggerire al vento e al mare di fermare l’aria e le onde per 21 giorni. Ora non sarei qui a scrivere queste cose.

Il virus non ha preso l’Orient Express per venire da noi quindi bisognerebbe porsi qualche domanda.

Tutti i virus provengono dalle zone più povere del sud-est asiatico. Perché non si cerca di risolvere questo problema? Le multinazionali del farmaco piangerebbero ma io dico:meglio loro che noi.

Perché questo virus è così vile da prendersela con i più deboli? Non lo so ma quei deboli sono quelli che costano di più e rendono di meno.

Eppoi tante voci, silenzi, accuse,menzogne.

Mi disgustava entrare nel merito di quelle questioni e decisi di raggrupparle in un racconto più lieve ma non troppo.Se lo leggerete con attenzione troverete la risposta a molte delle domande che oggi si pongono tutti coloro che seguono il feretro di un loro caro.

La visita

Nessuno sapeva dare la giusta età a Giacomo e il nome fu quello che gli affibbiarono. Non si sapeva da dove era arrivato e il perché. Era apparso all’improvviso qualche anno prima e si era sistemato in una baracca in cima ai monti. All’inizio le persone che capitavano da quelle parti lo guardavano con sospetto e minacciavano i bambini di andarlo a chiamare se non si fossero comportati bene ma poco alla volta si abituarono a lui. Negli anni cominciarono ad avvicinarsi finché divenne una tappa consueta per quelli che amavano camminare in mezzo ai boschi. In tanti anni non pronunciò nemmeno una parola ma in compenso si faceva capire grazie all’espressione. Sorrideva, quello sì, ma niente di più. Quando arrivò la baracca era in pezzi. Con qualche attrezzo di fortuna riuscì a rimetterla in piedi ma la cosa straordinaria fu come realizzò il pavimento. A metà della salita c’era un deposito di materiali ferrosi. Quando si accorse che erano stati accatastati dei grossi bidoni metallici ormai inservibili, cominciò, di notte, ad andare a prenderseli e di giorno, con una grossa cesoia, creava dei pannelli piuttosto grandi che in seguito fissò al pavimento e legò l’uno all’altro. Certamente era una soluzione rumorosa ma lui era quasi sempre fuori e le poche volte che era dentro si proteggeva dall’umidità del terreno. Al centro aveva lasciato un grosso spazio quadrato dove bruciava legna quando faceva freddo. Il suo letto era una sdraio e dentro alcune cassette di legno che avevano ospitato delle patate, c’era tutto quello che gli serviva per cucinare. Vicino alla casa si era fatto un orto, che recintò con una vecchia griglia che aveva recuperato dal suo solito fornitore di materiali usati. Gli animali del bosco furono più coraggiosi delle persone. Giacomo amava rimanere seduto fuori, su di un tronco appoggiato alla parete della baracca, ben oltre il crepuscolo.

I primi che si avvicinarono furono i caprioli, poi i ricci e i cinghiali. Cominciò a lasciare qualche mucchietto di insalata o ghiande o radici sempre più vicino e alla fine venivano anche per farsi  accarezzare.

E venne l’ora delle visite. La notizia del suo arrivo si era già sparsa da qualche anno quando cominciò a circolare la voce che fosse un guaritore. Certo….una persona che viveva, mangiava e si comportava in quella maniera senza avere delle conseguenze nocive…doveva avere delle doti soprannaturali. Poco alla volta cominciarono ad arrivare: si sedevano accanto a lui…cominciavano a parlare e alla fine se ne andavano sollevati. Qualcuno riuscì persino a guarire da qualche malanno ma sicuramente  non per merito di Giacomo. Mentre parlavano faceva sempre segno di sì scuotendo il capo e sporadicamente si voltava a guardarli e quando se ne andavano li salutava con un gesto della mano.

Una vera e propria confessione laica che però sfruttava l’autoconvincimento delle persone a stare meglio.

Il risultato fu che Giacomo e i suoi animaletti cominciarono a mangiare anche formaggi, latte, frutta e dolci.

Da alcuni giorni stava nevicando. Giacomo se ne stava vicino al fuoco sulla sua sdraio, avvolto in una coperta dono di una signora guarita dall’ansia. Dentro alla baracca aveva da mangiare per un mese e aveva legna sufficiente per bruciare. Ogni tanto si alzava e gettava qualche pugno di ghiande o di verdure fuori dalla porta.

Quando la nevicata terminò, il sole pensò bene di illuminare lo splendido spettacolo degli abeti imbiancati, dei monti, delle case.

Giacomo si era seduto sul suo solito tronco e guardava tutt’intorno con gli occhi socchiusi quando fu attratto da qualcosa di bianco che si stava avvicinando alla baracca. Li sbatté più volte poi si rese conto che si trattava di una persona ma la cosa straordinaria fu che era vestita completamente di bianco: Scarpe e cappello compresi.

Si alzò in piedi e lasciò che si avvicinasse.

-”Buongiorno maestro.”
-”Buongiorno a lei.”
-”Posso sedermi?”
-”Certo. Le faccio spazio.”
Giacomo gli cedette il posto e si sedette su di un ceppo davanti a lui.
-”Come stai?”
-”Non mi lamento.”
-”Sai chi sono?”
-”Temo di sì.”
Lo sconosciuto si mise a ridere.
-”Via. Non devi aver paura di me. Non ce n’è alcun motivo.”
-”Non ho paura per me.”
-”Sei sempre lo stesso. Pensi agli altri prima che a te.”
-”Mi pare una buona cosa.”
-”Delle volte bisogna lasciare che le cose vadano per il proprio conto.”
-”Se lo dice Lei le credo.”
-”Sai perché sono qui?”
-”Pensavo di saperlo ma le sue parole mi mettono un dubbio.”
-”Bravo. E’ proprio così. Potrà sembrarti strano ma sono qui per un parere.”
-”Io? Un parere a Lei?”
-”Già. Delle volte capita anche a Noi di aver bisogno di un parere.”
-”Le credo se me lo dice.”
-”Ecco qua. Ti sei rintanato quassù perché eri disgustato del modo di vivere di quest’epoca. Non hai più proferito parola perché ti sei reso conto di quanto male possano fare. Sei il consulente ideale. Per la verità ne avremmo anche un altro: Un ebreo esperto di gravitazione universale che ha detto che ogni tanto occorre una bella guerra con morti e distruzioni che permetta di rinnovare e migliorare il popolo umano. Senza dubbio ha ragione ma mi chiedevo se fosse l’unica soluzione;se non fosse possibile educare in qualche altra maniera la gente.
In effetti c’è necessità di rinnovamento: la popolazione ha raggiunto una bella densità e i nostri rappresentanti sulla terra non ne vogliono sapere di limitare le nascite: anzi, le auspicano. Tante persone creano un problema economico. Finanziario. Ormai sono di moda gli investimenti, le scommesse sullo sviluppo di una certa azienda. Si stanno creando delle enormi bolle che potrebbero scoppiare da un momento all’altro confermando le tesi di quel signore ebreo. Se tutti gli investitori cominciassero a chiedere indietro il loro denaro…beh…sarebbe un guaio. La terra potrebbe persino diventare un pianeta dove faranno scalo solo le astronavi di altri mondi. Ci vorrebbe una bacchetta magica e far ritornare tutti all’età della pietra ma questo è contro i nostri principi. Cosa ne dice.?”
-”Ha ragione. E’ un bel guazzabuglio…però non sono d’accordo con quel signore ebreo.”
-”Perché?”
-”Mah…è semplice. Se uno perde una guerra vorrà vendicarsi prima o poi e si creerebbe una spirale senza fine. La violenza ha buona memoria. L’idea della bacchetta magica non mi dispiace ma Voi da quell’orecchio non ci sentite. Riduzione delle nascite? Mi viene da ridere. Secondo me, e lo dico solo a livello teorico perché non mi piace per niente, ci vorrebbe un killer sconosciuto che elimini una bella fetta di popolazione. Magari le fasce più inutili, superflue. Si farebbe in maniera che l’economia crolli, tanto si darebbe la colpa al killer misterioso. Sarebbe crudele ma lo cosa finirebbe lì e si creerebbe un bel trampolino per il futuro. Ovviamente mi vergognerei al solo pensarci. E’ un discorso puramente teorico visto che lei me lo ha chiesto.”
-”Certo. Si fa per parlare. Lo sai che non ci avevamo pensato? Il nostro capo ci ha detto di andare in giro per veder di trovare una soluzione. “
-”Sarebbe un crimine se accadesse una cosa del genere.”
-”Concordo pienamente. Hai qualche impegno per il futuro?”
-”No. Per me il tempo non esiste più.”-”Ti piacerebbe venire con me? E’ bello il posto dove vivo e puoi venirci anche tu …se vuoi.”
-”Non mi dispiacerebbe.”
-”Allora andiamo.”

Giacomo ed il signore vestito di bianco si incamminarono sul prato coperto di neve ma ad ogni passo le loro orme diventarono più leggere e sparirono in una nuvola.

Flavio