ex “pendolare” da Savona
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E’ mattino, una splendida giornata di sole anche oggi, il cielo è sereno ed fa quasi caldo, c’è un venticello leggero che sa proprio di primavera. Spalanco la finestra e vedo la strada deserta, il balcone di fronte con il cartellone che ogni volta leggo con quel filo di speranza che ancora ho, nonostante tutto.
Sembra così tutto tranquillo intorno a me, ogni tanto solo qualche passante nella via che cammina trascinando con sé il carrellino della spesa, qualche rumore di un auto lontana ma anche la sirena di un ambulanza che corre veloce , già…perché là fuori si nasconde quel terribile mostro invisibile, si nasconde in modo subdolo dentro le persone, quel mostro che ha spazzato via i nostri sogni, i nostri progetti, che è capace in poco tempo di toglierti il respiro.
Sono nata in una cittadina della Liguria vicino al mare ma amo la montagna da sempre e il destino mi ha fatto incontrare quello che è poi diventato mio marito da un paio d’anni, un biellese, per cui mi sento anche un po’ piemontese e da più di otto anni.
La nostra vita ora è cambiata, è stata stravolta da quel invisibile mostro, certo è per tutti noi così ma per me lo è di più. Sino a due settimane fà ero una pendolare che, per amore, dal venerdì al lunedì prendevo il treno, e dopo tre ore e mezzo di viaggio arrivavo a Biella da lui, ma ora, ora tutto è diverso. Ho mia madre novantaduenne a cui pensare qui in città ed essendo l’unica figlia mi devo prendere cura di lei, lei che è quasi totalmente invalida seppur ancora arzilla.
Tutto è fatica, tutto è pesante per me adesso più che mai perché quel mostro invisibile ha bloccato ogni cosa ogni sogno ogni viaggio, tutto, tutto quanto. E’ dura la mattina alzarsi nonostante quel bel sole primaverile che attraverso le persiane mi esorta a scendere dal letto e iniziare la giornata, una giornata fatta di lavori domestici, di doveri verso il genitore anziano, di quella mezzora in cui scendi per fare la spesa coperta come un alieno da film di fantascienza, di programmi televisivi, di qualche ora passata sul pc, di lacrime e pochi sorrisi strappati dalla telefonata dell’amica che ti chiede ogni giorno come và come stai.
E’ dura non poter stare con tuo marito per poter sorreggerci a vicenda in questo momento così difficile per tutti noi, è dura cercare di salvaguardarti la salute e quella di tua madre mantenendo autocontrollo e rigore seguendo le norme igieniche nei suoi confronti, è dura aiutarti ogni giorno dentro l’anima quando invece vorresti urlare e gridare al mondo intero la tua rabbia e la tua sofferenza, è dura è dura ma, come mi ha insegnato la mia amata montagna, ogni volta che devi salire in cima devi sudare, devi fare appello a tutta la tua forza per poter vedere finalmente il panorama dalla vetta anche se hai le gambe che non ti reggono più.
Seguo così il sentiero della speranza, è lungo e faticoso con salite ardue e piene di ostacoli, non si vede mai la cima anche se ti sembra sempre così vicina da raggiungere, ma alla fine eccola, e lì tiri il fiato, asciughi il sudore e ti riposi, ti riprendi..
Forza a tutti noi, forza alla vita!