di Diego Alfeo e Francesco Vaj

Aree verdi e corsi d’acqua, pulizia controllata o a macchia di leopardo?

Mi capita spesso di fare quattro passi nelle aree verdi sparse in città ed ultimamente ho notato in uno delle due più grandi aree verdi di Chivasso, quella del Bricèl, è stata fatta una gran pulizia delle sterpaglie ma, ahimè, a discapito di una delle rogge che scorre in quella zona nella quale è caduta molta dell’erba tagliata senza che sia in qualche modo stata raccolta rimanendo  lungo la sua riva.

Come se non bastasse in questo periodo autunnale le piante presenti lungo il percorso stanno perdendo il loro fogliame coprendo in toto il sentiero che costeggia la riva sinistra del Po in modo da farlo appena intravedere: oltre al parco del Mauriziano, dove si svolge annualmente l’esposizione dei mezzi agricoli durante la fiera annuale dedicata al nostro patrono a mio avviso è tra le più belle aree verdi che abbiamo qui a Chivasso. Posso comprendere che ci siano tantissime priorità presso Palazzo Santa Chiara ma penso che una manutenzione costante, con un’opportuna calendarizzazione degli interventi, la si debba assolutamente fare, magari anche pensando di ripulire i tratti dei corsi d’acqua che scorrono in città scongiurando eventuali inondazioni durante il periodo di piogge abbondanti.

L’anniversario dell’alluvione del 1994 ricorre proprio in questi giorni e sulle rive dei nostri torrenti iniziano ad accumularsi detriti di ogni tipo. Siamo ancora in tempo per poter intervenire prima che la situazione diventi nuovamente ingestibile ed evitiamo di correre ai ripari quando ormai sarà troppo tardi.

Chivasso, il parco del Bricel

I nostri fiumi, sofferenza continua

Parlando con gli anziani del paese, fino agli anni ‘70 del secolo scorso, ricordano che nel periodo estivo avevano la cura di pulire gli argini dei vari torrenti e fiumi nelle immediate vicinanze del nostro comune, con il vantaggio che, recuperando il legname trovato, avevano la possibilità di scaldarsi in inverno.

Nel frattempo, il progressivo abbandono delle campagne conseguente all’industrializzazione del territorio e, successivamente, una dialettica pseudo ambientalista hanno portato, purtroppo, all’incuria più totale delle sponde.

Soprattutto la colpevolizzazione di ogni tipo di intervento manutentivo è da ritenere corresponsabile dei disastri procurati dalle alluvioni degli ultimi decenni. Sarà pur vero che il dragare i fiumi comporta una menomazione dell’ecosistema fluviale, e anzi, anche l’eccesso di dragaggio danneggia l’alveo e fa correre rischi anche ai ponti, che senza la protezione dei sedimenti, rischiano di avere le pile scoperte. Ma la pulizia e la manutenzione ordinaria sono state semplicemente dimenticate. E così la manutenzione straordinaria: dopo una piena va rimosso il sedimento, ma solo quello in eccesso, giacché l’acqua correndo a valle in gran quantità porta via terreno, tronchi, sabbia e sassi.

il ponte sul Po di Chivasso, crollato per l’alluvione del 1994

I costi indotti

Lo stesso ponte sul Po di Chivasso, un maestoso ponte in muratura costruito nel 1870, è sopravvissuto per più di un secolo anche grazie alla manutenzione costante delle sponde. Per poi crollare in una manciata di ore a causa dei tronchi e dei detriti che si sono accumulati sulle pile e sotto le sue arcate, ostruendo il naturale flusso dell’acqua e menomando di fatto la sezione libera.

Ebbene, in questo periodo con le recenti precipitazioni mi è capitato di notare diversi detriti di varia natura scorrere lungo il letto del nostro fiume più importante. Quindi domandona: tutti questi detriti verranno recuperati in qualche modo? Se si quando e da parte di chi? Le tecnologie per risparmiare fatiche fisiche ne abbiamo quindi cosa aspettiamo per evitare l’ennesima alluvione?

Sia la ricostruzione seguente ai disastri naturali, sia la doverosa prevenzione inducono costi importanti ai bilanci pubblici. Ma quando l’uomo fa la sua parte, il fiume fa la sua.

Non dimentichiamoci dei corsi d’acqua, non stupiamoci dei disastri. Ma costantemente, accoratamente e con buon senso, adoperiamoci per fare tutti il nostro pezzo, privati cittadini ed enti pubblici, collaborando e sostenendoci l’un l’altro.


Diego Alfeo (D.M.F.)

Francesco Vaj